America protezionista?
Nei libri di storia,
George W. Bush
risulterà il peggior
presidente che
gli Stati Uniti
abbiano avuto in
234 anni di vita. |
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Le mie osservazioni sulla storia dell’economia,
nel breve e nel lungo periodo, mi portano
a credere che non ci siano alternative
di fatto soddisfacenti al mercato nell’organizzazione
tanto dei Paesi poveri quanto di
quelli ricchi.
Usare il mercato, tuttavia, non vuol dire
adottare il capitalismo senza regole così profondamente amato dai liberisti puri. I sistemi
di mercato non sono in grado di autoregolarsi,
né sotto il profilo microeconomico
né sotto quello macroeconomico. Ovunque
siano stati applicati, hanno sistematicamente
prodotto disuguaglianze intollerabili.
Invece di essere il prezzo da pagare per incoraggiare
un progresso dinamico attraverso
innovazioni tecnologiche e del management,
hanno prodotto dei difetti funzionali
in quello che gli economisti chiamano total factor productivity.
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Un negozio di Pechino, con i ventagli e i tradizionali “déng lóng”, le lanterne rosse, che contraddistinguono le attività commerciali cinesi in tutto il mondo. - Sanfamedia.com |
Ne sono prova convincente le distorsioni
che si sono verificate negli Stati Uniti nell’arco di tempo compreso tra il 2001 e il
2008. Mentre gli stipendi dei Ceo (Chief executive officer, amministratore delegato
al vertice del management aziendale, N.d.R.) salivano, rispetto al salario medio
degli impiegati, dalla proporzione – abbastanza
fisiologica – di 40 a 1 a oltre 400 a 1,
il sistema industriale, invece di progredire,
si degradava.
Di conseguenza, il mio personale punto di
vista è inguaribilmente centrista. Questo dovrebbe essere l’obiettivo degli Stati Uniti
dal 2009 in avanti. Ritengo che dovrebbe esserlo anche per ogni altro Paese. I liberisti
puri non soltanto sono tremendamente cinici,
ma mettono a disposizione anche cattivi
consigli. Mi riferisco, naturalmente, alle opinioni di Milton Friedman e di Friedrich
Hayek. La “servitù” dalla quale mettono in
guardia non è quella imposta da Gengis
Khan, da Lenin-Stalin-Mao o da Hitler-Mussolini. Ce l’hanno, invece, con gli Stati
di orientamento centrista del mondo contemporaneo.
Si pensi solo alla Svizzera, alla
Gran Bretagna, agli Stati Uniti d’America,
ai Paesi della Scandinavia e ai Paesi che si
affacciano sul Pacifico. Come mai le popolazioni
di questi Paesi fanno registrare alti
indici di “felicità” e godono delle più ampie libertà di parola e di credo?
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Dario Carrozzini |
Nei libri di storia, George W. Bush risulterà
il peggior presidente che gli Stati Uniti abbiano
avuto in 234 anni di vita. Uno dei
suoi lasciti – tra gli altri – sarà il rischio che nel 2009-2014 la maggioranza, negli Stati
Uniti, si allontani dal centro e si sposti marcatamente
a sinistra. Se l’America diventerà
protezionista, la colpa sarà senza ombra di
dubbio della deregulation repubblicana: un
bellissimo esempio di effetto tutt’altro che
desiderato!
Ebbene sì, la politica dovrebbe regolare (in
maniera razionale) la vita collettiva, e dovrebbe
comportarsi e agire in modo da stabilizzare
la macroeconomia. Ebbene sì, i sistemi fiscali futuri possono ridurre, entro
certi limiti, i danni più vistosi prodotti dalla disuguaglianza. Anche un sistema centrista,
però, può provocare danni se interviene in maniera troppo pesante nel ridurre disparità
e disuguaglianze. Il mio obiettivo è lo Stato Centrista Limitato.
Io sto al centro: non perché non riesca a decidere
tra la destra e la sinistra, ma per il
fatto che queste due posizioni hanno dimostrato
di essere così inadeguate, che la ragione
e l’esperienza mi spingono ad andare
verso un centro dinamico.

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