Le imprese pugliesi in particolare
scontano la
collocazione in una regione lontana da quelle del Nord, che possiede
un mercato dellinformatica
più vivo.
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Sommario:
Premessa. 1. Il nuovo scenario competitivo e la diffusione
dellinnovazione nelle PMI. 2. Il modello di finanziamento
delle PMI pugliesi. 3. La struttura finanziaria delle imprese
informatiche pugliesi. Conclusioni.
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Premessa
Secondo le più recenti indagini statistiche, il sistema
economico nazionale è fortemente caratterizzato da una rilevante
presenza di imprese medio-piccole. Il processo di globalizzazione
dei mercati, di internazionalizzazione delle risorse produttive
e di crescente diffusione di innovazione tecnologica, amplificando
i rischi connessi ad un tradizionale modello imprenditoriale le
cui caratteristiche potrebbero non costituire più una sufficiente
garanzia di concorrenzialità, hanno elevato il grado di dinamismo
dei mercati reali, intensificato le pressioni concorrenziali ed
elevato la competitività tra i sistemi produttivi.
In un simile contesto le PMI si trovano, quindi, a dover affrontare
nuove sfide competitive (Coda, 2002) al fine di poter rimanere al
passo con i mutamenti dellambiente che le circonda, di non
perdere le quote di mercato conquistate grazie ai caratteri di flessibilità
produttiva e organizzativa e acquisirne di nuove razionalizzando
i costi dei processi produttivi, ricorrendo ai mercati internazionali
delle risorse, sviluppando una solida e articolata presenza commerciale
sui mercati non domestici, investendo in innovazione tecnologica.

Diviene pertanto importante focalizzare lattenzione sullaspetto
finanziario della crescita e dello sviluppo delle PMI (Momentè,
2000). Il reperimento di capitali diviene un problema di estrema
rilevanza, soprattutto se si considerano le difficoltà che
le imprese di minori dimensioni incontrano nel raccogliere i fondi.
Lattenzione al tema delle politiche finanziarie delle PMI,
del loro rapporto con il sistema bancario e più in generale
con i mercati finanziari, trova ragione nelle condizioni di sviluppo
che consentono di valorizzare il ruolo di motore da sempre assunto
dalle imprese minori che, come anticipato, dal punto di vista quantitativo
costituiscono la maggioranza del tessuto produttivo del Paese, mantenendone
il livello di competitività e migliorandone la capacità
operativa, in una prospettiva di crescita valida nel lungo termine.
Prendendo spunto da queste considerazioni, il lavoro si propone
di analizzare le caratteristiche del modello di finanziamento alla
base del processo di crescita delle PMI italiane e, considerata
limportanza dellinnovazione nella crescita e solidità
delle imprese, di verificare se le PMI operanti in settore innovativi
(quale quello dellICT) possiedono una struttura finanziaria
diversa da quella tipica dei settori tradizionali, oppure se è
anchessa affetta dalle medesime criticità.
1. Il nuovo scenario competitivo e la diffusione dellinnovazione
nelle PMI
Il contesto competitivo di riferimento in cui, al giorno doggi,
le imprese di ogni tipo e dimensione si trovano ad operare è
profondamente mutato. Negli ultimi anni, laccelerazione del
progresso tecnologico, la globalizzazione e internazionalizzazione
dei mercati, congiuntamente ai fenomeni di liberalizzazione, deregolamentazione
e privatizzazione, hanno creato le condizioni di un forte mutamento
dello scenario competitivo in gran parte dei settori produttivi
facendo rilevare, nel mondo delle imprese, come effetto della transizione,
il ripensamento delle leve competitive e dei modi di riposizionamento
sul mercato.
In particolare, il processo di cambiamento ha investito il quadro
competitivo tipico degli anni 70 e 80, caratterizzato
da settori fortemente regolamentati, protetti da barriere allentrata
dei potenziali competitors, dai confini delimitati e quindi da concorrenza
locale piuttosto che globale, trasformandolo in uno scenario in
cui i settori dinamici e aperti alla concorrenza, deregolamentati,
positivi nei confronti dei concorrenti e indefiniti nei loro confini,
sono gli elementi caratterizzanti. Tali fenomeni, che rappresentano
la spinta al cambiamento, ovvero al passaggio da un contesto locale
ad uno globale, hanno anche imposto un nuovo modello impresa di
successo. Questultima, fino a non molto tempo fa, ha basato
il proprio modello competitivo sul consolidamento di unidea
originale e innovativa e ha sfruttato la propria capacità
di adeguamento conservativo per poter sopravvivere e prosperare.

