I preti utilizzano ormai un latino volgarizzato,
ancora più
difficoltoso in un territorio dove più o meno il cento per
cento della
popolazione
parlava greco.
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Anche se è una schematizzazione semplificata, per comodità
di ragionamento dirò che abbiamo avuto nellarea ellenofona
della Grecìa Salentina due differenti fasi di trasmissione
della cultura: quella legata soprattutto allepoca classica,
che ha utilizzato gli oggetti della cultura materiale (siti archeologici,
reperti, tracciati viari, ecc.) e laltra, di epoca bizantina,
che, oltre ad utilizzare comunque la trasmissione attraverso gli
oggetti della cultura materiale, ha usato la scrittura, non perché
prima non fosse nota, ma perché a noi sono pervenuti del
periodo precedente meno documenti in tal senso (epigrafi, pietre
miliari).
In epoca medioevale luso della scrittura, che ha affiancato
laltro grande veicolo di comunicazione, la pittura, ha avuto
grande impulso soprattutto grazie agli insediamenti monastici (prima
in grotta, poi in conventi e monasteri), ma anche ad opera dei papàdes.
Nardò, San Mauro a Gallipoli, San Giorgio a Corigliano, San
Zaccaria a Sternatia, San Niceta a Melendugno e, soprattutto, San
Nicola di Casole nei pressi di Otranto, sono stati i centri di formazione
dei copisti.
Il loro lavoro ha consentito che le opere dei filosofi e letterati
greci fossero tradotte in latino per essere poi, dal latino, trascritte
nelle lingue moderne. Sono stati i centri del Salento e della Calabria
ad aver consentito la conoscenza di tali opere, perché erano
le aree dove si conoscevano meglio il greco e il latino.
E lopera immane di trascrizione avveniva in silenzio in un
periodo in cui, paradossalmente, una fase di oscurantismo attraversava
lItalia e lEuropa, i cosiddetti secoli bui.
Proprio in quei secoli negli scriptoria si producevano
manoscritti in gran quantità: lo sapeva bene, ad esempio,
Umberto Eco, che ha inserito tra i personaggi di un suo romanzo,
Il nome della rosa, un monaco amanuense chiamato Adelmo da Otranto.
Ma, anticamente, sapevano bene quale fosse il fervore culturale
nel Meridione anche i grandi letterati italiani, come ad esempio
Petrarca e Boccaccio, che si riferivano proprio alle scuole delle
isole linguistiche greche (e per il Salento soprattutto a Nardò)
quando pensavano ad una formazione di eccellenza nel greco classico.
Le ricerche di Marco Petta, Andrè Jacob, Oronzo Mazzotta,
fino alle tesi di laurea di studenti dellUniversità
di Lecce hanno evidenziato la grande messe di codici, di manoscritti,
miniati o meno, prodotti nel Salento e conservati nelle biblioteche
di mezza Europa: quanti testi nel Cinquecento, grazie soprattutto
al cardinal Bessarione, hanno preso la via per Venezia, dove sono
conservati nella Biblioteca Marciana. Ci ha pensato Niccolò
Majorano da Melpignano, bibliotecario della Vaticana, a trasferire
a Roma un altro consistente numero di codici. E poi via via, fino
a Napoleone III, sono stati in tanti a portarsi via ricordini
dal Salento, così che della vastissima mole di opere prodotte
in Terra dOtranto a noi rimane il ricordo.

Adesso bisogna riannodare fili slegati e, dopo una prima fase di
ricognizione delle opere presenti nelle biblioteche dItalia
(Venezia, Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze) e dEuropa
(Parigi, Vienna, Francoforte, Tubinga, ecc.), in collaborazione
con lUniversità di Lecce e con gli enti locali (Unione
dei Comuni della Grecìa Salentina e Provincia di Lecce) si
procederà alla microfilmatura delle opere per creare una
grande biblioteca virtuale che consentirà di avere unidea
complessiva della produzione di manoscritti, permetterà agli
studiosi di avvicinarsi alle opere senza intraprendere un lungo
viaggio in giro per lEuropa e agli studenti di approfondire
la conoscenza delle proprie radici. Unultima fase dovrà
infine riguardare la graduale trascrizione dei testi dal greco antico
e dal greco bizantino alle lingue moderne per consentire una fruizione
diffusa del grande patrimonio.
