Il mercato
è segmentato
in due grandi
comparti: uno
centrale, dove
le garanzie
contrattuali
e normative della forza lavoro sono elevate, e uno
marginale, dove tali garanzie sono labili.
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Nel corso di questo articolo si cercherà di studiare il
rapporto tra processi immigratori e mercato del lavoro nel Salento,
con particolare riferimento allanno 2000, e analizzare le
assunzioni di extracomunitari previste dalle aziende locali. A questo
scopo sono stati utilizzati i dati ufficiali nazionali (Ministero
dellInterno, Istat), regionali (Istat) e disaggregati a livello
provinciale (Istat, Camera di Commercio, Industria, Agricoltura
e Artigianato di Lecce), il Sistema Informativo Excelsior e ricerche
di tipo quantitativo e qualitativo (OPI - Osservatorio Provinciale
sullImmigrazione di Lecce).
Dati sulla presenza straniera in Italia a livello nazionale, regionale,
provinciale:
- permessi di soggiorno concessi per continente di provenienza,
regioni di soggiorno, motivo (a livello nazionale, regionale);
- popolazione straniera residente distinta per sesso, comunità
di appartenenza, comune di residenza, stato civile, classi di età,
numero componenti nucleo familiare, numero figli, attività
lavorativa (a livello provinciale).
Dati di tipo economico:
- composizione delle attività economiche, tassi di occupazione
e di disoccupazione distinti per sesso, classi di età, regione
e provincia (a livello regionale, provinciale).
Previsioni per i tre livelli
- previsioni di assunzioni di extracomunitari distinte per regione,
professionalità richieste, settore di attività.
Punti di contatto tra Italia e Salento
- mercati del lavoro con contemporanea presenza di quote di disoccupazione
autoctona ed elevata offerta di manodopera straniera;
- complementarietà della manodopera immigrata;
- correlazione tra aree di lavoro e gruppi etnici;
- ruolo delle reti sociali.
Punti di differenza tra Italia e Salento
- Salento zona di transito: la dinamica dei flussi è in entrata
e in uscita;
- la clandestinità ha un duplice effetto sul mercato del
lavoro;
- leconomia sommersa rende attraente larea;
- il livello dindustrializzazione è contenuto, il tessuto
economico produttivo si basa su commercio e agricoltura;
- il modello delle attività regionali agricole dà
luogo ad unoccupazione irregolare, precaria;
- non si sono verificati casi di imprenditoria etnica;
- presenza di tassi di disoccupazione crescenti;
- canali informali di incontro tra domanda e offerta.
Fonte: Ministero dellInterno.
In riferimento ai permessi di soggiorno concessi in Italia per
continente di provenienza negli anni 1989 (anno precedente la Legge
Martelli) e 2000, si vede che gli stranieri in regola sono quasi
triplicati. Questo è il numero ufficiale degli stranieri
registrati a fine 2000; a questi però vanno aggiunti i minori,
non titolari di permesso di soggiorno personale, e i permessi in
corso di registrazione.
Fonte: Ministero dellInterno.
Il collettivo degli stranieri regolarmente presenti sul territorio
non si distribuisce uniformemente. Per l83,5% sono concentrati
in nove regioni. Laumento dei permessi di soggiorno nel 2000
non sembra aver cambiato la distribuzione sul territorio degli immigrati,
a parte il leggero incremento nelle regioni del Nord. Daltra
parte, la conferma delle aree di maggiore attrazione si accoppia
ad unanaloga conferma rispetto ai motivi del soggiorno.
Fonte: Ministero dellInterno.

Per quanto riguarda i motivi di concessione dei permessi, laspetto
più evidente è costituito dalla quota elevata di titoli
di soggiorno per lavoro. Tale motivo si riferisce sia a coloro che
già svolgono attività lavorativa dipendente o autonoma,
sia al gruppo degli iscritti nelle liste di collocamento.
Le statistiche diffuse dal Ministero dellInterno confermano
unimmagine ormai consolidata: gli stranieri in Italia sono
presenti principalmente per motivi di lavoro e per questa ragione
si concentrano nelle regioni che offrono maggiori opportunità.
Come può desumersi dalla Fig. 1, sul totale dei permessi
di soggiorno rilasciati in Puglia al 1° gennaio 2001, considerata
la popolazione di maschi e femmine, si ha il 55% dei permessi rilasciati
per motivi di lavoro e il 25% per famiglia.