Purtroppo, però, i contesti operativi odierni non garantiscono
più la sopravvivenza e il successo delle imprese, se queste
non sono in grado di rinnovare costantemente la loro business idea.
Capacità di cambiamento e dinnovazione pongono le imprese
di fronte ad un bivio: essere destinate allemarginazione,
se non sono propense ai mutamenti che il contesto impone, oppure
agire da imprese innovative e quindi procedere nel miglioramento
della qualità dellofferta, nellabbattimento dei
costi, nella totale riorganizzazione aziendale, nella ricerca di
personale sempre più qualificato e con competenze in linea
con lobiettivo aziendale, nel mantenimento di un circolo virtuoso
di crescita della produttività-crescita del fatturato,
per un percorso di crescita profittevole.
Dal punto di vista finanziario, lelevato dinamismo dei mercati
reali e lintensificazione delle pressioni concorrenziali penalizzano
la competitività delle imprese imponendo elevati tassi reali
positivi. Diventa essenziale, quindi, la capacità dellimpresa
di fronteggiare lambiente instabile, in cui i vantaggi competitivi
sono continuamente minacciati, cercando di mantenere un certo grado
di flessibilità.
In questo caso, ciò che assume centralità è
il riposizionamento strategico che consenta di adeguare tempestivamente
la produzione alle mutevoli esigenze del mercato, minimizzando i
costi. Laccelerazione dei processi di obsolescenza indotti
dallintensa innovazione tecnologica, la variabilità
della domanda, linternazionalizzazione dellattività
economica comportano modifiche degli assetti produttivi, organizzativi
e competitivi dei settori industriali.
I mutamenti strutturali dei processi produttivi si intrecciano con
nuovi sviluppi dei compiti e del ruolo della finanza dazienda
di cui si spinge lintegrazione con la pianificazione strategica.
Tra i nuovi compiti della funzione finanza possono riassumersi quelli
relativi alla capacità di mobilizzare risorse in tempi brevi
a supporto delle esigenze di flessibilità operativa e di
investimenti in ricerca e sviluppo. Non decentramento, quindi, della
funzione finanziaria, ma accentramento, quasi una sorta di banca
interna che ottimizzi la dinamica delle risorse finanziarie
e la gestione dei rischi.
Anche le PMI, in particolare, non sono immuni dagli effetti e dalle
sfide di tali cambiamenti: «Se da un lato esse appaiono avvantaggiate
dalla loro snellezza e agilità di movimenti, dallaltro
si scontrano con problemi della crescita, avvertiti soprattutto
nel nostro Paese, a causa di una molteplicità di fattori
di natura interna (assetto proprietario e carenza di professionalità
manageriali) ed esterna (vincoli finanziari e comportamento delle
banche) che ne ostacolano la crescita, imponendo loro, una volta
esaurite le potenzialità della loro business idea, di intraprendere
iniziative e rilanciarne la crescita». La competitività
e lo sviluppo delle imprese sono, in conclusione, legati alla capacità
di riorganizzarsi attraverso processi innovativi che riguardano
la tecnologia, i processi produttivi e i prodotti.
Il ruolo della finanza consiste proprio nel determinare lintensità
dei processi di acquisizione delle conoscenze e della capacità
innovativa e quindi di rinnovamento strutturale.
Limperativo, pertanto, che oggi si pone alle imprese è
innovare. Il processo e la diffusione dellinnovazione possono
essere studiati considerando una serie di vincoli, tra cui la relazione
tra dimensione dellimpresa e intensità dinnovazione.
Chi si è occupato più propriamente di quale fosse
la dimensione ottimale per linnovazione è stato Galbraith,
il quale ha rintracciato una correlazione tra dimensione e capacità
di promuovere e assorbire linnovazione. Il soggetto innovativo
per eccellenza è la grande impresa, in quanto capace di sopportare
gli elevati costi e rischi dellinnovazione realizzando economie
di scala rispetto sia alle attrezzature necessarie sia alla profittabilità
dinnovazione di processo i cui costi nella grande impresa
si ammortizzano più celermente che nella piccola; di contro
però i processi di burocratizzazione comportano considerevoli
svantaggi circa la rapidità dei processi decisionali relativi
allavvio dei singoli processi innovativi.
