Il primo colpo
alla schiena le fu inferto dai golpisti conservatori,
il secondo dai
radicali
avventuristi
che si spacciavano per democratici.
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PERESTROJKA In russo vuol dire Ricostruzione
Intendeva essere una rivoluzione pacifica dallalto
compiuta nellUnione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
da Mikhail Gorbaciov, eletto il 10 marzo 1985 Segretario generale
del Pcus Il tentativo (1986-1991) si trasformò in
una tempesta democratica. Liberalizzazione e fine delle persecuzioni
contro i dissidenti permisero il costituirsi di movimenti che si
imposero sulla scena politica Fallì sia nei riguardi
delle nazionalità sia nel campo economico. I ritardi nellaffrontare
la questione nazionale esasperarono le spinte secessionistiche
Contribuì a mettere fine alla Guerra Fredda, definita come
una terza guerra mondiale combattuta senza armi in campo. La distensione
culminò alla fine del 1989, nelle rivoluzioni
dei Paesi dellEuropa dellEst Il percorso interno
fu frenato e deviato dal fallito colpo di Stato a Mosca
dellagosto 1991: Gorbaciov fu arrestato nel quadro di quellanomalo
golpe subito abortito. Ma nel dicembre veniva sciolta lUrss:
la bandiera rossa fu ammainata dalla cupola del Cremlino.
Se dovessi riassumere in pochi termini il senso della perestrojka,
direi che coloro i quali la promossero si proponevano di umanizzare
e di rinnovare il mio Paese: gradualmente, attraverso la democrazia
nellambito di una scelta socialista. E, simultaneamente, si
proponevano di dare un potente contributo alla modificazione delle
relazioni internazionali verso un nuovo ordine, in grado non solo
di procedere in pace, ma anche di affrontare politicamente le grandi
sfide che erano e sono tuttora irrisolte di fronte allumanità.
Io ritengo che quel tentativo non solo non fu vano, ma che debba
ancora essere compiutamente analizzato, poiché ad ogni svolta,
in ognuna delle crisi che si sono susseguite da allora, si sono
ripresentati gli stessi problemi che allepoca non vennero
risolti.

Tra i molti insoddisfatti e critici dellattuale stato delle
cose in Russia vi sono, per esempio, quelli che pensano che tutto
sia colpa della perestrojka. E, per quanto possa sembrare paradossale,
anche taluni pensatori occidentali ritengono che sia stata la perestrojka
la causa principale della dissoluzione dellUrss e della scomparsa
dellunico modello alternativo alla democrazia liberale occidentale.
Cè chi la chiama rivoluzione e chi controrivoluzione;
chi vede in essa un progresso e chi un totale regresso della Russia.
Chi le assegna un ruolo di grande mutamento positivo sul piano internazionale,
chi le assegna la responsabilità di avere creato un mondo
unipolare in cui gli Stati Uniti ora possono fare tutto quel che
vogliono.

Credo che si debba dire prima di tutto che la perestrojka fu una
rivoluzione pacifica in senso anti-totalitario, realizzata in nome
degli ideali democratici e socialisti. Certo, eravamo consapevoli
che, dopo lenorme impulso democratico e culturale che seguì
alla Rivoluzione di Ottobre, era presto sopravvenuta una vera e
propria reazione, quella che fu giustamente definita come il termidoro
staliniano, con linstaurazione di un sistema di potere
totalitario. Quel sistema fu il risultato di unoffensiva sanguinosa
condotta proprio contro coloro i quali avevano fatto la rivoluzione.
Si può dire che i figli della rivoluzione vennero inghiottiti
dallo stalinismo. Il nostro punto di partenza fu che si potesse,
e si dovesse, tornare alle origini del socialismo e liberare la
società sovietica da quelleredità. Cioè
che ci si dovesse muovere verso un modello di socialismo
come poi fu detto dal volto umano.
