Quella terra non differiva per niente dalla Sicilia,
dunque non mi sembrava per
nulla una terra straniera
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Quando arrivammo sul presunto luogo della tragedia (il capitano
aveva rilevato il punto con precisione), la nave fermò i
motori. Gli allievi si affacciarono sul ponte con i fiori in mano.
E mentre la sirena suonava per tre volte, il capitano, gli ufficiali
e lequipaggio al completo nelle loro uniformi da parata si
schierarono vicino a noi: gli ufficiali al centro, e poi gli allievi
per formare un ferro di cavallo di fronte al mare.
Presi un foglio dalla tasca e lessi ad alta voce alcune righe che
avevo scritto.
Il capitano si tolse il berretto, subito imitato dagli ufficiali
e dagli allievi dellEgnatia.
Mentre le ragazze lanciavano i mazzi di fiori in mare, il loro professore
di matematica dispiegò nella leggera brezza marina il vessillo
che le allieve di terza liceo Marilù, Anita e Giuseppina
avevano ricamato per loccasione e sul quale si leggeva: Il
liceo classico Pantaleon alle vittime della crudeltà nazista.
* * *
Appena sbarcato dal Cavour sul molo di Patrasso, il
mio primo pensiero fu che quella terra non differiva per niente
dalla Sicilia, dunque non mi sembrava per nulla una terra straniera.
I canti greci mi trascinavano nelle pianure torride della mia isola,
inondate da rimpianto. Le cime delle montagne ricordavano gli alti
massicci del centro e la sommità fumante dellEtna.
La campagna non differiva da quella di Bagheria e di Aspra. Le isole
si confondevano con Lampedusa e Pantelleria. I vigneti ricordavano
Marsala e Trapani, mentre Monenvasia evocava lorgogliosa città
di Erice, e i vecchi quartieri di Patrasso i vicoli oscuri di Palermo.
Le loro imbarcazioni non differivano per niente da quelle dei pescatori
di Mazara del Vallo.
Noi dobbiamo sorvegliare il nostro comportamento, ma io mi lasciai
andare al mio umore incrociando sul marciapiede tre donne vestite
a lutto.
Che vuoi dire? mi domandò André che
non nascondeva le sue simpatie per il fascismo. Noi dobbiamo
agire come un esercito doccupazione. Cerchiamo di comportarci
correttamente con la popolazione.
Si è mai sentito dire che un esercito doccupazione
si comporta con delicatezza nel territorio occupato?
Al dispiacere daver provocato quella discussione io risposi:
Le genti di qua non mi sembrano straniere. Ho limpressione
di trovarmi a Castelvetrano.
Grande sentimentale, rispose André, riempiendo il
suo bicchiere di vino.
* * *
Due mesi più tardi, nelle montagne dArcadia, presi
parte ad una retata di partigiani. Noi non li affrontammo neanche
una volta, ma il comandante della divisione si felicitò con
noi per la precisione dei nostri movimenti. Assente da Patrasso,
centellinai con amici leccellente vino resinoso di una taverna.
Sceglievo sempre la tavola dellangolo dietro il pozzo e fissavo
con lo sguardo la finestra della casa di fronte. Una bellissima
ragazza dagli occhi a mandorla ombrati da lunghe ciglia si faceva
vedere di tanto in tanto dietro la tenda. Come siamo diventati amici?
Ho avuto limpressione che ci conoscessimo dallinfanzia.
Vieni a casa mia mi disse Maria il giorno in cui ci
conoscemmo. A casa lei sedette fra suo padre e sua madre, ma sia
lei che sua sorella erano di fronte a me. Ci scambiammo convenevoli
di circostanza bevendo del vino bianco con i biscotti e le paste
preparate in casa.
Il notaio, il padre di Maria, si alzò e disse con tono solenne:
Signor sottotenente, voglio evitare ogni equivoco. Mai un
ufficiale dellesercito doccupazione sè
seduto alla nostra tavola. Noi siamo patrioti e odiamo linvasore
che occupa la nostra terra. Facciamo uneccezione per lei,
perché la consideriamo uno dei nostri. Lei è siciliano
e uomo di cultura. Tutto manifesta che i suoi sentimenti non corrispondono
a quelli dei suoi camerati. La mia famiglia e io beviamo alla sua
salute e le diamo il benvenuto. Spero di rivederla presto in circostanze
migliori per la dignità della mia nazione.

A mia volta alzai il mio calice e dissi: Signor Notaio,
ho lonore di chiedervi la mano di Maria.
Stupore generale. Tutti tacquero e, per un istante, il silenzio
fu totale. Ma mentre il notaio rispondeva che era troppo presto
per parlare di questo, io sentii contro il ginocchio leloquente
pressione della gamba di Maria.
Il colpo di Stato di Badoglio mi colse in casa sua, circostanza
che mi salvò da una morte certa perché i Tedeschi
arraffavano i nostri e li ammassavano sulle navi, che andavano a
capovolgere al largo.
* * *
Linsegnante di matematica diede quindi il gonfalone a Marilù
Cereria. I lunghi capelli di Marilù sfiorarono i bordi della
bandiera di seta. Fu allora che la brezza che segue subito dopo
la calura complicò, per i Tedeschi, labbandono della
nave-feretro. I becchini correvano dei rischi a trasbordare sul
rimorchiatore che li accompagnava, lasciando affondare la vecchia
carcassa ove erano chiusi i nostri soldati. Dietro gli studenti
gli altri passeggeri, ignorando tutto degli avvenimenti, guardavano
senza comprendere. Marilù gettò la bandiera in acqua.
I mazzi di fiori galleggiavano come dei minuscoli delfini prima
di sparire nella spuma della scia.
La nostra piccola cerimonia non aveva solamente un carattere didattico
ed educativo. Molti tra gli annegati erano siciliani. Il megafono
del piroscafo ci informò che era lora del pranzo. Le
giovinette abbandonarono il ponte con grida di gioia. Io gettai
unultima occhiata allimmensità del mare. Un delfino
che ci seguiva si tuffò e poi riapparve nella schiuma.
(Trad. Bruno Rombi)
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