Se invece facciamo la distinzione di genere e consideriamo la popolazione
maschile (Fig. 2), osserviamo che la composizione percentuale per
motivo di lavoro è pari al 68%, mentre per la popolazione
femminile (Fig. 3), si registra una prevalenza dei motivi di famiglia.
La posizione geografica pone il Salento in prossimità dei
Paesi balcanici che hanno assunto nel corso del tempo il ruolo di
centro di smistamento di flussi migratori non solo interni ma provenienti
anche dal Vicino ed Estremo Oriente.
Accanto a questo aspetto, vi è la prossimità del Salento
alle zone di origine, che permette di mantenere contatti e scambi
economici che di frequente si intrecciano fra le aree di origine
e quelle di destinazione dei migranti.
La Tab. 4 mostra come accanto allalta percentuale di cittadini
albanesi residenti vi siano delle etnie più tradizionali,
nel senso di una loro consolidata presenza sul territorio salentino,
come i cittadini marocchini e senegalesi.
Se consideriamo la distribuzione per sesso dei cittadini non comunitari
residenti a Lecce e provincia, si vede che vi è una maggiore
componente maschile tra i cittadini provenienti dal Marocco, Senegal
e Sri Lanka, mentre la componente femminile è più
numerosa tra i cittadini che giungono dallAlbania, dallex
Jugoslavia e dalle Filippine.
La maggiore o minore partecipazione femminile ai flussi migratori
è legata non solo alla realtà del Paese di accoglienza,
ma anche ai fattori culturali dei Paesi dorigine: dai Paesi
di religione islamica provengono più flussi maschili, mentre
i movimenti in cui la presenza femminile è più consistente
hanno origine nei Paesi di religione cristiana.
Fonte: Elaborazione su dati Istat.
Fonte: Elaborazione su dati Istat.
Fonte: Elaborazione su dati Istat.
La distribuzione per stato civile dei cittadini stranieri non comunitari
residenti a Lecce e provincia (Fig. 4) mostra che il 45,06% sono
coniugati e, dalla distribuzione per classi di età (Fig.
5), si rileva che la maggior parte ha unetà compresa
tra i 25 e i 45 anni.
I nuclei familiari (Fig. 6) sono composti nell86,45% dei casi
da 1-3 componenti e nel 12,74% da 4-6 componenti.
Infine, il numero di figli per nucleo familiare (Fig. 7) è
pari ad 1 nel 49,50% dei casi oggetto di indagine.
Linteresse per le caratteristiche familiari e il comportamento
riproduttivo mira a valutare quali potrebbero essere le conseguenze
di tale presenza sulla dinamica della popolazione del Paese ospitante.
Il ruolo della famiglia può apparire duplice nello sviluppo
dei processi migratori e nellinserimento nella società
ospite: da una parte può ostacolare la partenza, dallaltra
può assumere il ruolo di collegamento nel Paese di destinazione.
La presenza dei figli e del coniuge nel Paese di accoglimento contribuisce
alla stabilità della permanenza nel Paese ospite.
Lanalisi dellinserimento lavorativo degli immigrati
nel Salento è difficile, data la vasta gamma di possibilità
lavorative radicate nellampio settore sommerso, del tutto
sfuggente alle rilevazioni ufficiali.
Secondo alcuni dati, il commercio rappresenta nel Salento oltre
il 30% delle attività economiche, il 25% è rappresentato
dallagricoltura e meno del 15% dallindustria (Fonte:
Camera di Commercio, Lecce). Quindi, ai fini delloccupabilità
delle componenti migranti, i settori economici sarebbero il commercio
e lagricoltura. Le esigenze di un tale sistema produttivo
creerebbero linserimento lavorativo degli immigrati. Di contro,
si potrebbe sospettare che quelle caratteristiche strutturali del
tessuto economico possano favorire un maggiore utilizzo al nero
della manodopera immigrata.
Limmigrazione è un processo selettivo che tende a privilegiare
i soggetti più motivati, disposti ad assumersi rischi e pronti
ad adeguarsi ai cambiamenti.
Vediamo ora quanto le imprese locali sono interessate ad assumere
lavoratori provenienti dai Paesi extracomunitari.
