Allingresso del santuario veniva offerto
il ciceone, una miscela densa di acqua, farina dorzo e menta
aromatica,
preparata secondo la ricetta della dea: un antenato naturale dellLsd?
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«Aprite bene gli occhi, il Mistero ha inizio. Ammirate e
stupite. In silenzio. Del Mistero non si parla, il Mistero chiude
la bocca, sospende la parola e spalanca i sensi. Ascoltate, visitatori,
suoni e voci di un altro mondo. Ammirate larte di una sapienza
lontana e arcana. Cercate nei particolari i segreti, pur sapendo
che il segreto ultimo è irraggiungibile. Captate cenni di
speranza e saggezza. E pacificatevi». Così Cinzia Dal
Maso presentava una mostra sui Misteri, poco meno di due anni fa,
ospitata al Colosseo, per quanto i suoi ambulacri potessero consentire
un clima intimo, raccolto, notturno: con opere cui i Misteri alludevano,
e con suoni e voci che del Mistero erano lessenza. Con gli
dèi (Demetra, Dioniso, Persefone, Cibele, Iside, Mithra)
tutti in fila, esedra dopo esedra, e statue, rilievi, ciste, altari,
pitture, epigrafi, ciascuno immerso nelle proprie voci, le scarse
(scarne) concesse parole che alludono allineffabile.
Mistero, per cominciare, delle Menadi, che danzano ritratte in basi
di statue e colonne, e in vasi, sarcofagi, altari, con la loro grazia,
levità e forza: ma che cosa facessero esattamente una volta
in preda allestasi non si sa. I particolari di tutti i riti
misterici dellantichità non li ha tramandati nessuno.
Però le immagini della moderna Taranta, i suoni della musica
che la avvolgono, la danza che dispiega a piedi nudi, ci fanno avvicinare
allantico più di mille parole. Baccanti e tarantati
forse non sono poi così dissimili.
Si può proseguire con Demetra e Persefone, fertilità
e cicli della terra, timori e speranze della donna e della sposa.
Sono visibili nelle lastre Campana come nellurna Lovatelli
dai rilievi parlanti (il primo fumetto della storia?). Trionfano
nella lunga e stupenda teoria di pinakes di Locri, i singolarissimi
riquadri in terracotta che le donne erano solite offrire a Persefone
nel suo santuario calabro: un susseguirsi di scene di vita terrena
e ultraterrena, nel santuario o nellintimo delle stanze femminili.
Poi il percorso può continuare con lenorme volto di
donna fisso, enigmatico dellacrolito Ludovisi.
Da quale luogo provenga non è dato sapere, ma laccostamento
con i pinakes non guasta. Anche per la sua linearità arcaica,
che rimanda ai grandi busti fittili che emergono dagli Inferi del
santuario laziale di Ariccia, oppure alle cerimonie lucane della
mietitura, magnifico esempio di esperienza mistica antica, o infine
ai pellegrinaggi al santuario laziale di Vallepietra, antiche processioni
in onore di Demetra.
Domanda, per capire: gli attuali ecologisti, che protestano contro
le ferite inferte allambiente, ricalcano (forse) qualcosa
dellantica ritualità agraria? E in subordine: le molteplici
forme di rito trasgressivo dei giovani di oggi sono ennesime rielaborazioni
dellintramontabile ritualità del passaggio,
quale noi la conosciamo, ad esempio, nella festa primaverile (a
Pasquetta) che si svolge a Calimera, con il transito
attraverso la Pietra forata oggi incorporata nella chiesetta
di San Vito? Si sguscia attraverso il foro come serpenti, per il
rito della rinascita. E se di rettili si parla, come non ricordare
i ritratti dorati di Osiride (o Attis) avvolto dalle sette spire
di una serpe, rinvenuti luno ad Arezzo e laltro nel
santuario del Gianicolo, a Roma? E come non ricordare il San Domenico
di Cocullo (provincia dellAquila), anchesso avvolto
dai serpenti, e celebrato con la processione dei serpari, il più
pagano dei riti cristiani, forse giunto ai monti dAbruzzo
dallOriente, passando per Roma?

Nessuna moderna connessione, invece, per leleganza e la grazia
della Fanciulla di Anzio: giovane ed enigmatica, pare incedere ma
anche sostare, schermirsi ma anche offrire gli oggetti (magici?)
che tiene sul vassoio. Cè chi la crede la Pizia, ma
così fosse, la sua arte non potrebbe riecheggiare in una
semplice chiromante dei nostri giorni. In Occidente la predizione
del futuro ha smarrito col tempo la forza sacrale degli oracoli
di Delfi e di Dodona. Così tutto ci coglie di sorpresa. Nessun
dio mediterraneo veglia più su di noi.
