È così che si
arriva al momento magico
dellilluminismo greco, cioè letà di Pericle
in Atene, lincontro della cultura con la
politica, incontro dal quale nasce
la democrazia.
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Atene e Roma, lantica Grecia e lImpero Romano, due
mondi e due civiltà che si incontrarono, si compenetrarono
e ne nacquero lOccidente, la civiltà e la cultura europea,
detta occidentale dal riferimento geografico, in contrapposizione
alla civiltà e alla cultura dei popoli del Medio e dellEstremo
Oriente.
Una civiltà, quella nata dallincontro tra Grecia e
Roma, che prese forma e sostanza attraverso i secoli dando vita
a strutture culturali, ad un pensiero, ad una filosofia, a manifestazioni
darte straordinarie, con lintreccio e la combinazione
di forme simboliche e spirituali e con istituzioni politiche, giuridiche,
economiche, educative. Una civiltà e una cultura che hanno
dato unidentità allEuropa, estesasi poi alle
Americhe.
Tutto partì da Atene, dalla Grecia antica. Ed ecco la domanda
fondamentale: che cosè stata lantica Grecia?
Cè chi ha detto che è stata il paradiso
del pensiero. Niente di più vero. In Grecia nacque
la vera grande filosofia, che vuol dire amore per la sapienza, comè
noto, ricerca del sapere e della ragione delle cose. Dal che, è
ovvio, fu spontanea laffermazione della libertà, quella
più importante soprattutto, e cioè quella del pensiero.
È questo che dobbiamo ai filosofi greci: il passaggio dalla
non conoscenza delle cause prime dellessere, delle categorie
che governano la natura e la mente umana, alla spiegazione di quel
che siamo, di quel che è il mondo che ci circonda, ai tentativi
di percezione, di ciò che è luniverso soprannaturale,
senza ovviamente trascurare la sfera morale delluomo. Si pensi
a quanto Socrate, Platone, Aristotele, e anche gli stessi filosofi
presocratici hanno indagato col loro pensiero, con le loro speculazioni
filosofiche, sulluomo, sul suo essere, nel mondo preesistente
al nostro.
Sta qui la grandezza e la bellezza dellattività intellettuale
della filosofia dellantica Grecia. Grandezza e bellezza che
non si trovano, per esempio, nel mondo dellantica Roma. Che
non dimentichiamolo dal punto di vista filosofico
e intellettuale fu tributaria della Grecia.
Cè un detto latino che riconosce questa sudditanza
filosofico-intellettuale dellantica Roma: Graecia capta
ferum victorem cepit. Cioè: Roma vinse e sottomise
la Grecia, che però poi a sua volta sottomise culturalmente
Roma.
Roma, la grande Roma, che creò un quasi millenario impero
comprendente tutto il mondo allora conosciuto, ebbe grandi costruttori,
grandi e imbattibili soldati, legislatori, ma pochi pensatori, quasi
nessun grande filosofo, e quelli che ci furono, pensatori o filosofi,
filtrarono i contenuti della filosofia e della cultura greca.
Seneca, grande filosofo romano (era in realtà spagnolo, di
Cordoba), grande storico, non si pose mai i problemi che si posero
Socrate e gli stessi presocratici. Cioè filosofi come Talete,
Eraclito, Senofane, Anassagora, Empedocle, Democrito, tanto per
fare qualche nome di grandi intellettuali che precedettero la civiltà
romana.
Si pensi un po: questi filosofi vissero cinque-sei secoli
e anche più prima della venuta di Cristo. Roma fu fondata
nel 753 avanti Cristo, secondo la tradizione, ma per due secoli
circa fu un semplice villaggio, circondato e dominato da insediamenti
latini e sabini, e solo nel 500 a.C. fu res-publica; distrusse Cartagine
nel 146 a.C., e assoggettò la Grecia meno di duecento anni
avanti Cristo.
Cioè: quando i Romani ancora abitavano nelle capanne, i Greci
avevano a che fare con la filosofia, cioè ragionavano e cominciavano
a scoprire il valore della libertà di pensiero. La connessione
delle speculazioni filosofiche con la politica fatalmente finì
per avere grande influsso sulle forme di governo. Sta qui la grande
importanza della cultura e il valore della sua influenza sullaggiornamento
dei popoli.
Fu Aristotele, certamente il filosofo greco più intelligente,
a dedicarsi col suo pensiero alla ricerca del concetto di giustizia,
di libertà, di democrazia. È a lui, infatti, che si
deve lo sviluppo del concetto di politica quale scienza di governo.
