Alcuni analisti
utilizzano
soltanto tecniche
matematiche,
rifiutandosi
di tener conto
di influenze
importanti
che tali tecniche
non riuscivano
a cogliere.
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Il ragionamento matematico riveste una grande importanza nelle
scienze sociali di oggi, soprattutto in economia. E tuttavia prosegue
ancora oggi il vecchio dibattito per sapere se esse ne siano impoverite
o arricchite. Forse, sono vere tutte due le cose.
Per Quintiliano, intellettuale romano del I secolo, cerano
due buoni motivi per studiare la geometria: fa comodo nella vita
quotidiana, e allena la mente.
Perché la matematica è utile per capire e formulare
ciò che vogliamo studiare? Galileo aveva già risposto
nel 1623, scrivendo nel Saggiatore (a proposito della «controversia
sulle comete del 1618») che il «gran libro» delluniverso
è scritto «in lingua matematica ed i suoi caratteri
sono triangoli, cerchi e figure geometriche, senza i qual mezzi
è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi
è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto».
Nellambito delle scienze sociali, dobbiamo chiederci se ipotetiche
relazioni economiche e sociali possiedano effettivamente caratteristiche
di semplice regolarità matematica. Leconomia matematica
dell800 e della prima metà del 900 era in larga
misura dominata da concetti e tecniche venuti dalla fisica e dalla
meccanica, e faceva ampio uso di calcoli e di equazioni differenziali.
Diventò sempre più chiaro che questi non erano sempre
strumenti appropriati per risolvere problemi di natura economica
e sociale.
Ma la matematica è una disciplina dalle molte forme, e fra
queste possiamo scegliere qual è la migliore, a seconda del
problema da trattare. Ad esempio, il celebre teorema formulato da
Kenneth Arrow nel 1950, che dimostra limpossibilità
di combinare insiemi di preferenze individuali per ottenere le decisioni
sociali corrispondenti (soddisfacendo nello stesso tempo ragionevoli
condizioni di aggregazione), non deriva in alcun modo dalla meccanica
o dal calcolo differenziale, eppure è senza dubbio un risultato
matematico: usa altri formalismi, in particolare la logica matematica
o lalgebra relazionale. Non sarebbe stato possibile arrivare
a quello stupendo risultato senza il ragionamento formale.

Tra la storia recente della matematica e delleconomia cè
un nesso sul quale vale la pena soffermarsi. Allinizio del
Novecento, gli studi matematici presero un orientamento diverso
e dopo i contributi di Bertrand Russel, Kurt Gödel e altri,
ci furono importanti lavori sui fondamenti della disciplina e sulle
loro implicazioni filosofiche. Molti sviluppi matematici di allora
erano stati preannunciati dal grande David Hilbert, che aveva evidenziato
le analogie tra le strutture formali relative a campi di indagini
analitiche molto distanti tra loro.
Il nuovo interesse per gli insiemi e le relazioni, per lanalisi
e la topologia, per la teoria delle decisioni e quella dei giochi,
e via dicendo, si concentrava in un settore ben diverso dalla meccanica.
Allinizio, la divisione tra matematica pura e
applicata, questultima intesa come adatta soprattutto
alla fisica, era dintralcio. Fu necessario ridefinire i confini
per potersi occupare di variabili appartenenti a generi molto diversi,
come quelle legate alle decisioni umane.
Oggi il Novecento può essere considerato come il periodo
cardine di una doppia trasformazione: leconomia è cambiata
verso la metà del secolo, seguendo gli sviluppi della matematica,
avvenuti poco prima.
Un anno dopo aver formulato il teorema di impossibilità dellaggregazione
sociale, Kenneth Arrow formulò un sistema per rappresentare
le relazioni del mercato in termini di interazioni competitive,
senza alcune delle restrizioni imposte da precedenti inquadramenti
matematici. Negli anni seguenti, si assistette a unesplosione
di ricerche matematiche in entrambe le discipline. E sempre nel
1950 John Nash, allorigine un matematico puro, e poi considerato
anche un grande economista, ottenne due risultati fondamentali nella
teoria dei giochi: dimostrò lesistenza di relazioni
dequilibrio in giochi non cooperativi, e definì i termini
salienti per la cooperazione tra individui. Il primo ad orientarsi
verso la teoria dei giochi era stato il matematico John von Neumann,
autore insieme a Oskar Mongerstern di un classico,
Teoria dei giochi e comportamento economico (1944), che ebbe una
grande influenza sullanalisi economica.
