Dopo la fine della Guerra Fredda si sono moltiplicate
le guerre calde: Kuwait, Somalia, Ruanda, Balcani, Zaire, Palestina,
Afghanistan, Iraq, Libano, Darfur.
E i Muri continuano a dividere.
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I sovrani della Cina trascorsero duemila anni a costruire e ricostruire
la muraglia più grande del mondo, per impedire laccesso
agli invasori provenienti da Nord. Limperatore Adriano eresse
bastioni in tutta la Britannia contro i barbari, creando il celebre
Vallo, diciannove secoli fa. I sovietici divisero Berlino in due,
e il muro cadde quando venne meno la volontà di difenderlo.
Gli israeliani hanno costruito barricate contro i palestinesi, per
mettersi al sicuro dalla popolazione araba e i terroristi suicidi.
Sono Muri di guerra, larchitettura della lunga battaglia.
Difficili da erigere, difficili da mantenere, ma mai più
forti delle capacità politiche di chi li progetta. Recentemente,
migliaia di persone a Baghdad si sono unite contro un Muro che le
divide. Alto quattro metri, separa sunniti e sciiti del quartiere
di Adhamiya, nella zona Nord della capitale irachena: Adhamiya è
una delle numerose comunità che in Iraq vivono dietro muri
e recinzioni che gli americani da mesi sono impegnati a costruire.
In realtà, la storia insegna che questi sistemi possono funzionare,
ma che ci vogliono molti anni e una mano assai pesante.
I primi ad applicare questa strategia con successo in epoca moderna
furono gli inglesi. Alla fine dellepoca coloniale, dopo il
Secondo conflitto mondiale, isolarono in Malesia la popolazione
di etnia cinese costruendo nuovi villaggi e ammassandovi
centinaia di migliaia di persone. Così entro le mura controllavano
la popolazione, e fuori attaccavano i ribelli cinesi. I britannici
demoralizzarono e sconfissero i nemici dellImpero, anche se
in questo processo migliaia di non-combattenti ci rimisero la vita.
Oggi sono evidenti i rischi morali di quel metodo, che sembra dunque
difficile da replicare. Ma allora apparve come una grande vittoria
e la Malaysia dei nostri giorni è pacifica e relativamente
prospera. I consiglieri americani a Saigon sposarono la teoria del
Muro nel 1962, ma non furono mai abili o tenaci a sufficienza da
dividere i loro nemici. Quarantanni dopo, hanno impiegato
le strategie e le tattiche di contro-insurrezione per il nuovo piano
di sicurezza a Baghdad, con muraglie di cemento e con lisolamento
delle comunità da controllare: in questo modo reiterano lazione
prevista nei saggi di guerra, soprattutto in quello di David Galula,
ufficiale francese che combatté i ribelli nella guerra di
indipendenza algerina mezzo secolo fa. I francesi persero la battaglia,
ma le tesi di Galula hanno ancora risonanza e seguaci.

Era il Muro per antonomasia: una barriera di cemento e di filo
spinato che per 28 anni aveva diviso simultaneamente Berlino, la
Germania, lEuropa e il mondo. Era lalgida Cortina di
Ferro piantata come un macigno nelle coscienze dei popoli che riemergevano
dalle tragedie e dalle macerie del Novecento. Ma l11 novembre
1989 il mostro era ridotto a un colabrodo. Due giorni prima le ruspe
avevano cominciato ad abbatterlo, aprendo varchi nel sinistro bastione
coperto di graffiti. E in uno spiazzo libero dalle rovine, seduto
su una sedia di fortuna, non lontano dal leggendario Check-point
Charlie, Mstislav Rostropovich improvvisava le suite
per violoncello di Johann Sebastian Bach. Il grande musicista russo
era accorso da Parigi per celebrare la fine del suo esilio e dellincubo
di unaltra guerra.
Quellimmagine aveva acceso unillusoria speranza: dalle
macerie del Muro sarebbe sorto un nuovo ordine internazionale che
avrebbe a mano a mano demolito gli steccati politici e culturali
tra le Nazioni, allontanando lo spettro dei conflitti armati, degli
scontri ideologici razziali, religiosi. Non è stato così.