«Demetra dalle belle chiome, dea veneranda io comincio a cantare,
e con lei la figlia, Persefone, dalle belle caviglie che Aidoneo
(Plutone, N.d.R.) rapì mentre giocava con le fanciulle dal
florido seno, e coglieva fiori, rose, croco, e le belle viole, sul
tenero prato...». Incomincia con queste parole uno degli Inni
omerici a Demetra, narrando il mito, il più antico e il più
augusto, che compendia le vicende di molti misteri pagani: il mondo
e lAde, il presente e lAldilà, la vita e la morte,
e la rinascita.
Questa storia e i suoi significati si celebravano a Eleusi nel silenzio
notturno («tacita dice Megara nellErcole furioso
di Seneca agiterò a Eleusi le lunghe fiaccole»).
Ancora mille anni dopo lInno omerico, Claudio Claudiano le
dedicava un poemetto in tre libri di più di mille versi.
E trasferiti in altre vicende e storie, con altre cerimonie cupe
o liete, invasate e irrazionali, quegli stessi significati si ritrovano
nei misteri di Orfeo o di Dioniso, di Mithra o di Iside.
Egitto e Asia invadono con essi il mondo greco-romano, e soprattutto
in epoche di crisi culturali, politiche e religiose rispondono a
bisogni profondi: come cercare e trovare una salvezza per lanima,
come sopravvivere oltre la morte. Per queste ragioni fanno ammirare
filosofi, sorridere romanzieri, indignare teologi. SantAgostino,
nella Città di Dio, racconta schifatissimo dei misteri dionisiaci
durante i quali si adoravano le zone pudiche con pubblica esultanza,
con le matrone che eseguivano in onore di quel dio, in pubblico,
«cose che nemmeno le meretrici in teatro». Era la processione
del dio dellebbrezza venuto dallOriente in tripudio
di seguaci invasate, «bello canta Ovidio nelle Metamorfosi
ed eterno fanciullo, quasi una vergine, spronando la pariglia
di linci aggiogate al suo carro, seguito dai satiri e dalle baccanti».
Le sue avventure e i suoi orgasmi ispiravano, proprio nelletà
del Santo di Ippona, allegiziano Nonno di Panopoli la poesia
di tutta una vita: i 48 libri delle Dionisiache.
Un altro apologeta cristiano, Firmico Materno, descrive a sua volta
le cerimonie misteriche in onore di Iside come unaltra assurdità
(eppure Voltaire ammirava questi culti resi a ununica divinità:
li preferiva alle processioni di vagabondi e randagi che ai suoi
tempi invadevano i villaggi, promettendo la guarigione dalla scabbia
o dal vaiolo, e simultaneamente razziando i pollai). «In una
cella segreta spiega Firmico Materno hanno sepolto
una statua di Osiride, lo sposo di Iside, e ogni anno la piangono,
si radono il capo, si battono il petto, si lacerano le braccia,
per riprodurre con quel lutto la sua funesta e miseranda morte;
ciò fatto per alcuni giorni, immaginano di cercare e di trovare
i resti del suo corpo e, rinvenutili, esultano».
Quando nelle Metamorfosi di Apuleio, (romanzo di avventure e di
sarcasmi, di realismo e di paradossi), il protagonista è
trasformato accidentalmente in asino con arti magiche da una servetta
svagata, ottiene la restituzione allo stato umano da Iside, che
gli appare emergendo dal mare, luminosa, la chioma fluente, il cerchio
della luna sulla fronte, la tunica sottile di lino e il manto che
le fascia i fianchi. Attorno a lui si forma la processione dei devoti,
festanti tra petali di fiori e unguenti profumati, al suono dei
flauti e dei sistri. Un sacerdote porge allasino una corona
di rose, e la bestia divorandola ritorna uomo, giungendo finalmente
«al porto della Quiete e allaltare della Misericordia».

Invitato a iniziarsi a quella mistica religione, Lucio-Apuleio
esita, perché aveva sentito dire che non era facile, e non
poco ardue erano le pratiche di castità e di astinenza che
essa richiedeva; ma poi liniziazione avviene fino al grado
supremo. E Lucio, rasati i capelli secondo la regola, attende ai
compiti sacerdotali «lieto e senza nascondere la sua calvizie».
Allora: le fonti letterarie ed epigrafiche abbondano di riferimenti
sui Misteri, ma offrono pochi particolari sulle modalità
di celebrazione e sui contenuti teologici. La maggioranza delle
testimonianze è costituita da notizie degli apologeti che,
impegnati a difendere il mistero cristiano da ogni inquietante
raffronto con quelli pagani, vogliono dimostrare la scarsa moralità
di questi riti, fornendone con rude sarcasmo i dettagli più
scabrosi e truculenti.