È così che si arriva a quello che fu il momento magico
dellilluminismo greco, cioè letà di Pericle
in Atene, il tempo dellincontro della cultura con la politica,
incontro dal quale nacque la democrazia. Siamo nel 450 avanti Cristo.
Roma, allora, non era ancora un impero.
Democrazia è parola che nasce in Grecia: demos (popolo) e
kratia (governo). Cioè: forma di governo a sovranità
popolare mediante rappresentanti designati dal popolo.
Intendiamoci, non fu democrazia come la concepiamo noi moderni,
né ci fu libertà come oggi cè nei Paesi
democratici. NellAtene di Pericle, come si sa, esisteva la
schiavitù, come del resto esisteva a Roma quando il console
Tiberio Sempronio Gracco eresse sullAventino il tempio della
dea Libertà.
E però non cè dubbio che lepoca di Pericle
segnò un momento di liberazione dal passato, dallarcaico
e dal primitivo, vale a dire fu il passaggio ad unepoca storica
culturalmente e politicamente nuova.
La visione del mondo cambiò, non fu più quella dei
secoli precedenti, cambiarono i rapporti tra uomini e potere, nacque
il concetto di cittadinanza, cioè di eguali nella città,
e questo grazie soprattutto al contributo del pensiero dei filosofi,
gli amanti del sapere, il che, diciamolo, sottolinea il ruolo degli
intellettuali nel processo storico.
Grandissimo fu il contributo al progresso sociale, e perciò
politico, di Socrate, il filosofo ateniese che più di ogni
altro cercò la verità nelluomo. Cera un
insopprimibile bisogno di libertà nella sua ricerca, come
del resto dimostrò con il suo comportamento di fronte alla
condanna a morte: non chiese la grazia, non fuggì come gli
amici gli proposero.
Cè chi ha parlato di Socrate come di un antesignano
del Cristianesimo. Il paragone in qualche modo, in effetti, regge,
pur nella differenza di tempo (450 anni a.C.), di costumi, di cultura,
di religione.
Affinità ce ne sono senza dubbio tra la vicenda del filosofo
greco e quella di Cristo. Morirono entrambi in nome delle proprie
convinzioni, senza rinnegare nulla. Nel pensiero di Socrate, nel
suo sentimento del trascendente, che è evidente in molti
suoi atteggiamenti, traspare, tra laltro, quasi una fede nellimmortalità
dellanima.
Ancora qualche parola sullAtene di Pericle. La capitale greca
fu il modello della civiltà politica dellantichità.
E però non vi mancarono casi di dispotismo. Dispotismo
potremmo dire con il linguaggio di oggi della maggioranza,
come fu, per esempio, il processo con la condanna di Socrate.
Lo strumento politico di cui si serviva la maggioranza per affermare
la propria supremazia a danno della minoranza fu lostracismo
(da ostracon, la pietra su cui i cittadini scrivevano il nome di
coloro che volevano esiliare o addirittura mandare a morte). Lostracismo
è il prototipo esemplare che sanciva la supremazia del demos
(cioè la maggioranza del popolo) sullindividuo, e non
sempre secondo giustizia. Il che, come ben si vede, avviene non
di rado ancora oggi nel mondo.
Questo è indubbiamente, secondo la visione moderna della
democrazia, il difetto principale della civiltà politica
greca. E però a questa civiltà va riconosciuto il
grande merito di aver diffuso i germi della libertà.
Lellenismo, cioè la cultura e la civiltà sviluppatesi
in Atene, si diffuse nel Mediterraneo, arrivò in Egitto (la
colta Alessandria ne fu il risultato), arrivò in parte anche
nel mondo asiatico, fin dove si inoltrò Alessandro Magno,
chera stato discepolo di Aristotele. Roma, come abbiamo già
visto, divenne culturalmente quasi una provincia greca.
Lellenismo si affievolì, cominciò a spegnersi,
quando le città greche persero la loro indipendenza. La crisi
fu il prodotto di rivalità, lotte interne, (Atene contro
Sparta e viceversa, per esempio), invasioni (macedone, persiane,
romane) e si arrivò così al declino della civiltà
greca.
È la civiltà romana che si afferma a questo punto.
Una civiltà che si fondò soprattutto sulla forza e
sulle virtù militari.
Se in Grecia fu determinante il pensiero degli intellettuali, a
Roma lo furono la necessità di allargare i confini alla res-publica,
e fatto davvero rivoluzionario la pressione sociale,
cioè la volontà popolare di conquistare condizioni
di miglior vita, spazi di dominio e di libertà. Questo romano,
potremmo dire, è un fenomeno antesignano dei movimenti sociali
sviluppatisi nel mondo moderno.