Che fosse un progetto possibile ce lo diceva tutta la società
sovietica. Essa, come fu detto allora, era letteralmente gravida
di quel tipo di aspettative. Esse erano state frustrate ripetutamente
nei decenni precedenti, che avevano fatto seguito alla dittatura
staliniana, ma erano rimaste vive e forti, ed erano sopravvissute
sia al tentativo autoritario-democratico di Krusciov, e del disgelo
che comunque produsse, sia a quello palesemente autoritario-burocratico
di Breznev. E quando cominciammo esse erano diventate tanto impetuose
che sarebbe stato veramente irresponsabile non vederle. Di questo
gridava lintelligencija, invocando la libertà di parola,
il pluralismo politico e ideale; questo chiedevano i lavoratori,
che consideravano ormai insopportabili i privilegi della nomenklatura
e un egualitarismo umiliante; questo voleva la maggioranza della
gente, che chiedeva una vita migliore e più giusta.

Cento volte mi sono sentito porre questa domanda: Ma era
riformabile il sistema sovietico? . Vi erano, anche tra gli
iniziatori della perestrojka, opinioni disparate al riguardo. E
la domanda in un certo senso è aperta tuttoggi. Ma
io, dopo avere molto vissuto, molto riflettuto, sono giunto alla
conclusione che non esistono in natura sistemi sociali non riformabili.
Altrimenti non vi sarebbero progresso e sviluppo nella storia. La
perestrojka durò soltanto sei anni e fu interrotta in modo
artificioso, con un colpo di Stato: il primo colpo alla schiena
le fu inferto dai golpisti conservatori, il secondo dai radicali
avventuristi che si spacciavano per democratici.
Riandando agli anni difficili della perestrojka io vedo che essi
aprirono la strada sulla quale cominciarono a modificarsi le idee
di milioni di persone, in cui si sprigionò una nuova energia,
in cui si dimostrò che i popoli della Russia per quanto
fossero diversi gli uni dagli altri potevano muoversi rapidamente
verso una nuova prospettiva. Fu dato un potente impulso alla democrazia
e alla libertà di pensiero. Basta ricordare, per questo,
latmosfera del Primo Congresso dei Deputati del Popolo, primo
Parlamento democratico (seppure in condizioni formali di partito
unico) della storia post-staliniana, le discussioni accalorate,
i dibattiti sotto gli occhi di tutti i sovietici, trasmessi per
televisione giorno dopo giorno, senza segreti. Evgenij Evtushenko
allora scrisse: «Noi siamo tutti nel partito della Perestrojka».
Non avevamo una strategia? Che cosera il nuovo modo
di pensare? Certo, la strada era nuova e non poteva essere
disegnata fin dallinizio, individuando tutti i passaggi pratici
che si sarebbero presentati. Ma le idee-forza principali, quelle
di dar vita a un passaggio graduale verso un sistema democratico
in cui venissero conservate le caratteristiche socialiste, con lintroduzione
di un mercato socialista accompagnato dal consenso popolare e da
una vasta partecipazione della gente alle decisioni, tutto ciò
era chiaro. Volevamo eliminare lestraneità dei cittadini
alla produzione, al potere, alla cultura, alla vita sociale. Volevamo
riformare la politica, e con essa leconomia e la società
intera. E andammo in quella direzione. Noi riconoscemmo politicamente
e definimmo giuridicamente la proprietà privata e nello stesso
tempo cominciammo a sviluppare una forte politica sociale dello
Stato. In sostanza, avevamo intrapreso la via socialdemocratica.
È evidente che ciascuna di queste trasformazioni si scontrò
con unaccanita resistenza. Il passato gravava sulla coscienza
sociale e ostacolava la comprensione del significato del cambiamento.
Molti non compresero che la contrapposizione tra il comunismo e
la socialdemocrazia aveva già perduto una gran parte del
suo significato e delle sue ragioni storiche (e su questo tema gli
storici potranno discutere ancora per decenni). Anche noi eravamo
mutati, così come era mutata la socialdemocrazia.
I dogmatici temevano che noi volessimo passare al capitalismo. Noi
cercavamo di spiegare che le trasformazioni in atto sarebbero avvenute
allinterno della scelta socialista. Loro non capivano che
lallontanamento delle masse dalle idee del socialismo era
avvenuto proprio perché il socialismo si era presentato ai
loro occhi nella forma dello stalinismo.
Anche in questo senso, tuttavia, non tutto fu chiaro sin dallinizio.