«Ripercorrendo i processi dintroduzione di innovazioni
tecnologiche di rilievo, altri Autori hanno evidenziato quanto sia
ampio lo spazio occupato dalle PMI quale fonte originante di fenomeni
innovativi. Allo stato attuale, più che di preminenza di
un modello dimensionale rispetto ad un altro, la realtà sembra
esprimersi in un modello di complementarità assegnando dei
livelli di libertà per quanto riguarda gli aspetti inventivi
iniziali, ma richiedendo generalmente lintervento dellazienda
di grandi dimensioni quale strumento di diffusione dellinnovazione
nel suo stato di maturità».
In Italia, in particolare, le PMI sono state considerate come il
modello dimpresa in grado di contrapporsi a quello di organizzazione
industriale basato sulle economie di scala (le grandi imprese),
in quanto capaci di combinare capacità innovativa, flessibilità
organizzativa ed efficienza produttiva.
Una recente indagine dellISTAT sullintroduzione di innovazioni
tecnologiche da parte delle imprese italiane nel triennio 1998-2000
ha confermato come la diffusione dellinnovazione vari significativamente
tra le classi dimensionali e i settori economici (Tab. 1).
Dai dati riportati in tabella si può evincere uno stretto
legame tra propensione ad innovare e dimensione aziendale in termini
di addetti. Infatti, nel triennio 1998-2000, tra le imprese dellindustria
in senso stretto, ha introdotto innovazioni il 31,4% delle imprese
con 10-19 addetti, il 42,6% con 20-49 addetti, il 56,9% delle imprese
con 50-249 addetti e il 73,9% di quelle di dimensione superiore
a 250 addetti.
Anche nel settore dei servizi vi è un simile orientamento:
infatti, la percentuale di imprese passa dal 18,2% nella fascia
di imprese con 10-19 addetti al 23,7% nella classe con 20-49 addetti,
al 31% in quella con 50-249 addetti e infine al 45,1% nelle imprese
con oltre 250 addetti.
Lindagine effettuata non si è soffermata esclusivamente
sullaspetto dimensionale, ma ha anche approfondito il grado
di diffusione dellinnovazione nelle imprese italiane considerando,
in particolare, gli effetti scaturenti e gli ostacoli esistenti.
Dopo aver rilevato gli effetti dellinnovazione, considerati
molto importanti per le imprese industriali e di servizi (per le
prime, leffetto principale dellintroduzione di innovazione
è il miglioramento della qualità dei prodotti, seguito
dalleffetto di aumento della capacità produttiva; per
le seconde, leffetto principale è la possibilità
di accesso ai nuovi mercati o aumentare la propria quota di mercato
e solo secondariamente il miglioramento della qualità dei
servizi), lISTAT indaga i principali ostacoli allinnovazione.
Le imprese innovatrici, sia dellindustria sia dei servizi,
hanno indicato che i maggiori ostacoli allintroduzione di
innovazioni sono di natura economica (Fig. 1).
Dalle imprese industriali sono considerati molto importanti gli
ostacoli rappresentati dai costi troppo elevati (18,1%), dalla mancanza
di finanziamenti (15,9%) e dai rischi eccessivi (11,5%); le imprese
di servizi considerano molto importanti per prima la mancanza di
finanziamenti (12,3%), successivamente i costi troppo elevati (11,8%)
e infine i rischi eccessivi (11,3%). Altri ostacoli considerati
molto importanti, seppure con minor frequenza, sono rappresentati
dalla mancanza di personale qualificato (11,3% per le imprese industriali
e 9,1% per le imprese di servizi) e linsufficiente flessibilità
delle normative e standard tecnici vigenti (8,3% per le imprese
industriali e 8% per le imprese di servizi).
In generale, la difficoltà di reperire finanziamenti costituisce
un ostacolo relativamente più frequente per le imprese innovatrici.
Gli ostacoli sopra evidenziati (scarsità di finanziamenti,
costi elevati, rischio economico eccessivo) incontrati dalle imprese
innovatrici italiane possono essere considerati lespressione
ultima delle caratteristiche del processo innovativo che, comportando
un orizzonte temporale di definizione dellinnovazione e di
produzione degli effetti della stessa e limmaterialità
degli output, rendono appunto incerto, economicamente rischioso
e quindi costoso un progetto innovativo.
Tutto ciò si ripercuote sulla finanziabilità del processo
in esame e sulla scelta delle varie modalità di finanziamento
(banche, interventi pubblici, investitori istituzionali), poiché
tali criticità possono interferire nella valutazione della
convenienza allinvestimento da parte di qualsiasi finanziatore.
