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Mino Delle Site, “Il Pilota ALILUCE”, 1932, olio su tavola, cm. 47x43. - Archivio Mino Delle Site - Roma. Courtesy Chiara Letizia Delle Site |
Quest’anno ricorre il centenario del Futurismo,
fondato, com’è noto, da Filippo
Tommaso Marinetti col famoso Manifesto pubblicato sul quotidiano parigino “Le
Figaro” il 20 febbraio 1909, ma anche, come
si è scoperto recentemente, su alcuni periodici
italiani, in anticipo anzi, di qualche
giorno o settimana, rispetto a quella data.
In tutto il mondo si celebra questo anniversario
con mostre, convegni, libri, manifestazioni
di vario genere perché il movimento
marinettiano ha avuto una diffusione planetaria
che lo distingue da tutti gli altri movimenti
d’avanguardia venuti dopo. Esso
infatti, come ha dimostrato la memorabile
rassegna veneziana del 1986, “Futurismo e
Futurismi”, dall’Italia si estese ben presto
in altri Paesi europei (Francia, Gran Bretagna,
Germania, Belgio, Russia, Cecoslovacchia,
Polonia, Ungheria, Svezia) e anche negli
Stati Uniti, in Argentina, in Messico, in
Giappone. Non a caso ha incominciato le
celebrazioni proprio la Francia con la grande
mostra “Le Futurisme à Paris. Une
avantgarde explosive”, svoltasi al Centre
Pompidou da ottobre 2008 al 26 gennaio di
quest’anno, che dal 20 febbraio è ospitata
presso le Scuderie del Quirinale a Roma e
dal 12 giugno sarà trasferita alla Tate Modern
Gallery di Londra.
Un’altra peculiarità del Futurismo è la sua
dimensione totalizzante, in quanto esso non è stato un movimento limitato alla letteratura
e alle altre arti tradizionali (la pittura,
la scultura, la musica, l’architettura, il teatro),
delle quali ha rivoluzionato i canoni
espressivi con effetti dirompenti che durano
tuttora, ma ha investito anche le arti o i media nati nel secolo ventesimo (la fotografia,
il cinema, la radio), altre forme artistiche o
artigianali (la danza, la scenografia, la moda,
la grafica, la pubblicità, l’arredamento,
la ceramica, la comunicazione postale) e ancora
la politica, il costume, la morale, la vita
quotidiana. Come si sa, esistono manifesti
futuristi dedicati persino alla cucina!
L’obiettivo principale dei seguaci di Marinetti
era infatti “ricostruire” a propria immagine
l’universo secondo nuovi principi
ispirati alla civiltà moderna e alle sue caratteristiche
principali quali la velocità, la macchina, l’industria, le nuove scoperte
scientifiche e tecnologiche.
Il Futurismo si diffuse rapidamente anche
in molti centri della penisola. Un ruolo di
primo piano in questa direzione fu svolto
dallo stesso Marinetti con un’instancabile
attività promozionale a favore del movimento
da lui fondato. Molto spesso, ad
esempio, egli si recava di persona in varie
città italiane ed europee per inaugurare mostre,
per tenere conferenze, per partecipare
alle burrascose “serate”, per rappresentazioni
teatrali. Più d’una volta, per diffondere
le proprie idee e fare altri proseliti, egli si è recato anche in una regione periferica come
la Puglia, la quale in effetti, come è stato
ampiamente dimostrato, non è rimasta per
niente estranea all’ “avventura” futurista,
come si credeva fino a qualche anno fa, ma
anzi ha offerto un significativo contributo
sia da un punto di vista qualitativo che
quantitativo (e, a questo proposito, ci sia
permesso di rimandare al nostro vol. L’avventura futurista. Pugliesi all’avanguardia(1909-1943), Fasano, Schena, 2002).