È Prudenzio a coinvolgerci con una narrazione avvincente
nel bagno di sangue rigeneratore, praticato dai seguaci di Cibele,
che per ricevere la consacrazione si tatuavano con piccoli aghi
ardenti. E non era questa la pratica più dolorosa, per la
quale i sacerdoti ungevano la gola di tutti quelli che piangevano,
infondendo a voce bassa e lenta il coraggio per la salvezza dagli
affanni, come rivela Firmico Materno, che stigmatizza gli orrori
delle religioni pagane. Felice, la Madre degli dèi si procurava
infatti con gli affilati rasoi i suoi imberbi ministri! Si eviravano
durante turbinose danze, in unestatica eccitazione, condividendo
la sorte di Attis, che era stato salvato. Una corona di viole era
sbocciata infatti dalle gocce di sangue del figlio-sposo, il suo
corpo restava incorrotto, i capelli crescevano, il mignolo si muoveva...
Ben poco consona alla misurata concezione repubblicana di religio,
la componente orgiastica dei riti in onore della Magna Mater, sfrenata
divinità della natura selvaggia divenuta garante della sicurezza
dello Stato, era stata subito epurata, tanto che lesuberante
clero frigio venne allontanato dai fedeli e finì col vivere
nella clausura dei santuari. Con Claudio il delirio tornò
a far sguainare per strada i coltelli, a conficcarli dentro i muscoli,
a squarciare le carni perché la crudeltà delle ferite
faceva guadagnare il cielo. E su questo inutile martirio si appuntano
le critiche di chi credeva nel sangue di Cristo e intendeva confutare
le eresie. Ecco anche perché non era ritenuto ammissibile
che, contro ogni pudore, nelle processioni dionisiache si cantasse
linno in onore delle parti di cui luomo ha vergogna,
forse svelate fra le pareti domestiche per istruire le giovani spose.
Tertulliano si spinge oltre, quando ritiene che la rappresentazione
del membro virile nei recessi dei misteri eleusini costituisse loggetto
dei sospiri degli epopti, i contemplatori dei Misteri maggiori,
(nella notte del 22 del mese di boldromione i futuri epopti, compiuto
un anno di tirocinio, assistevano alla sacra rappresentazione della
ierogamia di Zeus e di Demetra, e infine allostensione fatta
dallo ierofante della spiga di grano, simbolo del Mistero celebrato).
Larte nelle catacombe si era daltra parte impadronita
di altri simboli del dio, metafora del passaggio dalluva al
vino, trasformandoli in figure salvifiche di Cristo vincitore della
morte.
La possibile interpretazione soteriologica dei principali gesti
di Mithra, unico dio orientale e maschile con una connotazione solare,
come lapertura di una fonte dalla roccia, presenta consonanze
con linterpretazione cristiana di qualche episodio della vita
di Gesù. Ma sebbene presto il compleanno di Mithra sarà
rimpiazzato dal nostro Natale, anche questa somiglianza non è
frutto di influenza diretta, essendo piuttosto dovuta al fatto che
pagani e cristiani vivevano nello stesso mondo e condividevano le
medesime preoccupazioni: quelle che benevola scioglieva
Iside, cui chiedere grazie, e da invocare con preghiere suggestivamente
assimilabili alle litanie mariane (le aretalogie). In queste lodi
è la dea stessa, a partire dalliconografia che la ritraeva
con in braccio il figlio Horus, a definirsi Regina del Cielo.
Lastinenza, anche sessuale, che suscitò le lagnanze
dei poeti latini, già allora era diventata prerogativa dei
suoi sacerdoti, intenti decifrare segni aggrovigliati e complessi.
Li si sarebbe immediatamente riconosciuti, con le teste rasate in
segno di lutto, vestiti di lino per il colore della sua infiorescenza,
simile allazzurro delletere che abbraccia il mondo.
Insieme a tutti gli altri ministri delle divinità occidentali
che affollavano gli innumerevoli luoghi di culto della Roma tardo-imperiale,
mantenendo labbigliamento esotico e la lingua del rito, spesso
il greco.
Per un Romano di quellepoca, non restava che limbarazzo
della scelta a quale dio votarsi. Se, per esempio, fosse salito
sul Gianicolo, avrebbe potuto venerare in un piccolo santuario Baal
come Iuppiter Heliopolitanus e la siriaca Atargatis, e assistere
allintrigante, stagionale estrazione dellidolo bronzeo
di divinità che nasce e muore, avvolta dalle sette spire
di un serpente, allusive alle sette sfere celesti, poi adagiato
su una lettiga e coperto di offerte votive: uova, fiori, semi...
Ma forse non sarebbe bastato, a quanto si legge in unepigrafe
su un sepolcro di fanciullo: «In loro onore (di tutti gli
dèi, N.d.R.) sempre ho celebrato solennemente i Misteri.