Nel caso in cui questultimo sia una banca, una valutazione
negativa dellinvestimento potrebbe portare allapplicazione
di tassi attivi di finanziamento elevati o addirittura a fenomeni
di razionamento del credito nei confronti di quelle imprese con
progetti più rischiosi. Infine, considerando anche la situazione
di imprese di piccole e medie dimensioni: «La maggior parte
delle PMI non dispone di una strategia di investimento per linnovazione
ben definita. La decisione di innovare avviene per lo più
nellambito di routine, secondo percorsi generalmente piuttosto
regolari. In particolare, la decisione di effettuare investimenti
in innovazione non avviene con modalità e motivazioni troppo
diverse da quelle per altri tipi di investimento. E quindi
comprensibile che lincentivo considerato più adatto
a stimolare lattività innovativa sia quello che stimola,
in genere, lattività di investimento, e cioè
unespansione dellattività produttiva».
Per ovviare a quanto detto, le imprese devono, raccogliendo la sfida
della creazione del valore economico, procedere ad unattenta
valutazione degli investimenti innovativi in modo tale da meglio
quantificare il proprio fabbisogno finanziario e discriminare tra
le varie fonti di finanziamento disponibili.
2. Il modello di finanziamento delle PMI pugliesi
Lindagine effettuata dallISTAT ha evidenziato le problematiche
finanziarie incontrate dalle PMI lungo il percorso di sviluppo del
processo di innovazione. Le difficoltà riscontrate sono ricollegabili
alle caratteristiche del tradizionale modello di finanziamento alla
base della crescita di questo tipo di imprese.
La struttura dellimpresa italiana presenta diverse caratteristiche
di fondo che vale la pena segnalare per le loro implicazioni dal
punto di vista finanziario:
la dimensione media relativamente piccola è un fattore
coerente con un modello di gestione finanziaria elementare;
lassetto proprietario incentrato sulla famiglia comporta
una naturale tendenza alla commistione dei due ambiti e la necessità
di minimizzare la trasparenza informativa;
la debolezza delle strutture manageriali limita lo spazio
per lo sviluppo di competenze non tecniche, come sono
quelle finanziarie;
la scelta ricorrente a favore della formula del gruppo (anche
per microdimensioni) rappresenta un ulteriore fattore di carenza
informativa.
Tali elementi hanno favorito operazioni finanziarie a basso valore
aggiunto (poco servizio, standardizzazione, valutazione leggera),
sviluppato un contesto in cui viene esaltata lasimmetria informativa
di cui soffre il finanziatore, rafforzato la discrezionalità
del proprietario/imprenditore, indebolito la capacità di
selezione ex ante e di monitoraggio ex post del finanziatore.
Lanalisi delle caratteristiche finanziarie delle PMI consente
di mettere in luce una serie di elementi che qualificano il comportamento
finanziario delle imprese e i rapporti con il sistema finanziario:
il forte ricorso delle imprese allindebitamento bancario
a breve, soprattutto per quanto riguarda le imprese meridionali,
per le quali nel 2001 i debiti bancari erano pari al 198 per cento
del valore aggiunto contro il 135 per cento per quelle del Centro-Nord;
lutilizzo limitato di strumenti di debito di mercato;
la residualità dei mezzi propri.
Nellambito delle imprese meridionali, i dati relativi alle
caratteristiche finanziarie delle imprese in Puglia sono forniti
dalla Banca dItalia nelle proprie Note sullandamento
delleconomia della Puglia nel 2002.
In generale, i prestiti bancari sono aumentati del 7,1% nel 2002,
in accelerazione rispetto al 2001 (3,4%) e in misura superiore rispetto
alla media dellItalia.
In particolare, la crescita dei prestiti alle imprese è ascrivibile
alla componente a medio e lungo termine (15%). Quella a breve termine
ha mostrato una dinamica flettente del 0,7%, prevalentemente
per effetto della minore domanda proveniente dalle imprese industriali
di dimensioni maggiori.
A livello settoriale, i prestiti al settore dei servizi sono cresciuti
del 10,4% e allagricoltura del 7,1%, mentre quelli allindustria
sono rimasti stazionari, interrompendo la dinamica positiva degli
ultimi quattro anni.