La fase colta ebbe prima una brusca frenata ad opera
dei tanti invasori che si sono succeduti in Terra dOtranto,
che ostacolavano, o almeno non favorivano, il clero greco, ed ebbe
poi il colpo di grazia ad opera dei turchi che presero Otranto e
invasero il Salento, e ad opera della Chiesa cattolica che applicava
nella maniera più ferma i dettami del Concilio di Trento,
in piena Controriforma.
La fase colta si esauriva per mancanza di scuole, oltre
che per linterruzione dellarrivo di nuovi religiosi
da Costantinopoli. San Nicola di Casole, che era già in decadenza,
scomparve sostanzialmente con la presa di Otranto. I preti che,
secondo le indicazioni del concilio tridentino, cominciavano a tenere
i registri parrocchiali, lo facevano, spesso con grafia incerta,
utilizzando ormai un latino volgarizzato, ancora più difficoltoso
da utilizzare in un territorio dove più o meno il cento per
cento della popolazione parlava greco.
La grande cultura greca si mimetizzava, passando piano piano dalle
biblioteche dei monasteri alla memoria popolare. Intere opere letterarie
venivano mandate a memoria, ma non solo. Il popolo faceva sua la
cultura, ne utilizzava i canoni letterari, così che la diffusione
avveniva paradossalmente in misura maggiore che nel periodo precedente,
perché in questa fase si superava il problema della scrittura
e tutto si tramandava oralmente con un grande vantaggio: mentre
i testi scritti erano dellautore che li aveva compilati, la
cultura orale aveva mille autori, ciascuno aggiungeva del suo, interpretava,
arricchiva e si manteneva viva una lingua proprio perché
affidata interamente al popolo. Ciò ovviamente ha comportato
un adattamento alle esigenze del popolo, anzi della società
contadina, quasi portatrice esclusiva di quella cultura.
Ma non pensiate che, così facendo, si sia abbassato il valore
letterario dei componimenti poetici: basta leggere il Lamento del
Cinquecento o ascoltare una poesia del Kokkaluto, poeta
contadino dalla vena straordinaria, per comprendere che non la poesia
si era abbassata al volgo, ma era il popolo che vedeva elevato il
proprio livello culturale.
Laspetto negativo è che si perdette luso dei
caratteri greci perché per quello erano necessarie le scuole.
La seconda fase colta, per la Grecìa Salentina,
comincia alla fine dellOttocento, sullonda lunga del
Romanticismo, quando letterati esterni allarea, come il Comparetti
e il Morosi, ma anche locali (soprattutto Vito Domenico Palumbo),
si rendono conto della quantità e della qualità del
grande patrimonio custodito dal popolo e cominciano a raccoglierlo,
ad analizzarlo, a trascriverlo. La società contadina si trasforma
e la sua evoluzione comporta uninevitabile apertura a nuove
forme di comunicazione.
Torna a far capolino la necessità della scrittura, si diffondono
le scuole e si pone il problema del griko che inizia ad essere insufficiente
per la comunicazione in una società che si apre allesterno.
Palumbo lo comprende bene e inizia lopera di trascrizione
che porterà avanti per quasi quarantanni. Sebbene conosca
la lingua greca alla perfezione, tanto che finirà per compilare
la prima grammatica del greco volgare, utilizza, per il griko, i
caratteri latini. Certo, la trascrizione è imperfetta e ha
bisogno di prestiti (come il c), ma ci sarebbero stati ancora più
problemi ad usare integralmente lalfabeto greco moderno, di
una lingua che già per conto suo intanto andava modificandosi
in Grecia. Cè anche da sottolineare che il Palumbo
raccolse fisicamente testi scritti in griko da altri parlanti, in
genere contadini che sapevano usare appena, e spesso male, solo
i caratteri latini.
Ma non solo i contadini componevano; anche uomini di cultura, come
Leonardo Mascello da Castrignano, si cimentavano in composizioni
nel dolce idioma greco salentino.
Tra la fine dellOttocento e gli inizi del Novecento, per merito
del Palumbo soprattutto, ma non solo suo, nacquero svariate riviste
di cultura grika, da Kalimera a La rivista di cultura salentina,
da Helios ad Apulia. Una rivista di ambizioni europee, denominata
Cronaca letteraria greco-latina, fu progettata ma non pubblicata.
Nei decenni a cavallo del secolo, non solo la cultura greco-salentina
veniva fatta conoscere fuori dai suoi confini, in Italia e allestero,
soprattutto in Grecia, ma opere di grandi autori stranieri portavano
nella Grecìa Salentina la cultura tedesca, inglese, francese
e soprattutto greca.