Il tramonto del bipolarismo ha esasperato le tensioni etniche, nazionalistiche
e territoriali. In Africa e nellex Impero sovietico la dissoluzione
degli Stati ha allargato le maglie dellillegalità e
ha alimentato guerriglie che si finanziano con il traffico di armi
e di droga, con il commercio clandestino di diamanti e di minerali
strategici. La fame energetica dellOccidente e delle potenze
asiatiche emergenti ha scatenato una feroce competizione per il
controllo delle riserve petrolifere e degli oleodotti. Limpoverimento
delle risorse idriche rischia di provocare esodi di massa e sanguinose
lotte per lo sfruttamento dellacqua. Il boom demografico e
il crescente divario tra le economie del Nord e del Sud del pianeta
spingono milioni di emigranti verso i Paesi più ricchi. Mentre
la lotta al terrorismo islamico minaccia di trasformarsi in un globale
scontro di civiltà e di resuscitare i fantasmi delle Crociate.
Dopo la fine della Guerra Fredda si sono moltiplicate le guerre
calde: Kuwait, Somalia, Ruanda, Balcani, Zaire, Palestina, Afghanistan,
Iraq, Libano, Darfur. E i Muri continuano a dividere. Il più
antico, costruito nel 1953, lungo 248 chilometri, si snoda sulla
Dmz, la zona demilitarizzata che separa le due Coree: la Cortina
di Bambù sul 38° Parallelo. Si può osservarla
dalle altane di Panmunjong, a nord di Seul. Ed è un luogo
che mette i brividi: una fascia larga quattro chilometri, presidiata
da due milioni di soldati, difesa da sensori, campi minati, postazioni
di avvistamento, radar, cellule fotoelettriche, carri armati, artiglierie.
Sulla collina di fronte, dietro la casupola che gli ufficiali dei
due eserciti utilizzano da mezzo secolo per gli infruttuosi colloqui
negoziali, svetta un gigantesco pennone con la bandiera nordcoreana,
e gli altoparlanti diffondono inni patriottici e slogan della propaganda
di Pyongyang.
Il più recente è il Muro di cui abbiamo parlato, quello
che gli americani continuano a costruire attorno alla roccaforte
sunnita dove Saddam Hussein apparve per lultima volta in pubblico
nel marzo 2003: cinque chilometri di perimetro, centinaia di blocchi
di cemento alti quattro metri e pesanti sette tonnellate, che vengono
trasportati con speciali autotreni dalla base di Camp Taji, a settentrione
della capitale. Lobiettivo è impedire gli attentati
e gli attacchi degli squadroni della morte sciiti provenienti dal
vicino quartiere di Sadr City. Altre barriere di sicurezza sono
previste per i distretti sunniti di Khadra e Ameriya, per quello
sciita di Ghazaliya e per le aree miste di Rashid ovest e sud.

Il Muro dellApartheid, come lo hanno battezzato
sia i sunniti sia gli sciiti, è osteggiato da tutte le formazioni
politiche irachene, ma i lavori non si fermano, anche se creare
dei ghetti fortificati avrà conseguenze nefaste in una città
nella quale la pulizia etnica è già un fatto compiuto,
e nella quale la vita economica e sociale è paralizzata.
Del resto, neppure la superfortificata Green Zone, la Piccola America
sulle rive del Tigri, sede dei comandi militari, del governo iracheno
e delle rappresentanze diplomatiche, è oggi al sicuro. Green
Zone: dieci chilometri quadrati, con i muraglioni di cemento a prova
di bomba, con cinque ingressi, a cominciare dalla famigerata Porta
degli Assassini, bersaglio abituale degli insorti, difesi da tanks,
blindati e nidi di mitragliatrici, posti di blocco a ripetizione,
soldati con giubbotti antiproiettile, armi lunghe e pallottole in
canna. È la sindrome da bunker, che vuole allontanare la
visione dellultima spiaggia, di una Saigon del XXI secolo.
A volte i Muri possono servire? In Israele la Barriera di Sicurezza
ha oggettivamente ridotto la frequenza degli attentati terroristici.
Ma a quale prezzo? Il Muro (ancora in costruzione), fatto di blocchi
di cemento alti otto metri, con grate metalliche, filo spinato,
telecamere, sensori e torri di avvistamento, penetra nei territori
palestinesi occupati allontanandosi dai confini internazionalmente
accettati e inglobando il 7 per cento della Cisgiordania, compresi
una quarantina di colonie israeliane e 300 mila palestinesi. «Ramallah
finirà divisa in due, come Berlino», dicono i responsabili
del Mapping Department della Società di Studi Arabi. «Ma
ci sono decine di casi analoghi: il Muro separa le fattorie dei
contadini dai loro terreni, le case dalle scuole dei bambini, le
abitazioni dalle vie daccesso...».