Se a Roma mancarono i grandi filosofi come Socrate, Platone e Aristotele,
si sviluppò però quella cultura giuridica che caratterizzò
la civiltà romana, e che ha dato al mondo la cognizione del
concetto di diritto, e perciò di libertà e di dignità
delluomo.
Dice Gaetano Mosca, un nostro grande storico e politologo del Novecento:
«Il merito di Roma fu quello di aver introdotto, dovunque
estendeva il proprio dominio, leggi, idee e costumi presso a poco
uguali, senza apparente coazione».
È al diritto chè affidata la grandezza di Roma,
oltre che alle opere architettoniche e di grande funzione sociale
realizzate ovunque arrivarono le sue legioni.
Può essere utile sottolineare che lImpero romano durò
quasi un millennio, ottocentoventinove anni secondo calcoli storici
autorevoli. Nessun altro impero è durato tanto: quello Asburgico
trecentonovantadue anni; quello Britannico trecentotrentasei anni;
quello Russo dei Romanov trecentoquattro anni; quello Cinese circa
cinquecento anni; quello Persiano duecentotrentacinque anni; quello
egizio trecentosessantacinque anni.
A questo punto, per seguire lo sviluppo della civiltà occidentale
bisognerebbe elencare ed esaminare tutti i periodi storici successivi
ad Atene e a Roma, passando per la nascita del Cristianesimo, il
Medioevo, la crescita dellEuropa, il Rinascimento, lIlluminismo,
la Rivoluzione americana, la Rivoluzione francese e tutte le fasi
storiche e culturali che hanno segnato la costruzione dellOccidente
con i suoi valori di civiltà e cultura.
Se dedicassimo spazio a questa ricostruzione ma qui non è
il caso ne verrebbe un grande, meraviglioso affresco della
storia universale. Vale la pena, invece, di concludere questo nostro
breve saggio segnalando come si è arrivati ad avere coscienza
della libertà che oggi consideriamo il dato fondamentale
per una convivenza civile.
È nellOttocento che si afferma la modernità
liberale. A quel secolo la storia si affacciò con i risultati
di ben quattro rivoluzioni: 1) quella che smontò la teocrazia
e la cultura che ne derivava (la cosiddetta scolastica);
2) quella che ha condannato e soppresso la schiavitù (merito
grande del Cristianesimo); 3) quella che ha eliminato la feudalità;
4) quella infine che ha scalzato la nobiltà intesa come privilegio.
È Benjamin Constant, scrittore e pensatore francese (1767-1830),
amico di Madame de Staël, a sottolineare che queste quattro
rivoluzioni determineranno quei graduali miglioramenti che hanno
portato alla modernità e alla libertà.
Vale la pena di citare i passi essenziali di una memorabile conferenza
sulla libertà che Constant tenne allAteneo di Parigi
nel febbraio 1819 (dal titolo: La libertà degli antichi
paragonata a quella dei moderni). Eccoli, questi passi essenziali:
«
La libertà è il diritto di essere sottoposti
soltanto alla legge, il diritto di non essere arrestati, detenuti,
condannati a morte, maltrattati in alcuna maniera, per effetto della
volontà arbitraria di uno o più individui. È
il diritto di esprimere il proprio pensiero, scegliere la propria
occupazione ed esercitarla; il diritto di disporre dei propri beni,
di abusarne addirittura, il diritto di andare e venire senza bisogno
di ottenere il permesso, e senza dover rendere conto dei propri
motivi o dei propri affari. È, per ciascuno, il diritto di
riunirsi con altri individui, sia per discutere riguardo ai propri
interessi, sia per professare il culto che costui e i suoi compagni
preferiscono, sia semplicemente per occupare il proprio tempo in
maniera più conforme alle personali inclinazioni e fantasie.
Infine, è il diritto che ciascuno ha di influire sullamministrazione
del governo, sia nominando per intero o in parte certi funzionari,
sia attraverso rappresentanze, petizioni, domande, che lautorità
è più o meno tenuta a prendere in considerazione».
Queste libertà, di cui parla Constant, non cerano certamente
tutte nellOttocento, e però allora erano già
entrate nelle coscienze dei popoli, eredità delle rivoluzioni
americana e francese, patrimonio culturale trasmesso dallIlluminismo
inglese e da pensatori come Voltaire, Rousseau, Montesquieu, dagli
enciclopedisti e da Kant.
Oggi queste libertà ci sono in molti Paesi occidentali. In
molti altri nel mondo devono però ancora essere stabilizzate.
E non sarà facile. Di tempo ce ne vorrà.
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