Un uso fruttuoso del ragionamento matematico in economia richiede
di valutare criticamente il tipo di matematica da usare per ogni
problema, e se sia il caso di ricorrere a tecniche matematiche ancora
non ben sviluppate. È necessario tener conto della domanda
dello scienziato sociale, insomma, e non soltanto dellofferta
del matematico.
In una certa misura, questo è accaduto. Si è fatta
parecchia ricerca su strutture meno rigide delle relazioni
e degli insiemi, ad esempio sugli ordinamenti incompleti (con ordini
parziali, o semi-ordini, di diverso genere) e su classi di insiemi
e di relazioni fuzzy. Questi lavori provengono soprattutto
dalle scienze sociali, poiché molte variabili e molte relazioni
economiche, sociali e politiche non possiedono lesattezza,
che è tipica di molte grandezze nelle scienze naturali.
Comunque, resta un problema. È possibile che i formalismi
matematici attualmente a disposizione, anche presi nel loro insieme,
siano inadeguati per trattare alcune delle complessità sociali
di cui le scienze sociali devono occuparsi. Alcuni analisti si sono
ostinati ad utilizzare soltanto tecniche matematiche e in
certi casi solamente alcune particolari tecniche rifiutandosi
di tener conto di influenze importanti che tali tecniche non riuscivano
a cogliere. Michio Morishima, eminente economista matematico anchegli,
sostiene che leconomia sia stata molto impoverita dalla cecità
di tanti economisti davanti al fatto che molte variabili sfuggivano
alle strutture matematiche già esistenti.
Vorrei venire ora al secondo motivo di cui parlava Quintiliano,
al ruolo formativo della matematica. Talvolta, questa sua virtù
viene contestata. A quanto riferisce Platone nella Repubblica, Glaucone
disse a Socrate: «Non ho mai conosciuto un matematico che
sapesse ragionare». Forse Glaucone alludeva alla tendenza
di certi matematici a rinchiudersi nel ragionamento matematico,
così come Michio Morishima alludeva alla mentalità
ristretta di certi economisti matematici.
Nel Seicento, la stessa diagnosi faceva dire al matematico, oltre
che filosofo, Blaise Pascal nei Pensieri: «I matematici, i
quali altro che matematici non sono, hanno una mente esatta a condizione
che ogni cosa venga spiegata loro per definizioni e assiomi; altrimenti
sono imprecisi, e insopportabili, perché sono nel giusto
soltanto quando i princìpi sono chiarissimi». Con questo
non intendo certo schierarmi contro uneducazione matematica,
bensì contro una fiducia troppo esclusiva nel ragionamento
matematico.

Infine aggiungerei un terzo motivo a quelli di Quintiliano: la
matematica può essere divertente. Anche se, ovviamente, è
questione di gusti. Cè un bellaneddoto, forse
apocrifo, sul grande matematico indiano Bashkara, nato nel 1114
(detto anche Bashkara II, per non confonderlo con laltro matematico,
illustre anchegli, del VII secolo a.C.). Dei tre celebri libri
di matematica di Bashkara, uno è intitolato Lilavati. In
sanscrito, la parola significa, tra altre cose, una certa beltà
ed eleganza femminile, e pare fosse il nome della figlia dellautore,
alla quale il libro è dedicato. Dice laneddoto che
Bashkara avrebbe cercato di convincere quella ragazzina vivace a
studiare matematica, sostenendo che gli amici lavrebbero invitata
a molte feste se lei avesse saputo rallegrare i presenti offrendo
loro enigmi matematici da risolvere. Non sappiamo tuttavia se Lilavati
sperimentò quel sistema per assicurarsi un alto indice di
gradimento e, soprattutto, se dopo averlo utilizzato sia stata invitata
ad altre feste.
Oltre ad avere uno scopo edonistico, luso ludico della matematica
influisce anche sul comportamento, sulle scelte, e persino sullevoluzione
delle materie accademiche. Qualcuno sostiene, con una certa plausibilità,
che gli economisti matematici scelgono solo problemi che si prestano
al formalismo matematico e che lo fanno innanzitutto per divertire
i colleghi e per far colpo su di loro.
In conclusione, per molto tempo leconomia e le scienze sociali
hanno tratto benefici dal ragionamento matematico, e forse ne hanno
anche risentito. Tuttavia, dovrebbe esser possibile usarlo senza
subirne i limiti.
Vorrei dare lultima parola a un altro personaggio del I secolo,
di cui Roma apprezzava molto le poesie satiriche. Marziale gradiva
gli elogi, ma suggerì a un estimatore dei suoi versi di «leggere
altro». Il consiglio potrebbe giovare agli economisti matematici
e se ha ragione Pascal ai matematici stessi.
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