LInno alla Libertà di Dionisio Solomòs veniva
parzialmente proposto dal Palumbo nella sua Grammatica del Greco
Volgare, pubblicata nel 1909 a Heidelberg. Kostìs Palamàs
dedicava il suo volume di poesie La vita è immobile al signor
Vito Palumbo con profonda stima e affetto. Dal francese il Palumbo
traduceva in greco salentino Un évangile, di François
Coppée (Parigi, 1886), dal greco medioevale i Canti Rodii
(Lipsia, 1882) e Alfabeto dellAmore (Lecce, 1912), il dramma
in tre atti Vita-Sogno di A. Paparigopoulos (nel Gazzettino
Letterario, 1879), I Poemetti di A. Valaoritis (Calimera,
1896). Dallinglese veniva tradotto in italiano e greco-salentino
Il Corvo di E.A. Poe, mentre dal tedesco erano portati in versione
greco-salentina alcuni poemetti di Heine.

Di Soleto e della Grecìa Salentina si parlava ne Le cento
città dItalia, del 1929, mentre pubblicazioni inerenti
alla Grecìa Salentina, dopo il Palumbo, venivano curate da
Don Mauro Cassoni (Hellas otrantina, La fine del rito greco in Terra
dOtranto) da Domenicano Tondi (Glossa), da Giuseppe Gabrieli
e altri che continuavano il lavoro di ricerca e di analisi. Intanto,
il grande glottologo tedesco Gerard Rohlfs sinteressava delle
aree di origine greca della Puglia e della Calabria e produceva
studi fondamentali, accreditando lipotesi dellorigine
magnogreca delle aree ellenofone.
Su giornali e riviste nazionali scrivevano Brizio De Santis, Giuseppe
Gabrieli, Giuseppe Palumbo e altri. Il mondo accademico si interessava
della cultura greco-salentina soprattutto con Oronzo Parlangeli,
che con i suoi studi accreditava lipotesi dellorigine
bizantina dellarea ellenofona del Salento. Assieme al Parlangeli,
un giovane calimerese ricercava e pubblicava una breve raccolta
di canti, a cui veniva dato il titolo di Traùdia: si trattava
di Giannino Aprile.
Erano gli anni Cinquanta e Sessanta e la cultura grika da un lato
si impoveriva per la partenza di tanti greco-salentini, che emigravano
in cerca di lavoro, dallaltro vedeva una rinascita dellattenzione
da parte degli studiosi (non più solo Rohlfs, ma Kapsomenos,
Karanastasis, per non parlare dei salentini Stomeo, Cotardo). Alcuni
poeti di origine popolare componevano in griko i loro versi (Cesare
De Santis, Cesare Campanelli, Luigi Castrignanò, Brizio Leonardo
Colaci, Genoveffa Avantaggiato, Luceri, ecc.).
Ma è stato Giannino Aprile che pazientemente ha ricucito
i rapporti con la madrepatria greca. Cominciavano gli scambi, prima
come avventurosi viaggi di studiosi, poi sempre di più come
visite di gruppi (studenti, sportivi, organizzazioni di docenti).
La cultura greco-salentina, anche grazie a giornali, riviste, radio
e televisione, cominciava a farsi conoscere in Italia e in Grecia.
Larrivo della stele attica a Calimera, nel 1960, dono del
sindaco di Atene alla cittadina salentina, segnava il momento di
superamento della lunga fase storica di separazione della Grecìa
Salentina dalla Grecia. È importante perché da quel
momento lo scambio culturale che aveva saltuariamente coinvolto
gli studiosi delle due sponde dellAdriatico comincia a diventare
incontro tra genti e dà vigore agli sforzi di chi nella Grecìa
Salentina rifiuta il secolare, per certi versi ovvio, epitaffio
sul griko che sta morendo.
Certo, per resistere, un organismo antico ha bisogno di rinnovare
le sue cellule, di ricevere linfa giovane. Questa iniezione di vitalità
avviene negli anni Settanta attraverso la musica popolare. I dolcissimi
canti sussurrati dai cantori anziani vengono raccolti dai giovani
che, costituiti in gruppi musicali o attraverso le ricerche individuali
sul campo, indagano il vasto patrimonio musicale e lo ripropongono
nelle piazze, alla radio, talvolta alla televisione.
