La sfida
rappresentata dalla Cina,
in un futuro a medio termine, sarà molto
probabilmente
politica
ed economica,
non militare.
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Lascesa della Cina e dellAsia in generale
nei prossimi decenni porterà a un riordinamento sostanziale
del sistema internazionale. Il centro di gravità degli affari
si sta spostando dallAtlantico, dove è rimasto per
gli ultimi tre secoli, al Pacifico. I Paesi che godono dei ritmi
più alti di sviluppo sono in Asia e la loro crescita giustifica
la loro visione dei propri interessi nazionali.
Il ruolo emergente della Cina viene spesso paragonato a quello della
Germania imperiale allinizio del secolo scorso, con limplicazione
che un confronto strategico è inevitabile e gli Stati Uniti
farebbero bene a prepararsi. Questa idea è pericolosa quanto
sbagliata. Il sistema europeo del XIX secolo presumeva che le maggiori
potenze alla fine avrebbero difeso i loro interessi con la forza.
Ogni nazione pensava che la guerra, se ci fosse stata, sarebbe stata
breve e alla fine avrebbe giovato alle sue posizioni strategiche.

Solo degli avventati potrebbero fare gli stessi calcoli in un mondo
globalizzato pieno di armi nucleari. Una guerra tra le maggiori
potenze sarebbe una catastrofe per tutti i partecipanti; non ci
sarebbero vincitori, e il fardello della ricostruzione farebbe sembrare
ridicole le cause del conflitto. Quale dei leader che così
spensieratamente si lanciarono nella Prima guerra mondiale, nel
1914, non si sarebbe tirato indietro se avesse potuto immaginarsi
il mondo nel 1918? Noi oggi ne conosciamo bene le conseguenze, e
statisti saggi faranno il possibile per impedire il ritorno del
mortale calcolo che, dopo lascesa della Germania, ha trasformato
il sistema internazionale in una profezia che si autoavvera.
Oggi limperialismo militare non è nello stile cinese.
Von Clausewitz, il principale teorico della strategia occidentale,
parla della preparazione e della conduzione di una battaglia centrale.
Sun Tzu, la sua controparte cinese, focalizza il suo insegnamento
sullindebolimento psicologico dellavversario. La Cina
persegue i suoi obiettivi con lo studio attento, la pazienza e lattenzione
alle sfumature. Solo raramente rischia un showdown del tipo il
vincitore si prende tutto.
È poco saggio sostituire nella nostra mente lUnione
Sovietica con la Cina e applicare ad essa la politica del contenimento
militare della Guerra fredda. LUnione Sovietica era erede
di una tradizione imperialista che tra Pietro il Grande e la fine
della Seconda guerra mondiale ha proiettato la Russia dalla regione
che circondava Mosca al centro dellEuropa. Lo Stato cinese
nelle sue dimensioni attuali esiste da circa duemila anni. LImpero
russo era governato con la forza, lImpero cinese lo è
dalla conformità culturale.
Lequazione strategica dellAsia è diversa. La
politica americana in Asia non deve farsi elettrizzare dalla crescita
militare cinese. Non cè dubbio che la Cina stia accrescendo
il suo potenziale militare, trascurato nella prima fase delle riforme
economiche. Ma anche prendendo per buone le massime stime, il bilancio
militare cinese è del 20 per cento inferiore a quello americano,
raggiunge a malapena quello giapponese e ovviamente è di
gran lunga inferiore ai bilanci militari sommati dei tre Paesi che
confinano con la Cina: Giappone, India e Russia. Per non parlare
poi della modernizzazione militare di Taiwan, sostenuta grazie alle
decisioni prese in America nel 2001. Russia e India possiedono armi
nucleari. In una crisi che minaccia la sua stessa sopravvivenza,
il Giappone potrebbe rapidamente dotarsene e potrebbe anche farlo
formalmente se il problema nucleare della Corea del Nord non verrà
risolto.
Quando la Cina ribadisce le sue intenzioni alla cooperazione e nega
di voler lanciare una sfida militare, esprime non tanto una preferenza,
quanto la realtà strategica. La sfida rappresentata dalla
Cina, in un futuro a medio termine, sarà molto probabilmente
politica ed economica, non militare.

Il problema di Taiwan è uneccezione e spesso viene
menzionato come qualcosa in grado di far accendere la miccia. Ciò
potrebbe accadere se entrambe le parti abbandoneranno il vincolo
che per più di una generazione ha condizionato i rapporti
tra Usa e Cina in merito. Ma non è affatto inevitabile.
Quasi tutti i Paesi e tutte le maggiori Potenze hanno
riconosciuto le rivendicazioni della Cina, che considera Taiwan
parte del suo territorio. Così hanno fatto anche sette Presidenti
americani di entrambi i partiti, e nessuno con più enfasi
di George W. Bush. Entrambe le parti hanno gestito con qualche abilità
gli eventuali imbarazzi provenienti da questo stato delle cose.
Le relazioni cino-americane migliorarono basandosi su tre princìpi:
il riconoscimento americano del principio di una sola Cina
e lopposizione a una Taiwan indipendente; la comprensione
da parte della Cina del fatto che lAmerica chiede una soluzione
pacifica ed è pronta a difendere questo principio; il vincolo
assunto da tutte le parti di non esacerbare la tensione negli Stretti
di Taiwan.