A Bari, il 26 settembre 1922, al Teatro Piccinni,
diede vita ad una “serata” insieme a uno dei più estrosi poeti futuristi, il napoletano Francesco Cangiullo, e al musicista e
scrittore pugliese Franco Casavola. Questa
manifestazione venne organizzata dai membri
dell’Associazione universitaria “G. De
Palma”, con i quali collaborava un altro
grande ammiratore di Marinetti, il poeta
armeno residente a Bari, Hrand Nazariantz.
Le cronache dell’epoca riferiscono
del consueto avvenimento tumultuoso, con
fischi del pubblico e l’immancabile lancio di
ortaggi ancor prima dell’inizio. Marinetti
riuscì comunque a tenere un discorso, durante
il quale parlò disinvoltamente dei
poeti “passatisti” Dante, Petrarca e Carducci
e a declamare un brano del suo romanzo L’alcova d’acciaio.
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Mino Delle Site, “Marinetti declama”, serigrafia, cm. 70x50, anni Ottanta. - Archivio Mino Delle Site - Roma. Courtesy Chiara Letizia Delle Site |
Ben diverse furono le accoglienze quando,
quattordici anni dopo, il 16 luglio del 1936,
ormai con la feluca di Accademico d’Italia,
ritornò nel capoluogo pugliese per inaugurare
la Terza Mostra interprovinciale di Belle
Arti. Nemmeno stavolta però mancarono le
contestazioni dei tradizionalisti locali, i quali
scatenarono un’animata discussione con Marinetti
nella sala in cui erano stati esposti due
dipinti e una scultura in gesso di un artista
futurista barese, Oronzo Abbatecola, che era
stato da lui presentato due anni prima nella
sua mostra personale alla galleria “Bragaglia
fuori commercio” di Roma.
A Taranto il fondatore del movimento si recò
invece il 4 giugno del 1938, invitato dal
G.U.F. locale per tenere una conferenza nel
Teatro Littorio, alla Casa del Fascio, sul tema “Dalle Odi navali di D’Annunzio agli aeropoeti
e aeropittori futuristi”. Qui Marinetti,
dopo aver ricordato la costituzione del fascio
futurista politico tarantino del 1919 e
aver esaltato la città ospite, da lui definita «tipicamente
militare che ha una preminente
funzione mediterranea», si intrattenne sulle Odi navali di D’Annunzio, che celebrano la
passione dell’Italia e degli italiani per il mare,
vedendo in esse quasi un’anticipazione della
politica nazionalistica ed espansionistica del
fascismo. Alla fine accennò agli aeropittori e
agli aeropoeti, i quali erano ispirati dalle nuove
bellezze meccaniche, declamando, per restare
in tema, il poema dell’apparecchio Castaldi -
Fiat, su cui il pilota Francesco Agello
aveva conquistato il primato della velocità.
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Mino Delle Site,“Aeropoesia”, 1933, tecnica mista su cartone, cm. 38x58 (part.). Archivio Mino Delle Site, Roma. |
Le tappe baresi e tarantina sono comunque
le sole effettuate da Marinetti in Puglia. A
Lecce invece, dove pure più evidenti sono
state le tracce lasciate dal suo movimento,
egli non ha mai messo piede, nonostante le
ripetute promesse.
Ma la storia degli incontri
mancati tra il fondatore del Futurismo e il
capoluogo salentino è tutta da raccontare.
Già nel 1910, un anno dopo la pubblicazione
del primo Manifesto, la locale Associazione della Stampa aveva invitato Marinetti a Lecce per una conferenza.
Quest’invito, riportato
su vari giornali, non
costituiva un fatto isolato,
ma era il segno di
un diffuso interesse in
città per il Futurismo, che
era ampiamente conosciuto
e discusso sulla stampa salentina.
