Bernard Lewis vede nellIslam
la reazione storica di un vecchio
rivale contro
la nostra eredità giudaico-cristiana, la nostra presenza
secolare e la
diffusione
mondiale di questi due elementi.
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A dieci anni da Scontro di civiltà, un saggio per Foreign
Affairs che nel 1996 fu pubblicato in forma di libro e tradotto
in 32 lingue, in un certo senso l11 settembre è stato
per me una conferma: non la previsione di una guerra fra Stati come
nellOttocento, né una guerra fra ideologie come nel
Novecento, ma lattacco di un gruppo islamico isolato contro
il simbolo della civiltà occidentale, lAmerica. Infatti
si è trattato di persone che in modo deliberato si sono identificate
con un ramo della civiltà islamica. Lo stesso Osama bin Laden
si è sempre espresso in termini di lotta fra culture.
Solo se le società e i governi islamici si fossero schierati
con costui ci sarebbe stato il rischio di uno scontro mondiale.
Il potenziale per un vero e proprio scontro cè, anche
perché nella lotta delle culture si sono aggiunti altri due
fattori: lintermittenza dei confronti armati fra India e Pakistan
per il Kashmir e la trasformazione delle Intifade in martirii
di kamikaze.
Una frase di quel mio saggio («LIslam ha dei confini
di sangue») va spiegata. LIslam non è sanguinario
di fondo. Ci sono più fattori in gioco. Uno è il sentimento
storicamente condiviso fra i musulmani di essere stati soggiogati
e sfruttati dallOccidente. Un altro è il rancore per
forme concrete della politica occidentale, soprattutto per il sostegno
che lAmerica dà allo Stato di Israele. Il terzo fattore
è il rigonfiamento demografico nel mondo arabo.
Il gruppo più consistente è fra i quindici e i trentanni.
Questi giovani non trovano lavoro nei Paesi di nascita. Tentano
di andare in Europa o si lasciano reclutare per la lotta contro
i non-musulmani. I capi del terrorismo pagano bene.

Le società vecchie, cioè i popoli con
aspettative di vita piuttosto alte, non conducono più guerre.
Gli europei erano molto violenti un secolo fa, quando il loro profilo
demografico assomigliava a quello del mondo arabo attuale. Il massacro
della prima guerra mondiale fu possibile soltanto perché
cerano così tante persone da massacrare. Ma non esaltiamo
troppo questo fattore. Nel 2020 il fenomeno sarà ridotto
e ciò renderà più facile avere rapporti pacifici
con lIslam. I confini di sangue, dunque, si riferiscono
a un fenomeno più ampio del conflitto fra israeliani e palestinesi.
Ma è giusto che gli Stati Uniti considerino la sicurezza
di Israele un interesse nazionale.
Che dire, poi, di tutti gli altri conflitti che mobilitano i musulmani
contro i non-musulmani? Bernard Lewis vede nellIslam la reazione
storica di un vecchio rivale contro la nostra eredità giudaico-cristiana,
la nostra presenza secolare, e la diffusione mondiale di questi
due elementi. E una rivalità storica che esiste fin
dal VII secolo, dalla nascita dellIslam e dalla conquista
islamica dellAfrica del Nord, del Vicino Oriente e di vasti
territori europei. E cambiato tutto nellOttocento, quando
lOccidente cominciò a colonizzare il Medio Oriente
e portò avanti lopera fino al secolo appena scorso.
Per quel che riguarda lostilità islamica nei confronti
di idee occidentali, quali lindividualismo, il liberalismo,
il costituzionalismo, i diritti umani, la pari dignità fra
i sessi, in una parola, la democrazia, dobbiamo distinguere fra
varie correnti e gruppi. Naturalmente esistono musulmani che condividono
questi valori occidentali. Ma purtroppo sembra che dappertutto questi
gruppi siano in minoranza, con scarso potere e possibilità
dinfluenza. Gran parte dei governi del mondo islamico sono
solo delle dittature, delle mono-o-teocrazie.
La domanda allora è: perché non esiste democrazia
nei Paesi islamici? Forse il motivo è culturale. Ma se guardiamo
allIslam nella sua interezza, vediamo che la Turchia, ad esempio,
è una forma di democrazia, che anche il Pakistan ha avuto
forme democratiche, che il Marocco ha avviato riforme moderne, che
la Tunisia ne è direttamente influenzata. Non credo che lIslam
sia di per sé antidemocratico. E vero che nellIslam
arabo non esiste un solo Stato democratico, eccezion fatta per il
Libano. Ma il Libano era più cristiano che musulmano. Quando
i rapporti di maggioranza sono cambiati, è scattata la guerra
civile. Tuttavia esistono grandi differenze fra i quaranta Paesi
islamici.
Il fatto è che gli interessi di molti si riferiscono a un
avversario comune, gli Stati Uniti. Forse anche allOccidente
in blocco. La politica di potere non si esaurisce mai: viene rafforzata
dalla cultura e dalla religione, sebbene queste non riescano a spiegare
tutto. Si veda lalleanza fra Ankara e Gerusalemme. E si legga
bene la storia della Russia: da Pietro il Grande in poi, ogni tanto
la Russia si è spostata verso lOvest. Occidentalizzazione
e modernizzazione sono un vecchio motivo della storia russa. Ma
cè anche il motivo contrario, il motivo slavo,
secondo il quale la Russia ha una destinazione del tutto divergente
dallOccidente. Questa corrente del resto si può trovare
anche nel bolscevismo: «Siamo diversi e migliori, siamo il
futuro e seppelliremo lOccidente». Ora, sicuramente
esistono seri conflitti allinterno dello stesso Islam, anche
se tutti sono musulmani, e se tutti hanno movimenti fondamentalisti
e regimi estremamente autoritari.
Ecco: la cosa interessante dellex blocco sovietico è
che democratizzazione e riforma economica si muovono lungo linee
culturali molto precise. Tutti i Paesi che appartenevano allEuropa
centrale oggi manifestano grandi progressi. Le culture ortodosse
di Bulgaria, Bielorussia e Ucraina sono invece più lente
nei processi riformatori. Ma lAlbania musulmana e i Paesi
dellAsia centrale sono ancora molto più lontani dal
raggiungere successi di riforma minimi.
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