Le politiche delle banche non hanno penalizzato le imprese di minori
dimensioni. Nel 2002 i prestiti a favore delle imprese con affidamento
inferiore a 500 mila euro hanno registrato un incremento dell8,9%,
contro il 7,8% delle imprese di dimensioni medie (con affidamento
compreso tra 500 mila e 2,5 milioni di euro) e il 3,5% delle imprese
maggiori. I finanziamenti alle piccole imprese hanno rappresentato
nel 2002 il 33,5% del totale, contro una media nazionale e dellItalia
meridionale rispettivamente del 18,9% e 28,3%.
Dal 1998 al 2002 il tasso medio annuo di crescita dei finanziamenti
alle imprese minori è stato del 6,6%, contro il 7,7% delle
imprese medie e il 6,8% di quelle maggiori. La crescita dei prestiti
alle imprese minori ha riguardato in prevalenza la componente a
medio e lungo termine. I finanziamenti a breve alle piccole imprese
sono rimasti stazionari, mentre sono aumentati del 5,5% annuo nei
confronti delle medie imprese e del 5,0% per le imprese maggiori.
La Banca dItalia ha inoltre indagato la struttura finanziaria
delle imprese sulla base dei bilanci di un campione di imprese censite
dallarchivio CERVED. Da tale analisi risulta che dal 1997
al 2001 il grado di indebitamento delle imprese pugliesi, misurato
dal rapporto tra debiti finanziari e patrimonio netto, è
rimasto sostanzialmente stazionario, intorno al 57%.
Nel 2001 il grado di indebitamento delle imprese in Puglia risultava
superiore alla media dellItalia centro-settentrionale e meridionale
rispettivamente di 4,3% e 2,3%.
Nel 2001 il peso dei debiti finanziari e dei debiti bancari in rapporto
al valore aggiunto risultava in Puglia più elevato rispetto
alla media dellItalia centro-settentrionale e lievemente inferiore
a quella del Mezzogiorno. La quota dellindebitamento bancario
è rimasta sostanzialmente stabile nel tempo.
Lincidenza dei debiti bancari sul totale dei debiti finanziari
nel 2001 era maggiore dell11,5% rispetto a quella delle imprese
del Centro-Nord e in linea con quella delle imprese meridionali.
3. La struttura finanziaria delle imprese informatiche pugliesi
Al fine di confermare limportante ruolo svolto dallinnovazione
nellambito del processo di crescita e sviluppo delle PMI,
è stata svolta unanalisi della dinamica strutturale
e competitiva delle piccole e medie imprese con sede legale in Puglia
e operanti nel settore dellInformation & Communication
Technology (ICT).
In particolare, di tale settore si è considerato il comparto
informatico (escludendo quindi quello delle telecomunicazioni),
che in regione presenta una maggiore numerosità in termini
di imprese attive.
La scelta di considerare questo tipo di comparto è giustificata
dal fatto che da alcuni anni leconomia dellinformazione
e dei servizi (meglio nota come New Economy) sta assumendo un ruolo
trainante nellevoluzione dei sistemi economici. Le nuove tecnologie
legate allinformazione e alla comunicazione ben possono essere
considerate come catalizzatori del cambiamento. Esse
sono in grado di facilitare la creazione della conoscenza nelle
società innovative. La New Economy trova nellICT gli
strumenti per diffondere il potenziale conoscitivo. E per
questo motivo che il generare ricchezza è sempre più
legato alla capacità di aggiungere valore attraverso i prodotti
e i servizi propri dellICT.

Il valore e limportanza di questultima sono fattore
cruciale anche in riferimento al mondo della finanza: basti pensare,
ad esempio, allavvento di Internet e della rivoluzione digitale,
alla globalizzazione delle reti di comunicazione, alla telematizzazione
dellaccesso ai mercati finanziari e di ogni attività
concernente la proposizione e lesecuzione degli ordini degli
investitori in strumenti finanziari e allinnovazione tecnologica
nellambito dei sistemi di pagamento.
Conoscenza, informazione e informatizzazione sono ormai diventati
elementi cardine del sistema economico in cui viviamo. Il ciclo
di sviluppo tecnologico e la sua implementazione sono in continua
evoluzione. Oltre il 50% del PIL dei Paesi OCSE più ricchi
si basa oggi sulla produzione e la distribuzione di conoscenza.
In Puglia, la struttura delle imprese operanti nel settore ICT si
concentra sul comparto informatico e su una minore quota di imprese
di ricerca e sviluppo e delle telecomunicazioni.
I dati a disposizione indicano che su un totale di 13.400 aziende
operanti nellITC in Italia, il 16% circa è localizzato
nel Mezzogiorno, e di queste il 21,3% approssimativamente è
costituito da aziende pugliesi, con una prevalenza di rivenditori
(commerciali), cui si contrappone una presenza inferiore di operatori
a maggiore valore aggiunto.