D’altronde, un giovane collaboratore
del settimanale leccese “Il Risorgimento”,
Mimì (Domenico) Frassaniti, di
Squinzano, tra il 1909 e il 1910, recensiva regolarmente
le novità librarie del movimento,
al quale aveva aderito con entusiasmo lo
stesso anno di fondazione, e sempre nel 1910
aveva composto uno Studio critico su di esso,
rimasto inedito, che è addirittura il primo in
assoluto in campo nazionale. Frassaniti inoltre
era in rapporto epistolare con lo stesso
Marinetti, il quale non lesinava informazioni
e chiarimenti utili al suo lavoro e gli spediva
in continuazione libri, manifesti e volantini.
Inoltre, un foglio umoristico leccese, denominato“Arco di Prato”, apparso il 15 maggio
1910, si era definito scherzosamente “organo
dei futuristi leccesi”, ospitando alcune poesiole
come Introduzione futurista, a firma di “Somarinetti” [sic!] e altre, che prendevano
bonariamente in giro gli aderenti al movimento.
Ma, nonostante le assicurazioni da
lui date, del fondatore del Futurismo a Lecce,
in questa occasione, non si vide neppure
l’ombra.
Ancora più clamoroso il mancato appuntamento
dell’autunno del 1932. Stavolta i leccesi
avevano fatto le cose davvero in grande.
Il gruppo futurista locale, il “Futurblocco
leccese”, guidato dal diciottenne Vittorio
Bodini con l’appoggio del pittore coetaneo
Mino Delle Site, dell’“attivista” toscano
Elèmo d’Avila e del giornalista Ernesto Alvino,
direttore del settimanale “Vecchio e
Nuovo”, aveva organizzato per quel periodo
addirittura una “settimana futurista”.
Questa settimana doveva comprendere varie
manifestazioni, fra le quali: una mostra
di aeropittura, con la partecipazione di diversi
artisti, tra i quali i pugliesi Delle Site e
Abbatecola; un “circuito lirico”, cioè una
gara di poesia, in onore di Umberto Boccioni;
una vendita di libri futuristi; un lancio
di manifesti; un raduno dei capogruppi
romani e dell’Italia meridionale. Al centro
di tutto ci doveva essere la presenza di Marinetti,
il quale avrebbe dovuto tenere un
importante discorso sulle “ultime conquiste
liriche e plastiche del Futurismo”.
Questa settimana doveva coronare, in un
certo senso, l’attività del “Futurblocco leccese”,
che da qualche mese faceva sentire la
sua voce su “Vecchio e Nuovo”. E proprio
su questo periodico, l’8 maggio 1932, venne
pubblicato l’invito ufficiale rivolto a Marinetti
sotto forma di “lettera aperta”, Leccefuturista vuole Marinetti, firmata, tra gli altri,
oltre che da d’Avila, Bodini e Alvino,
anche da due artisti aperti alle novità, anche
se non futuristi, quali il pittore Geremia
Re e lo scultore Antonio D’Andrea. In questa
lettera la presenza del fondatore del movimento
era invocata anche per “svegliare”
la città “borghese e semiaddormentata”.
«Se Lecce non è ammuffita – scrivevano a
un certo punto i firmatari tutto in maiuscolo – ci comprenderà. Noi abbiamo fede nei
leccesi, e con noi si sveglieranno dal loro letargo
provinciale». E poi continuando conun crescendo inarrestabile:
Il nostro entusiasmo verso te non scemerà mai.
Lecce t’attende e noi ti vogliamo qui.
Giovani, giovani, giovani costituiscono coi loro spiriti e coi loro lirismi montagne di salve.
Gli orizzonti anch’essi frenetici s’inchinano e il sole commosso dardeggia a sghimbescio la terra, alcova di delirio meccanico.
In LECCE, domani, da poeta di sogni dinamici e di prime realtà extraterrestri, verrai a
dirci della conquista dell’infinito sostituito da un nuovo vocabolo più grande o più lirico.
MARINETTI: TI ATTENDIAMO ANSIOSAMENTE. A PRESTO.