Questo equilibrio delicato si è mantenuto per 33 anni. Lobiettivo
è ora inserire largomento di Taiwan in un contesto
negoziale. La recente visita a Pechino dei leaders di due dei tre
maggiori partiti taiwanesi potrebbe esserne un presagio. Negoziati
sulla riduzione della tensione negli Stretti di Taiwan sembrano
fattibili.
Con rispetto per lequilibrio globale, la numerosa e istruita
popolazione cinese, i suoi vasti mercati, il suo ruolo ormai di
spicco nelleconomia mondiale e nel sistema finanziario globale,
tutto ciò prospetta una crescente capacità di imporre
incentivi e rischi, di avere una moneta di influenza internazionale.
Piuttosto che pensare di distruggere la Cina come entità
funzionante, bisognerebbe pensare a questa capacità come
intrinseca nelleconomia e nei processi finanziari globali,
ed è lAmerica stessa ad aver contribuito ad alimentarla.
In questo contesto, lo storico obiettivo americano di opporsi allegemonia
in Asia annunciato per la prima volta nel 1972 come obiettivo
comune con la Cina nel Comunicato Ufficiale di Shanghai resta
valido. Ma dovrà venire raggiunto con strumenti politici
ed economici, già sostenuti dal potere americano.
Ci sarà un test per le intenzioni cinesi: se la Cina userà
la sua potenza montante per cercare di escludere lAmerica
dallAsia o se essa farà parte di uno sforzo congiunto.
Paradossalmente, la migliore strategia per conseguire obiettivi
anti-egemonia è mantenere rapporti stretti con tutti i maggiori
Paesi asiatici, Cina inclusa. In questo senso, lascesa dellAsia
sarà un test per la competitività americana nel mondo
che sta emergendo, specialmente nei Paesi asiatici.
La grande maggioranza delle nazioni vede il proprio rapporto con
lAmerica attraverso la lente dei propri interessi. In un confronto
tra Cina e Usa cercheranno di evitare di schierarsi. Nello stesso
tempo hanno maggiori incentivi a partecipare a un sistema multilaterale
con lAmerica piuttosto che optare per un nazionalismo esclusivamente
asiatico. Non vorranno venire visti come tasselli di un mosaico
americano. LIndia, per esempio, ha con gli Usa interessi comuni
persino più importanti per quanto riguarda la lotta allIslam
radicale, alcuni aspetti della proliferazione nucleare e lintegrità
dellAsean, lAssociazione delle nazioni del Sud-Est asiatico.
Non sente alcun bisogno di conferire a questi obiettivi comuni un
carattere ideologico oppure anticinese. Non trova nessuna contraddizione
tra i propri rapporti con gli Usa, in netto miglioramento, e la
proclamazione di una partnership strategica con Pechino.
La Cina sta cercando una cooperazione con gli Stati Uniti nel proprio
interesse e per numerose ragioni, inclusa la necessità di
colmare il divario tra le proprie regioni sviluppate e quelle in
via di sviluppo, o limperativo di adeguare le proprie istituzioni
politiche allacceleramento della rivoluzione economica e tecnologica.
Una Guerra fredda con lAmerica potrebbe avere un impatto catastrofico
sullincremento del tenore di vita, dal quale dipende la legittimazione
del governo. Ma da tutto ciò non consegue che ogni danno
inferto alla Cina in una Guerra fredda si trasformerebbe in un beneficio
per lAmerica. Avremmo pochi seguaci in Asia, i cui Paesi continuerebbero
a commerciare con la Cina.
Largomento dellarsenale nucleare nordcoreano è
un test importante. Esso viene spesso presentato come un esempio
dellincapacità dei cinesi di sfruttare tutto il loro
potenziale. La pazienza della Cina nel maneggiare questo problema
irrita alcuni politici americani. Ma essa parzialmente riflette
la realtà: il problema nordcoreano è molto più
complesso per la Cina che per gli Stati Uniti. LAmerica si
concentra sulle armi nucleari, ma la Cina teme il potenziale caos
lungo le sue frontiere. Queste preoccupazioni non sono in contraddizione
e possono richiedere lestensione del dibattito dalla Corea
del Nord a tutto il Nord-Est asiatico.
I comportamenti sono psicologicamente importanti. La Cina deve essere
prudente con le politiche che sembrano escludere lAmerica
dallAsia, e con la nostra sensibilità ai dossier sui
diritti umani che influenzerà la flessibilità e le
azioni dellAmerica nei confronti della Cina. LAmerica
deve capire che un tono minaccioso evoca in Cina ricordi di arroganza
imperialista e non è adatto a trattare con un Paese che ha
alle spalle quattromila anni di sovranità ininterrotta.
Allinizio del nuovo secolo le relazioni tra Cina e Stati Uniti
possono decidere se i nostri figli vivranno uno sconvolgimento persino
peggiore di quello del Novecento, oppure se assisteranno alla nascita
di un nuovo ordine mondiale compatibile con le aspirazioni universali
per la pace e il progresso.
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