Su un totale di circa 13 mila addetti pugliesi, la ripartizione
dei comparti produttivi dal punto di vista occupazionale è
la seguente:
le imprese informatiche rappresentano il 56% del totale,
con poco più di 7.300 unità;
le imprese di ricerca e sviluppo costituiscono il 9%, con
circa 1.200 addetti;
le imprese di telecomunicazioni rappresentano il 35% delle
imprese, con circa 600 addetti.
Predominano le imprese di piccola e piccolissima dimensione, come
testimoniato dalla ripartizione per classi di fatturato: nella classe
fino ad un miliardo di fatturato si concentra il 41% degli occupati,
a fronte del 24% compreso tra 1,1 e 5 miliardi di fatturato, del
13% compreso tra 5,1 e 10 miliardi e del 23% nella fascia con oltre
10 miliardi di fatturato.
Per quanto concerne il numero di addetti, non risultano presenti
imprese con più di 250 unità. Il 62% degli occupati
risulta impiegato in imprese fino a 50 addetti, a fronte del 38%
che è impiegato presso imprese di media dimensione, comprese
tra 51 e 250 unità.
A livello territoriale risulta confermato il ruolo del capoluogo
regionale, dove è localizzato il 48% delloccupazione
totale, seguito dalla provincia di Lecce (26%), Brindisi (11%),
Taranto (10%) e Foggia (5%).
Lanalisi della struttura finanziaria delle PMI operanti nel
mondo dellICT è stata effettuata utilizzando una metodologia
quantitativa per indici applicata ad un campione di 46 imprese,
con lobiettivo di poter verificare se esse, poiché
operanti in un settore con caratteristiche sicuramente più
innovative, dispongono di una stabilità e solidità
patrimoniale e finanziaria migliore di quella delle PMI operanti
nei settori più tradizionali (industria, costruzioni, etc.).
Gli indici adottati possono essere sinteticamente ripartiti nei
seguenti gruppi:
Indici economici o di redditività. Tra questi indici,
che sono in generale la categoria più interessante degli
indicatori di bilancio poiché forniscono lumi sulla redditività
e sulla efficienza dellimpresa, sono stati presi in considerazione
i seguenti:
1) ROE (utile netto / mezzi propri) = indica la remunerazione del
capitale investito dallimprenditore.
2) ROI (reddito operativo / capitale investito) = indica la remunerazione
dellintero capitale investito, ossia a prescindere dalla natura
delle fonti. E un indice di efficienza globale.
3) ROS (reddito operativo / ricavi di vendita) = indica la redditività
delle vendite.
Indici patrimoniali e finanziari. Hanno lobiettivo
di fornire indicazioni sugli equilibri desumibili dallo stato patrimoniale.
Quelli utilizzati sono i seguenti:
1) Leva finanziaria o leverage (capitale investito / mezzi propri).
E utilissimo per mostrare leffetto moltiplicatore dei
risultati gestionali derivante dallindebitamento.
2) Indice di copertura delle immobilizzazioni nette con mezzi propri
(mezzi propri / immobilizzazioni nette). Verifica, se superiore
allunità, lequilibrio finanziario derivante da
un corretto uso delle fonti (a medio/lungo termine) per acquisizioni
di immobilizzazioni (ossia di impieghi a medio/lungo termine).
3) Indice di indipendenza finanziaria (mezzi propri/capitale investito)
e indice di dipendenza finanziaria (mezzi di terzi / capitale investito),
che indagano su chi fornisce i mezzi per lacquisto
dei fattori produttivi.
4) Indice di elasticità degli impieghi (attivo corrente /
capitale investito) e indice di rigidità degli impieghi (immobilizzazioni
nette / capitale investito). Analizzano lattivo dello stato
patrimoniale, al fine di individuare problemi di eccessiva rigidità
degli impieghi, derivanti dalla presenza di cospicue immobilizzazioni.
5) Indice di rotazione del capitale investito (ricavi di vendita
/ capitale investito), a parità di condizioni, e tenuto conto
delle forti differenze esistenti tra i diversi settori, tanto più
è elevata la rotazione, migliore è la gestione aziendale.
Successivamente allindividuazione e al calcolo degli indici
si è provveduto alla determinazione, per ogni classe del
campione, degli indici medi per classe e riferiti ad ogni anno compreso
nellintervallo temporale di osservazione. La valutazione dei
singoli indici è stata effettuata facendo riferimento allunità,
convenzionalmente considerata nei testi di analisi di bilancio.