Ma ora ho lasciato la dolce luce del sole; perciò voi, iniziati
o compagni di ogni sorta di vita, dimenticate i sacri Misteri, uno
dopo laltro: poiché nessuno può spezzare la
trama del destino. E io, laugusto Antonio, vissi (soltanto)
sette anni e dodici giorni!».
Verso il mare, o iniziati! Questo era linvito di stagione
che lo ierofante rivolgeva quanti si radunavano, sotto la luna piena
di settembre-ottobre, nellagorà di Atene, per prender
parte ai Grandi Misteri. Era un incitamento al bagno collettivo
e purificatore al Falero insieme a un maialino, sacro a Demetra,
che sarebbe stato immolato e mangiato, per sopportare i tre giorni
di digiuno prima dellarrivo a Eleusi, dopo una scenografica
processione lungo la Via Sacra. Usciti dalla Porta del Ceramico,
si univa al corteo una statua di Iacco, personificazione divina
dellurlo rituale e cadenzato degli iniziati (Iakche), mentre
la faticosa marcia, guidata dal daduco (il portatore di fiaccola),
era punteggiata da una serie di inni, frizzi e motti osceni: le
ingiurie del carro, come le chiamava Aristofane.
Allingresso del santuario veniva offerto il ciceone, una
miscela densa di acqua, farina dorzo e menta aromatica, preparata
secondo la ricetta della dea: un antenato naturale dellLsd?
Il rito segreto si svolgeva di notte nel telesterion, in una sala
quadrata fitta di colonne, che non poteva ospitare la celebrazione
di drammi sacri complessi. Dalla Stanza della Signora, una sorta
di sancta santorum nel quale affiorava ancora viva la roccia, si
sprigionava forse unenorme fiamma al fragore di un gong che
risuonava quando Kore veniva invocata.
Clemente Alessandrino tramanda la parola dordine «ho
preso dalla cista; dopo aver compiuto latto, ho deposto nel
canestro...» circa i riti individuali compiuti dagli iniziati.
Tertulliano attribuisce a questa cerimonia un simbolismo sessuale;
in realtà, poteva trattarsi di una più innocente macinazione
rituale del grano. Una singola spiga mietuta veniva infatti contemplata
in silenzio, mentre al grido collettivo «Piovi! Concepisci!»,
(ye, kye), sotto una luce splendente lo ierofante proclamava: «La
dea potente ha generato il sacro fanciullo Brimos, il Forte!».
Doveva essere unesperienza emotiva tale da non permettere
di riferirne a parole: «Il rispetto delle Dee tratteneva la
voce...». Non a caso la definizione di mysteria, che fu per
la prima volta applicata ai riti di Eleusi, deriva dal verbo greco
myein, chiudere la bocca, piuttosto che gli occhi, dal
momento che la visione era il clou della cerimonia,
il mistico contatto con il divino, quando, a prestar fede ad Aristotele,
non si imparava niente, pur ricevendo unimpronta indelebile.
Nessuna meraviglia, dunque, che un complesso mitico-rituale come
quello eleusino fosse ben presto attratto dalla sfera politico-religiosa
di Atene, divenendo uno dei suoi più importanti culti civici,
utile a rinsaldare lunità dello Stato. Accadeva così
che i cittadini greci non ateniesi dovessero procacciarsi padrini
locali, secondo lesempio di Eracle, il primo straniero ad
essere iniziato, e chi avesse divulgato lineffabile, come
era capitato allebbro Alcibiade, si macchiava di empietà
ed era punibile con la pena capitale e con la confisca dei beni.
Ma quale segretezza speciale, se liniziazione veniva vissuta
da molte persone in una manifestazione pubblica?
Più segreti erano i Misteri dionisiaci, che non venivano
celebrati ufficialmente e in un santuario, in unoccasione
non ripetibile altrove e in altri momenti dellanno, ma in
ambiti circoscritti e privati. A eseguirli erano soprattutto le
donne, sebbene vi fossero ammessi anche i maschi, spesso giovanissimi.
Non ci è dato di sapere che cosa avveniva allinterno
delle pareti domestiche: lo immaginiamo, ammirando le decorazioni
della Villa dei Misteri a Pompei, o della Farnesina a Roma.
Un momento centrale del rito doveva essere la rivelazione del fallo
in un vaglio per la spulatura (liknon) da parte dello ierofante
che mostrava gli orghia, gli oggetti sacri, a ribadire limportanza
del vedere nelliniziazione. Fondamentali anche
la lettura dei testi sacri e la liberatoria bevuta finale. E allora
si formavano cortei di iniziate danzanti nelle selve con corone
di edera, tirsi e fiaccole, gli attributi di Bacco, esaltate al
suono di flauti e timpani fino a raggiungere lestasi (lessere
fuori di sé) e lentusiasmo (lavere il dio dentro
di sé). Ai mondi, o Baccanti!
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