Né poteva esserlo. Molti approfondimenti nacquero nel vivo
della battaglia e del dibattito. Ed è davvero ingeneroso
pretendere da noi che pensammo la perestrojka, ma che eravamo
figli della nostra storia e dunque del nostro tempo che avessimo
compreso tutto fin dallinizio.
Sulla questione della futura società umana, in particolare,
giungemmo io stesso giunsi traendo le conclusioni
dallanalisi della situazione mondiale, dei rapporti di forza
planetari, dei pericoli di un avvitamento della confrontazione tra
i due sistemi sociali: Lidea della nuova civilizzazione
umana crebbe allinterno di questa analisi, mentre lavoravamo
sui temi del disarmo, sulla necessità (che io vidi assai
presto) di liberare definitivamente lumanità dallarma
nucleare.
È in questo contesto che la perestrojka ha dato al mondo
i risultati più spettacolari. In quei brevi sei anni furono
raggiunti risultati senza precedenti in tutte le direzioni del disarmo
nucleare strategico e tattico.
Il mondo intero trasse un sospiro di sollievo. Anche questo dimostra
che gli spazi di trasformazione furono utilizzati ed ebbero successo.
Stava cominciando ad emergere, seppure tra mille difficoltà,
una nuova idea del futuro comune, una nuova visione della convivenza,
un altro livello, qualitativamente diverso del potere, dei rapporti
tra i popoli, ma anche di quelli tra i popoli e i loro governanti.
Unidea più alta di democrazia, alla fine dei conti,
strettamente connessa con un mondo liberato dalle armi di distruzione
di massa e capace di progettare la pace.
Sfortunatamente, questa prospettiva è rimasta un progetto
non realizzato. LOccidente preferì trarre vantaggi
immediati dalla situazione che si era creata con la fine dellUnione
Sovietica. Forse soltanto adesso in Europa e persino negli Stati
Uniti si comincia a capire che sarebbe stato utile agire in modo
più lungimirante.
Cè ancora una cosa di cui non posso non parlare. Non
si sono ancora spente le dispute attorno alla questione del perché
la perestrojka venne demolita. Esiste lopinione che la causa
fu un complotto esterno. Sono molti coloro i quali pensano che la
perestrojka fu schiacciata dalla corsa alle armi imposta dallOccidente.
Io sono convinto che i fattori esterni sebbene abbiano avuto
un peso non furono decisivi. Di gran lunga più importanti,
davvero cruciali, furono i fattori interni. È qui che si
trovano gli errori dei riformatori, la resistenza degli avversari
dei cambiamenti, limpazienza dellintelligencija radicale.
La perestrojka si trovò di fronte a due opposizioni radicali,
a destra e a sinistra. Il putsch dellagosto 1991 fu lapogeo
di quel dramma.
Ma è significativo, e rimane nella storia, che sia i radical-democratici
sia i conservatori-burocratici votarono insieme nel Parlamento russo
per ratificare la decisione della triade Eltsin-Kravchuk-Shushkevic
che sanciva lo scioglimento dellUrss. Solo pochi deputati,
su alcune centinaia, votarono contro.
Così terminò la perestrojka: con la cancellazione
del soggetto che avrebbe dovuto essere riformato. Al posto di una
strategia che aveva puntato sul mantenimento dellUnione delle
Repubbliche, accompagnata dalla decentralizzazione, da riforme profonde
e graduali, subentrò una prospettiva di rottura immediata
e di frantumazione del Paese.
Il risultato adesso è sotto gli occhi di tutti. Ora sono
necessari sforzi giganteschi per superare le conseguenze del caos
che ha investito la Russia negli anni Novanta. La realizzazione
di questo difficilissimo compito storico tocca agli anni del presidente
Vladimir Putin. In una prima fase è stata raggiunta la stabilità,
e questo è un fatto positivo. Oggi la cosa principale è
continuare le trasformazioni democratiche, poiché senza queste
non è possibile riportare la Russia verso una crescita dinamica.
Io sono convinto che lesperienza della perestrojka e del nuovo
modo di pensare sia attuale anche oggi, nel momento in cui lumanità
si trova di fronte alle sfide della sicurezza, della povertà,
della crisi del suo rapporto con la natura. La comunità mondiale
può vincere queste sfide solo con unazione comune e
solidale.
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