Il Sistema Informativo Excelsior e la relativa indagine annuale
sui fabbisogni di professionalità delle imprese rappresentano
una fonte statistica ricorrente per la conoscenza dei flussi in
entrata previsti dalle imprese. In questa indagine le previsioni
si riferiscono ai fabbisogni delle aziende ad assumere, in caso
di carenza di manodopera nazionale, lavoratori extracomunitari e
il campo di osservazione è rappresentato dalluniverso
delle imprese private (Tab. 5).
La formulazione di previsioni circa la probabile evoluzione occupazionale
di extracomunitari è molto importante.
Nella tavola statistica le indicazioni circa le assunzioni di personale
extracomunitario sono articolate per settore di attività
e incrociate con alcuni elementi significativi, quali le dimensioni
delle imprese, la necessità di formazione, unetà
al di sotto dei 25 anni e la non esperienza richiesta.
Osserviamo i settori dellindustria e dei servizi. Il numero
potenziale di lavoratori extracomunitari che il settore dellindustria
locale prevede di assumere è il 18,6% del totale assunzioni.
Ledilizia è il settore che registra unincidenza
percentuale più alta degli avviamenti di stranieri, pari
a 633 unità, il 35,4% del totale, e questo dato conferma
il dinamismo del comparto e la difficoltà di reperimento
di forza lavoro autoctona: per gli imprenditori rivolgersi agli
immigrati è quindi una necessità.
Inoltre, nel 96,4% dei casi le assunzioni sono in imprese con meno
di 50 dipendenti e per il 34,9% non è richiesta lesperienza.
Nei servizi la percentuale di assunzioni scende al 13,2% sul totale
e il comparto terziario di punta risulta quello dei servizi operativi
alle imprese (40,1%).
Il significato delle previsioni raccolte attraverso lindagine
Excelsior non misura quelle che saranno le effettive assunzioni.
Le imprese locali sono interessate ad assumere manodopera straniera
in maniera molto ridotta: in vari settori la percentuale di impiego
degli extracomunitari scende al di sotto della metà della
media nazionale.
Il processo di immigrazione può favorire, a determinate condizioni,
dinamiche di sviluppo, di crescita, di progresso, non solo con riferimento
agli immigrati, ma anche con riferimento alla popolazione locale.
Alcune teorie economiche evidenziano il ruolo di funzionalità
al sistema capitalistico dellimmigrazione di forza lavoro
anche in presenza di disoccupazione interna. Linterpretazione
più accreditata delle dinamiche che determinano gli attuali
flussi migratori è quella che privilegia i fattori
di attrazione operanti nei Paesi industriali avanzati. Lattrazione
alla quale si riferisce tale approccio è quella esercitata
dalla domanda di lavoro rivolta alla popolazione lavorativa dei
Paesi in via di sviluppo per supplire alla scarsità di lavoro
esistente in alcuni settori delleconomia.
Il modello teorico sottostante a tale interpretazione è quello
di un mercato del lavoro segmentato in due grandi comparti: uno
centrale, dove le garanzie contrattuali e normative della forza
lavoro sono elevate, e uno marginale, dove tali garanzie sono labili.
La domanda di lavoro immigrato si forma in gran misura in questultimo
segmento del mercato, dove loccupazione è instabile,
mal retribuita e di basso prestigio sociale.
Al contempo, il livello di benessere raggiunto dai Paesi
a sviluppo avanzato fa sì che la popolazione locale non accetti
il tipo di occupazione nel settore marginale. A tale domanda di
lavoro non accettata dalla popolazione autoctona risponde la forza
lavoro reperibile al di là dei confini nazionali.
La nozione di complementarietà della manodopera immigrata,
applicata ai mercati del lavoro locali, è assai fondata.
Il lavoratore immigrato fornisce ai datori di lavoro unalternativa
al trasferimento di determinate lavorazioni in altre regioni in
cui lofferta di manodopera è più abbondante;
oppure, nel caso di attività o servizi che non possono essere
trasferiti, consente di non intraprendere onerosi sforzi per attrarre
forza lavoro locale. Sotto questa condizione la manodopera immigrata
svolge una funzione di supporto alleconomia locale.
In linea generale, limmigrazione, determinando un aumento
della popolazione, crea una domanda aggiuntiva di beni e servizi
che ha una ricaduta sulleconomia locale e quindi contribuisce
a far aumentare la domanda di lavoratori nazionali.
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