Se gli studi profondi, colti, dei glottologi e dei filologi non
riescono a coinvolgere le masse giovanili, il compito è assunto
dalla musica e, dopo il Canzoniere grecanico salentino,
altri gruppi sulla sua scia propongono canti damore, pizziche,
canti di questua.
Le scuole cominciano ad interessarsi del patrimonio culturale griko,
a partire dalla lingua. Angiolino Cotardo e Antonio Greco a Castrignano,
Ernesto Aprile, Angela Campi Colella a Calimera, cominciano a portare
elementi di griko nella scuola, con alterne fortune.
Intanto, a dare continuità al doppio senso di circolazione
della cultura tra Grecia e Grecìa Salentina, ci pensa lo
storico calimerese Rocco Aprile che, dopo lunghi anni di ricerche,
scrive la Storia della Grecia Moderna, a cui seguirà, alcuni
anni dopo, il volume Grecìa Salentina, origini e storia e
poi, alla fine degli anni Novanta, la Storia di Cipro.
La percezione dellimportanza della cultura grika e della necessità
di recupero e valorizzazione si diffonde e nascono a tale scopo
associazioni culturali un po in tutti i comuni ellenofoni:
Argalìo a Corigliano dOtranto, Chora-ma
a Sternatìa e Ghetonìa a Calimera diventano
negli anni Ottanta il riferimento per coloro che vogliono contribuire
alla salvaguardia del griko.
I canti greco-salentini tradizionali vengono sempre più conosciuti
fuori dallarea grika e in particolare in Grecia, dove Melina
Mercuri, Maria Farandouri e altri grandi esecutori fanno conoscere
sia i canti popolari griki sia i canti dautore; in particolare,
sono popolari le canzoni del compositore calimerese Franco Corlianò,
a cominciare da Klàma, noto in Grecia con il titolo di Andramu
pai.

Al libro di Giannino Aprile, Traùdia, pubblicato postumo
nel 1972 e ripubblicato da Ghetonìa nel 1990, si affiancano
altre pubblicazioni: Roda ce kattia (canti di V.D. Palumbo curati
da P. Stomeo), Racconti greci inediti di Sternatia (sempre a cura
di P. Stomeo), le pubblicazioni finalizzate alla didattica di Angiolino
Cotardo e Ada Nucita, i testi di ricerca storica e antropologica
(di Brizio Montinaro, Giuseppe Lisi, Rocco Aprile, Gustavo Buratti,
Maria Montinaro, Franco Corlianò, Luigi Chiriatti, Antonio
Amato e altri).
Il lavoro di ricerca e diffusione della cultura è facilitato
dallUnione europea. La Direzione XXII e poi la Direzione X
effettuano una serie di interventi che consentono di poter realizzare
qualcosa che era sulla carta da tempo, talvolta da molto tempo.
È il caso dei quaderni di Vito Domenico Palumbo, rimasti
manoscritti per oltre un secolo e che, affidati a Ghetonìa
dagli eredi dello scrittore, vengono studiati per poterne effettuare
la pubblicazione. Dopo I canti greci di Corigliano dOtranto,
tratti da un quaderno e pubblicati a cura di Salvatore Sicuro già
nel lontano 1978, altro materiale viene indagato, sistemato e pubblicato:
è la volta dei racconti popolari (due volumi dal titolo Io
mia forà
) curati da Salvatore Tommasi, e dei canti
popolari, riportati nel volume Ìtela na su po..., a
cura di Salvatore Sicuro.
Nelle scuole riprende limpegno verso le nuove generazioni.
Progetti di grande valenza didattica vedono impegnata la scuola
di base di Castrignano, ma un po tutte le scuole della Grecìa
cominciano a valorizzare lingua e cultura grika, assieme a lingua
e cultura greca, grazie alla presenza di docenti madrelingua inviati
dal governo greco, ottenuta anche per il lavoro svolto in tal senso
dal Consolato Generale di Grecia a Napoli. Vengono realizzate e
proposte grammatica e lessico griko, vengono ristampate grandi opere
del passato, vengono incentivate e pubblicate raccolte di canti
di autori contemporanei.
Ma le associazioni, gli studiosi non sono più soli: lUnione
europea da una parte, gli amministratori locali dallaltra,
danno un grande contributo allo sviluppo culturale dellarea.
Lidentità comune acquista un significato forte, i comuni
si costituiscono in associazione, poi in consorzio, quindi in Unione.
