Per i tibetani che vivono sotto il
potere cinese la vita è molto
faticosa, perché alle proteste segue ineluttabile
unaspra reazione.
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La bellezza mozzafiato degli splendidi paesaggi tibetani, la tenacia
e il buon carattere della popolazione, che incantano il visitatore,
sono stati descritti e mostrati in molti libri; pochi però
hanno avuto il coraggio di far vedere anche i cambiamenti intervenuti
di recente.
Oggi il Tibet continua ad essere un Paese segnato dalla sofferenza,
oppresso da unoccupazione imposta con la forza. Lenormità
delle distruzioni e dei patimenti inflitti al popolo tibetano ha
inciso sulle consuetudini stesse della nostra vita, sulle istituzioni,
sul sistema scolastico e persino sullambiente e sulla fauna
e la flora selvatiche. Da quasi cinquantanni lottiamo per
tenere desta lattenzione alla nostra causa, e per custodire
la nostra cultura buddista, che propugna la non-violenza e la compassione.
Sarebbe facile arrabbiarsi per quanto è successo. Etichettando
come nemici le autorità cinesi, potremmo pronunciare
unipocrita condanna della loro brutalità, ma non è
così che si ottengono la pace e larmonia.
Tuttavia, non possiamo far finta che quanto avviene non sia mai
accaduto. La quota di popolazione cinese allinterno del Tibet
cresce di anno in anno a un ritmo allarmante. Se prendiamo ad esempio
Lhasa, il rischio concreto è che in un futuro nientaffatto
remoto i tibetani siano ridotti a una minoranza trascurabile nella
loro stessa patria. Mi preoccupa che il popolo tibetano, con il
suo prezioso retaggio culturale, finisca con lo svanire impercettibilmente
dalla faccia della terra. Perciò mi adopero per ottenere
unautentica autonomia per il popolo tibetano allinterno
della Cina, cosa che ritengo possa tornare a nostro vantaggio.

Il Tibet è un Paese poverissimo. Spiritualmente è
molto progredito, ma ciò non toglie che noi tibetani abbiamo
bisogno di un tetto, di mezzi di comunicazione più agevoli,
di altre strutture materiali. Poiché vogliamo rendere moderno
il Tibet, possiamo trarre molti vantaggi dal rapporto con la Cina.
Ma il fatto di ottenere unautonomia nel vero senso del termine
è anche una semplice questione di giustizia, per assicurare
una protezione efficace al nostro peculiare retaggio culturale,
a una ricca tradizione buddista e a un ambiente fragile e delicato.
Per i tibetani che vivono sotto il potere cinese la vita è
molto faticosa, perché alle proteste segue ineluttabile unaspra
reazione. E tuttavia, se i cinesi vogliono sul serio riportare alla
normalità la situazione del Tibet, io credo debbano riconoscere
i gravi problemi che esistono in quel Paese, e anche le fondate
lamentazioni e i profondi risentimenti del popolo tibetano.
Per quanto la nostra sia una terra remota e appartata, anche noi
tibetani, come chiunque altro, vogliamo vivere in pace e tranquillità,
e, come chiunque altro, ne abbiamo il diritto.
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