Lanalisi degli indicatori del campione osservato ha evidenziato,
complessivamente, una situazione positiva della stabilità
e della solidità patrimoniale e finanziaria delle imprese
informatiche pugliesi.
In generale, si è potuto osservare che nellarco del
triennio di osservazione, lanno 2000 ha rappresentato un momento
di rottura della fase di crescita, dovuta probabilmente al momento
di crisi registratasi a livello mondiale. I dati economico-finanziari
del campione evidenziano, infatti, un rallentamento in corrispondenza
di tale periodo, per poi dimostrare una capacità di ripresa
caratterizzata da valori positivi di crescita.
Il campione ha evidenziato, innanzitutto, una buona redditività
e di conseguenza una maggiore remunerazione del capitale investito
nel processo produttivo. Ciò è confermato sia da un
elevato turnover (rotazione di capitale investito), che garantisce
un veloce rientro del capitale investito, sia da positivi valori
di liquidità immediata. Tale livello di redditività
porta a considerare adeguati i livelli di efficienza e di convenienza
allinvestimento nel settore in esame.
Il livello di liquidità positivo ha permesso di concludere
per un campione sano con attività correnti eccedenti le passività
correnti (il che significa ridotta rigidità degli impieghi
e quindi maggiore adattamento alle mutazioni delle condizioni economiche
del mercato di riferimento) e soprattutto scorte di magazzino ridotte.
Questultimo aspetto è molto importante se si considerano
le criticità del settore, caratterizzato da elevati livelli
di obsolescenza dei prodotti. Pertanto, un ammontare di scorte elevato,
qualora invenduto, può obbligare ad organizzare attività
di svendita o stoccaggio con riflessi negativi sul fatturato.
A fronte di una buona redditività non corrisponde però
un altrettanto equilibrio tra mezzi propri e mezzi di terzi. La
composizione delle fonti di finanziamento evidenzia come le imprese
pugliesi di informatica siano dipendenti da mezzi di terzi rispetto
al capitale proprio. Ciò è confermato anche da un
margine di struttura in prevalenza negativo, che sta ad indicare
linsufficiente dotazione dei mezzi patrimoniali e leventualità
di dover limitare i processi di espansione autonoma della produzione
e compromettere anche lequilibrio economico aziendale. La
dipendenza dallindebitamento è confermata anche dagli
elevati valori dellindice di indipendenza finanziaria, valori
che però si mostrano decrescenti, soprattutto dal 2000, ed
evidenziano uninversione di tendenza verso un maggiore orientamento
al capitale proprio.
Lincidenza delle passività a breve è piuttosto
elevata (superando il 50% del totale del passivo); però è
da notare che la componente bancaria ha un peso ridotto rispetto
al totale dei debiti: ciò denota la tendenza di un maggior
ricorso al debito di fornitura piuttosto che a quello bancario.
Di contro, si assiste ad una crescita dellincidenza delle
passività consolidate a medio e lungo termine sul totale
del passivo, fattore questo considerato molto importante al fine
di poter raggiungere quellequilibrio finanziario che consenta
allimpresa di essere solvibile nel medio e lungo periodo.
Il giudizio sul livello dellindebitamento può essere
positivo in quanto si è in presenza di attività a
breve capaci di coprire le passività correnti, di valori
decrescenti dello stesso livello e di un graduale aumento delle
passività a medio e lungo termine. Infine, anche lincidenza
degli oneri finanziari sul fatturato, benché di una certa
rilevanza, non spinge a prospettare per queste imprese, nel lungo
termine, situazioni di dissesto.
Lesistenza di un buon livello di redditività del campione,
associato ad una struttura finanziaria non troppo equilibrata, in
cui lammontare del capitale dei terzi supera quello proprio
(comportando un certo ammontare di oneri finanziari e un certo rischio
finanziario percepito dai terzi finanziatori), è sintomatica
di un impiego redditizio delle risorse prese a prestito.
Il rendimento è superiore al costo delle risorse stesse,
e quindi è possibile avere effetti complessivamente positivi
sul reddito finale aumentando lindebitamento (fino a quando
ovviamente laumento di rischio legato al crescere dellindebitamento,
aumentando il tasso dinteresse richiesto dai finanziatori,
non inverta la relazione, inizialmente favorevole, tra rendimento
e costo dei debiti finanziari).