Il giovane Bodini recensì, tra l’altro, su “Vecchio e Nuovo”, una “trisintesi radiofonica” di
Marinetti, Violetta e gli aeroplani, e compose un’infiammata parolibera dedicata proprio alla
figura magico-liberatrice del fondatore, apparsa sempre sul giornale di Alvino il 17 aprile
1932, che termina con l’auspicio di sempre nuove conquiste:
Torrente instancabile di fede Futurista
che Incalzi incendiando ariacquamareterra
al tuo liquido soffio-fuoco crepitanti
d’ammirazione fino ad esasperare se stesse
di passionalità buontempona
Torrente che Incavi nell’universo il tuo letto
spasimante-scricchiolante-desideroso
cullarti di ninnenanne
patetico
nostalgico
sentimentali
Fulmina di velocità-lampo
le Armate della MetaSempreNuova
rifuggendo gli antri fiabescoflautati
della Bimillenarietà
profumati di violette+roselline
puteolenti di polvere+tarli
volgendoti indietro sol
per sghignazzare
burlone tremendo
simultaneo Avaaanza
direzione-conquista-quote incredibiliperboliche
(umanità-pecorume)
Corrrri indistinto-NO-invisibile
proietto ottimisticamento rabbioso di Forza+Velocità
Aumenta distanze-abissi all’infiniiito
affinché il NOSTRO SPIRITO
si disperi
si tormenti
si sferzi a sangue
(per raggiungerti nel tuo)
SEMPREAVAAANTI
Delle Site, da parte sua, sempre nel ‘32, eseguì
un ritratto di Marinetti a carboncino,
dal quale negli anni Ottanta ricavò una serigrafia,
raffigurato mentre “declama” e “irradia
dinamismo e nuove idee”.
Il fondatore del Futurismo aderì prontamente
all’invito con la seguente lettera, datata
12 maggio 1932, apparsa sempre su “Vecchio e Nuovo”: «Carissimi Alvino e
Bodini grazie per l’invito gentile. A Lecce in
ottobre, con entusiasmo! Auguri di sempre
più intenso e veloce Futurismo. Con affetto,
Vostro F.T. Marinetti». Il 4 luglio di
quell’anno inviò una nuova lettera a Bodini,
pubblicata su “Vecchio e Nuovo” e su“La Voce del Salento”, nella quale, dopo
essersi complimentato con lui e con Alvino
per la loro attività, gli confermava la sua
prossima venuta a Lecce: «Pregusto il piacere
di vedere te e i futuristi pugliesi in autunno».
La notizia della “settimana futurista” leccese,
che aveva avuto numerose adesioni da
ogni parte d’Italia, venne data anche, il 9
ottobre del ‘32, sull’organo ufficiale del movimento,
il settimanale romano “Futurismo”,
ma proprio quando sembrava che
tutto dovesse svolgersi regolarmente, Marinetti
fu costretto a cambiare programma,
dovendo partire improvvisamente per il
Marocco francese e rinunziando così, per la
seconda volta, a venire a Lecce.
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Mino Delle Site,“Sviluppo”, anni Cinquanta, olio su tela, cm. 60x120. Archivio Mino Delle Site, Roma. - Archivio Mino Delle Site - Roma. Courtesy Chiara Letizia Delle Site |
Qualche mese dopo, nel febbraio del ‘33, si
svolse al Circolo Cittadino di Lecce, la personale
di aeropittura di Delle Site, presentato
da Bodini, e stavolta il capo del Futurismo,
quasi a scusarsi della mancata visita,
inviò questo telegramma che venne pubblicato
su “Futurismo” il 26 di quello stesso
mese: «A Vittorio Bodini e a Domenico
Delle Site, a tutti i futuristi leccesi e alla
mostra di plastica futurista Delle Site i miei
fervidi rallegramenti e i miei affettuosi auguri
di battaglia ad oltranza contro ogni
passatismo.
F.T. Marinetti». |