Le immagini
di quella gita
sarebbero state trasformate poi
in acquerelli
per cartoline,
una linea
di merchandising che stava
prendendo piede.
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Si deve entrare nellAccademia di Brera. Qui, la biblioteca
Braidense voluta da Maria Teresa è il simbolo dellantica
e gloriosa cultura milanese. Ma allo stesso piano, nellala
che si affaccia sullorto botanico, larchivio Ricordi
è laltra miniera di una storia tutta italiana, quella
legata alla musica, e soprattutto al melodramma. Una storia che
per lintero Ottocento e per una parte del Novecento si è
identificata con una famiglia, diventata la dinastia delle edizioni
musicali: quella dei Ricordi, che furono editori, talent scout,
impresari, pubblicitari.

Nella Milano napoleonica che freme di spirito diniziativa,
(siamo ai primi anni del secolo XIX), Giovanni Ricordi ha già
una copisteria. Il Bonaparte avrà saccheggiato musei e raccolte
private italiane, portando in Francia un gran numero di opere darte,
ma in compenso ha anche aperto gli orizzonti dOltralpe.
Ricordi sa che Lipsia è la patria delle tecniche di calcografia
musicale, va a vedere i macchinari che permettono grandi tirature.
E ad imparare. Quando torna, apre una tipografia. Nasce così
nel 1808 (tra l8 e il 16 gennaio, la data è tuttora
incerta) la Casa musicale. Prima opera pubblicata, Le stagioni
dellanno, per chitarra, di Antonio Nava, datata 18 gennaio.
Nel 1814 Giovanni si garantisce unesclusiva con la Scala per
copiare tutti i materiali di canto e dorchestra. Nel 1825
acquista larchivio musicale del teatro e si può presentare,
fra laltro, come Editore delle Opere complete ed originali
di Rossini. Fu lui ad accaparrarsi nel 1839, per 1.600 lire,
la prima opera di Verdi, Oberto conte di san Bonifacio
e lanno successivo ad intraprendere la battaglia che avrebbe
portato al riconoscimento del diritto dautore.
Ordinatissimi, gli scaffali dellarchivio. Che tuttavia nascondono
ancora testimonianze sconosciute della creatività artistica
alimentata dal proficuo rapporto dei compositori con questi imprenditori-mecenati.
Secondo calcoli appena fatti, ci sono 15 mila lettere autografe
di librettisti, musicisti e cantanti; 10 mila bozzetti e figurini;
9 mila libretti e 8 mila fotografie; 105 manifesti originali. Cè
persino la radiografia di un osso rotto, quello della gamba che
Puccini si fratturò in un incidente dauto. Il compositore
lo mandò a Giulio Ricordi, e anche questo testimonia quanto
fosse confidenziale il rapporto tra i due.
Dopo Tito, figlio di Giovanni, appassionato di musica non strettamente
operistica, (fondò, sempre a Milano, la Società del
Quartetto), Giulio Ricordi, un passato risorgimentale nella Seconda
guerra dIndipendenza, fu il grande tessitore dei rapporti,
il protagonista che rese internazionale la società con lapertura
delle sedi di Parigi e di New York, dopo quella di Londra. Tutto
ordinatamente documentato. Custodiva una rubrica in cui era segnato
ciò che era andato in scena alla Scala sin dalla sua apertura,
nel 1778. Alle prime dei suoi spettacoli era solito mettere le notazioni
sui libretti: minuti di applausi e numero di chiamate. Non lo fece
soltanto per la Butterfly, perché questopera
alla Scala fu un fiasco.
I libri mastri, i copialettere, riportano anno per anno in carta
velina le risposte alle missive degli artisti e i pagamenti. Per
Otello nel 1887 il contratto di Verdi prevede 200 mila
lire, più il 40 per cento dei noli e il 50 per cento sulle
vendite, oltre alla cessione dei diritti per Francia e Belgio. Verdi
era molto preciso e altrettanto guardingo, pretendeva clausole con
fortissime penali, 100 mila lire, se non si fossero rispettati in
tempi dei pagamenti. Ma Ricordi sapeva come far fruttare le star.
In una celebre foto appare con il maestro di Busseto e la sua famiglia
durante una visita allanziano compositore nella casa di campagna
di SantAgata. Le immagini scattate in quella gita poi sarebbero
state trasformate da Metlicovitz in acquerelli per cartoline, una
linea di merchandising che stava allora prendendo piede.
Giulio Ricordi chiamava Verdi «il padrone dellazienda»
e sapeva di essere definito «il tiranno di via Omenoni».
Un tiranno buono, però, e amato dai dipendenti, (per i quali
fondò una società di mutuo soccorso), che nei giorni
di maggiore attività raggiunsero le 300 unità. A costoro
fu dedicato il discorso del primo centenario della Casa, nel 1908:
alcuni vi facevano parte da 52 anni.
Le tavole con i figurini e le piante sceniche rappresentano un piccolo
tesoro a sé. Per i costumi del Trillo del Diavolo
di Falchi, Alfredo Edel alterna disegno e raffinati pezzi di stoffa
vera; Ludovico Pogliaghi fa risaltare i gioielli dello sfarzoso
Nerone di Boito con matita e biacca. Ma la collezione
più preziosa è quella delle 42 tavole di Filippo Brunelleschi
per la Turandot: costumi straordinari che però
non si riuscì a realizzare in tempo per la prima scaligera.
La sala delle partiture autografe è un sacrario della musica
italiana: si va dai Puritani di Bellini al Prometeo
di Nono, passando per le opere di Rossini, di Verdi, di Donizetti,
di Puccini... Tito Secondo fu lultimo dei Ricordi a gestire
direttamente la Casa. Egli aveva capito che ormai diventava decisiva
la qualità dello spettacolo nelle opere che restavano in
repertorio, perciò accolse la lezione di Donizetti e di Verdi
e diede fondamento alla nascita duna vera regia dopera.
Si ritirò dopo la Prima guerra mondiale, e da allora furono
personaggi fuori dalla famiglia a guidare lazienda. Fino al
1994, quando la Ricordi entrò a far parte della tedesca Bertelsmann,
uno tra i primi gruppi mondiali nel settore editoriale e dellentertainment.
Si festeggia il bicentenario con una serie di edizioni critiche
e di mostre, ultima delle quali sarà una grande esposizione
internazionale: in tre anni, fino al 2010, si farà conoscere
larchivio storico a sei capitali del mondo: a Berlino, a Pechino,
a San Pietroburgo, a Londra, a New York e a Miami.
E non finisce qui. Larchivio non è soltanto memoria
storica, è anche il futuro della Ricordi: presto, infatti,
attraverso il web, diventerà una fonte di conoscenza accessibile
a tutti, oltre che agli studiosi e ai musicologi. È il nuovo
corso, voluto dalla Bertelsmann: i giacimenti che rappresentano
la grande ricchezza della Ricordi alla portata di tutti.
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