Una sola barriera è stata smantellata di recente: ai primi
di marzo, il presidente greco-cipriota ha ordinato la demolizione
del tratto di Muro di Ledra Street, a Nicosia, lultima capitale
divisa dellEuropa. Linvasione turca di Cipro nel 1974
e la spartizione dellisola sono ancora ferite aperte e la
soluzione diplomatica del contenzioso che frena Ankara verso lUnione
europea è ancora irta di ostacoli.
Ma altri Muri vengono rapidamente innalzati oppure rafforzati. Contro
le infiltrazioni dei terroristi, a difesa di territori contesi,
per arginare limmigrazione o il contrabbando di armi o il
narcotraffico. In Sudafrica la rete elettrificata a 3.300 volt del
Kruger, posata nel 1975 per impedire il transito dei guerriglieri
mozambicani e dellAfrican National Congress, oggi utilizzata
per bloccare i clandestini, ha ucciso più del Muro berlinese.
Nel Sahara occidentale il Muro di Sabbia lungo 2.700 chilometri,
costruito nel 1975 da re Hassan II per contrastare le incursioni
del Fronte Polisario, è la muta testimonianza di oltre trentanni
di fallimentari sforzi negoziali per garantire al popolo saharawi
lautodeterminazione.
Una recinzione di sicurezza è stata eretta anche a Sharm
el-Sheikh, dopo gli attacchi terroristici che hanno colpito la frequentata
località turistica sul Mar Rosso. E barriere anti-immigrati
sono state erette nel 2006 tra Cina e Corea del Nord, e nel 2007
tra gli Emirati e lOman.
Negli Stati Uniti, dove il numero degli immigrati illegali sfiora
i 20 milioni, sono allo studio nuove misure per rendere meno permeabile
la frontiera con il Messico, da dove proviene il 78 per cento dei
clandestini. Nel 2005 poco più di 100 chilometri dei 3.200
del confine erano attrezzati con barriere e palizzate elettrificate.
Nello stesso anno sono stati fermati 1,2 milioni di abusivi e sono
state sequestrate armi e tonnellate di droga. Ma almeno un milione
di illegali è riuscito ad attraversare il Río Grande
(versione messicana), o Río Bravo (versione americana), o
a passare dai tunnel scavati nel deserto: non meno di 40 gallerie
sono state scoperte dopo l11 settembre.
Lo scorso anno il governo federale ha approvato la costruzione di
altri 1.500 chilometri di sbarramenti, e sta valutando ulteriori
misure: un sistema integrato di sensori e telecamere che dovrebbe
costituire uninsormontabile barriera virtuale; il raddoppio
delle palizzate; una nuova legge sullimmigrazione. Ma la grande
muraglia contro londata dei clandestini è destinata
a restare un colabrodo, almeno finché il reddito pro capite
americano (30 mila dollari) e quello messicano (4 mila dollari)
continueranno ad allontanarsi tra loro. Se la spinta allemigrazione
è la necessità economica, barriere, muri, trincee,
radar e carceri possono limitare i flussi, ma non risolvere il problema.
In dieci anni oltre ottomila illegali hanno perso la vita nel tentativo
di approdare alle coste europee. Quando la Spagna è intervenuta
con la forza per sigillare il passaggio dello Stretto di Gibilterra,
gli immigrati si sono riversati alle Canarie e alle énclaves
di Ceuta e Melilla. Moltissimi i morti, nel tentativo di scavalcare
la Valla di Ceuta, la barriera a doppia griglia in acciaio,
lunga dieci chilometri e circondata da una trentina di torri di
avvistamento: il primo Muro costruito in Europa dopo quello di Berlino,
che Madrid vuole potenziare con tecnologie davanguardia.
Nel nostro piccolo, anche da noi cè un Muro, quello
di Padova: alto tre metri, lungo 84, lastre dacciaio spesse
4 millimetri. Voluto per impedire laccesso a via Anelli di
prostitute, spacciatori e tossicodipendenti, in un quartiere diventato
la discarica per immigrati extracomunitari. Soluzione provvisoria?
Una volta alzate, le barriere sono difficili da abbattere. Soprattutto
quando crescono nelle coscienze.
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