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Molti osservatori hanno sostenuto che «questa
volta non si è verificato un ‘29». Altri
hanno paragonato la crisi attuale a quella
che proprio nel ‘29 innescò la Grande Depressione.
Per altri ancora il paragone non
regge. Dicono, questi ultimi: – Un’intera generazione è cresciuta con tre incubi: la terza
guerra mondiale, le bombe nucleari e il ‘29.
Ma quella attuale è una crisi ancora più
grande, anche se gli effetti sono meno dirompenti,
per i cittadini americani e del mondo,
rispetto a ottant’anni fa –. Insomma, Charlie
Chaplin oggi non avrebbe alcuno stimolo
creativo per scrivere “Monsieur Verdoux”.
Il cortocircuito che ha portato all’esplosione
della tempesta ha una causa precisa: da
una quindicina di anni si è impedito che
questa crisi venisse in superficie, applicando
all’economia sempre più ammalata un vero
e proprio accanimento terapeutico, e dunque
aggravando e ingigantendo il malanno
del paziente, pur di tenerlo in vita. In termini
nudi e crudi: è stata la politica seguita da
Alan Greenspan, l’ex presidente della Federal
Reserve, a truccare le carte: egli era considerato
un “resuscettologo”, nel senso che
con tempestive iniezioni di liquidità riusciva
a impedire il collasso.
Ma comportandosi in questo modo, cioè facendo
in modo che l’atterraggio fosse morbido,
ha finito con l’avvelenare i pozzi; e ha
ingenerato, anche a livello politico, un’aspettativa
molto simile alla celebre battuta
di John Maynard Keynes sulla necessità di
prevedere i comportamenti dei giocatori di
Borsa per decidere come operare con successo,
al di là dei parametri fondamentali
delle aziende quotate.
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Nello Wrona |
Di fatto, si tratta di
una self fullfilling prophecy, una profezia
che si autorealizza, che ha spinto ad esportare
anche nel resto del mondo comportamenti
e prodotti finanziari indecenti, con il
sostegno di teorie molto ben congegnate,
ma fondate su un’attesa di crescita economica
tendente all’infinito.
Negli Stati Uniti, dopo aver salvato Fannie &
Freddie per evitare la catastrofe del
settore immobiliare, e la compagnia di assicurazioni
Aig, che è la più grande e ramificata
del mondo, si sono gettati sul piatto
miliardi di dollari per scongiurare il fallimento
a catena del sistema creditizio. Mossa
saggia? Si riflette: dalla Grande Depressione
si venne fuori inventando un nuovo
modello capitalistico, il New Deal, grazie alla decisione di mettere attorno a un tavolo
le migliori intelligenze economiche dell’epoca.
Il presidente Franklin Delano Roosevelt
si prese anche l’accusa di filocomunismo,
perché qualcuno di quegli economisti
aveva troppa indulgenza verso il modello
socialista. Ma quel progetto ha retto per
una settantina di anni, ha reso grande l’America
e ha anche sconfitto il comunismo.
Negli ultimi vent’anni, però, non c’è stata la
capacità di reinventarsi. Il problema, ora, è
se si passerà dalla scelta di provvedimenti
da pronto soccorso a un vero e proprio
nuovo modello di capitalismo.
Il pronto soccorso può funzionare certamente
in prima battuta. Ma le conseguenze
di un forte aumento della base monetaria
potrebbero essere molto gravi per l’economia
americana e del resto del mondo. Nel
senso che potrebbero indebolire fortemente
il dollaro, con un temporaneo rilancio interno
dei consumi, ma anche – necessariamente– con una forte stretta fiscale.
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Nello Wrona |
Fra l’altro, lascia perplessi constatare
che proprio coloro i
quali hanno consentito che l’enorme
bolla monetaria si gonfiasse
sono stati gli stessi che sono
intervenuti nel tentativo di sanarla.
La domanda ultima è: il governo
americano come finanzierà nel
breve periodo i megafinanziamenti,
visto che ha un rapporto
fra debito e Prodotto interno lordo
peggiore di quello italiano?
Per l’Europa, ogni domanda sui rapporti
con gli Stati Uniti rimane per il momento
senza una risposta definitiva. Certo,
gli Usa, fin dai tempi della guerra di Corea,
hanno scaricato sul resto del mondo un
onere rilevante, anche perché il resto del
mondo lo ha accettato, continuando a investire
in dollari.
Allora, è la fine di un mondo? È così. E c’è
da augurarsi soprattutto che si tratti della
fine di quel mondo avido, ingordo, che in
taluni momenti non ha saputo espellere
nemmeno gli imbroglioni (e i veri e propri
banditi) che contribuivano a devastare ogni
minimo rapporto con i risparmiatori di tutto
il pianeta (il caso del presidente del Nasdaq
e della rapina di 50 miliardi di dollari
insegna), e che ha consentito a troppi manager
di realizzare guadagni astronomici attraversostock option e bonus da loro stessi
inventati, legati a risultati illusori senza
sopportare il rischio dell’imprenditore, con
la complicità di organi di controllo e di revisori
da loro scelti e incaricati. Con smisurate
quanto indegne crescite di poteri
e di autoreferenzialità.
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