Ogni passo avanti presenta delle difficoltà, ma queste vengono
superate con la consapevolezza di aver avviato un processo irreversibile.
LItalia, la Grecia, lEuropa conoscono la Grecìa
salentina grazie soprattutto ai numerosi gruppi musicali che fanno
conoscere ovunque pizziche e canti damore, ninne nanne e moroloja.
Ci pensa poi il grande appuntamento estivo della Notte della
Taranta a fare da vasta cassa di risonanza alla musica grika:
dallestate del 2002, un collegamento satellitare consente
di seguire in diretta il concertone finale in tutta Europa, dal
Portogallo a Cipro. La visita nella Grecìa salentina del
Presidente della Repubblica ellenica, Kostìs Stefanopoulos,
nel 2001, ha fatto conoscere al grande pubblico greco larea
ellenofona nel tacco dItalia.
Sono sempre più frequenti i pullman di amici greci che giungono
in Puglia e in Calabria per conoscere i fratelli lontani, per scoprire
radici che sono le radici della Grecìa Salentina, della Bovesìa,
ma in larga misura anche le radici della Grecia.
Una serie di gemellaggi, avviati a partire dagli anni Ottanta, avvicina
i centri greci di Halandri, Leonidion, Terpistea, Lefkimi, Arcadi
a Calimera, Martano, Zollino, Soleto; il Liceo musicale di Palini
realizza un progetto con la scuola media a indirizzo musicale di
Calimera e produce un libro e un cd, Ponti damore musicali
nel Mediterraneo. In molte città della Grecia (Ioannina,
Corinto, Karditza, Atene) nascono associazioni di Amici della
Grecìa Salentina. Nasce la Lega Italo-Ellenica a LAquila,
molto attiva nei gemellaggi.
Dopo il Museo Multimediale della Grecìa Salentina,
ospitato per lUnione dei Comuni presso il castello di Corigliano
dOtranto, nasce a Calimera, a cura di Ghetonìa, la
Casa-museo della civiltà contadina e della cultura
grika, punto dincontro con la cultura grecosalentina.
Alcuni sponsor, tra cui la Banca Popolare Pugliese, hanno collaborato
alla sua realizzazione; lUniversità di Lecce, con cinque
corsi di laurea, ha stipulato convenzioni per lo svolgimento di
tirocini formativi presso la Casa-museo, dove si svolge
anche un progetto di Servizio Civile, Arcisalentu, che coinvolge
quattro volontari.
Per chi non può giungere fisicamente nelle aree ellenofone
del Sud Italia ci sono nuovi strumenti di conoscenza. Una serie
di musicassette, cd musicali, cd-rom portano lontano gli elementi
di conoscenza dellarea. Ma lo strumento più nuovo,
quello che mette in comunicazione immediata, è ormai Internet.
Una serie di siti consentono di navigare virtualmente in Puglia,
in Calabria e in Grecia, di avere contatti continui impensabili
fino a pochissimi decenni or sono. Il sito ufficiale della Grecìa
Salentina (www.greciasalentina.org) si affianca ai siti creati nel
territorio e fuori da esso (Bologna, Perugia, LAquila), siti
che si occupano di lingua, cultura, turismo, economia, comunicazione.
Sono strumenti nuovi e vicini alla sensibilità dei giovani,
quello della musica, della multimedialità, a cui si affianca
il disegno: un gruppo di giovani ha realizzato tre anni or sono
la trasposizione a fumetti di fiabe e racconti popolari (Mes ti
tàlassa ecé sto daso, Dentro al bosco, in mezzo al
mare). Al testo in griko del fumetto sono state affiancate le traduzioni
in italiano e neogreco ed è stata così realizzata
una pubblicazione dei giovani per i giovani.
Per la Grecìa Salentina è finito il tempo dello stupore,
dellinfanzia. Con il terzo Millennio comincia il tempo delle
idee, della comunicazione, della costruzione della maturità,
dello sviluppo. È un impegno difficile, lo sanno bene gli
amministratori locali che, con la creazione dellUnione dei
Comuni della Grecìa Salentina, devono affrontare e risolvere
impegnativi problemi di area, oltre che dei singoli comuni. Ma la
strada è tracciata, ora bisogna percorrerla.
Dai nostri padri abbiamo avuto in regalo la grande anima della Grecìa
Salentina e della Bovesìa. Ora, insieme agli amici greci,
dobbiamo costruire dei solidi corpi.
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