I risultati sin qui evidenziati hanno trovato conferma in uno studio
effettuato dallUnioncamere Emilia-Romagna nel proprio Rapporto
sullEconomia Regionale nel 2000 e previsioni per il 2001 intitolato
Imprese ICT e imprese tradizionali a confronto attraverso
lanalisi dei bilanci aziendali avente il nostro medesimo
obiettivo: verificare che le imprese operanti in settori innovativi
abbiano una crescita più dinamica supportata da una struttura
finanziaria migliore delle imprese operanti in settori tradizionali.
In particolare, lo studio evidenzia che le imprese appartenenti
al settore ICT consentono una maggiore remunerazione del capitale
impiegato nellattività dellimpresa, cioè
dellintero capitale investito nel processo produttivo, rispetto
alle altre imprese tradizionali, e sono caratterizzate da una minore
rigidità degli impieghi e da una maggiore liquidità
immediata, cosa attribuibile al forte clima di fiducia sugli investimenti
nel settore. La composizione delle fonti di finanziamento evidenzia
come le imprese ICT siano maggiormente dipendenti dal capitale di
terzi rispetto al capitale proprio.
Se si osserva la propensione allindebitamento, è interessante
sottolineare che, a fronte di un maggior ricorso al capitale di
terzi, le imprese della New Economy preferiscono fonti di finanziamento
di lungo e medio termine. Anche la redditività ottenuta da
queste imprese risulta essere superiore a quella delle imprese tradizionali,
dovuta probabilmente alla minore incidenza dei costi sul valore
della produzione nellimpresa della nuova economia.
Se confrontata con la struttura finanziaria del campione a livello
nazionale (Tab. 4), quella delle imprese pugliesi dimostra una buona
capacità di rimanere al passo con le colleghe nazionali di
medesima dimensione, in quanto i valori evidenziati sono molto simili,
se non, in alcuni casi, anche migliori.
Pertanto, circa la stabilità e solidità patrimoniale
e gli aspetti reddituali e di liquidità, si possono far valere
le medesime considerazioni appena svolte a livello locale, ad eccezione
di alcuni aspetti:
il margine di struttura, che per il campione regionale era
in prevalenza negativo, diventa positivo a livello nazionale, sottolineando
una più equilibrata struttura finanziaria in termini di copertura
delle immobilizzazioni con mezzi propri;
il tasso di incidenza dei debiti finanziari a breve termine
del campione nazionale è pressoché il doppio di quello
regionale; questo associato ad una maggiore incidenza delle passività
correnti sul totale del passivo, evidenzia un maggiore squilibrio
verso le fonti di finanziamento a breve, rispetto a quello del campione
regionale che, invece, fa rilevare una certa attenzione verso quelle
a medio e lungo termine, la cui incidenza è maggiore rispetto
allItalia.
Da quanto sin qui sostenuto, il settore informatico pugliese dispone
di un grosso potenziale di crescita, ma non bisogna dimenticare
di considerare che esso rileva anche delle grosse criticità
di mercato per diversi motivi, qui di seguito sintetizzati:
forte concorrenza nazionale ed estera;
concorrenza di prezzo su prodotto similare;
estrema facilità di obsolescenza del settore sia hardware
che software;
estremo rialzo dei prezzi, legato anche ad un periodo di
crisi generale, che può comportare dei tagli sugli investimenti
(in termini di innovazioni tecnologiche, progettazione, impiego
di risorse umane);
lacquisto di programmi e/o macchine di ultima generazione
comporta per limpresa, da un lato, grossi impegni finanziari
a medio e lungo termine, dallaltro il rischio di facile sorpassabilità
di tali prodotti e bassissima possibilità di reimpiego degli
stessi con modifiche tecniche ed effetti economici contenuti;
le imprese pugliesi, in particolare, scontano la collocazione
in una regione lontana da quelle del Nord, che possiede un mercato
dellinformatica più vivo. La distanza fisica potrebbe
essere ridotta puntando su una maggiore differenziazione del prodotto,
anziché limitarsi a quelli fin troppo standardizzati.
I risultati raggiunti ci consentono di concludere che il campione
osservato, seppure non presenti un sufficiente equilibrio tra le
fonti e gli impieghi e sia comunque squilibrato verso lindebitamento,
dispone di un elevato potenziale di crescita e di una dinamicità
maggiore delle imprese più tradizionali.
I dati confermano la dinamicità imprenditoriale nel settore
ICT e la maggiore crescita rispetto al comparto Industria e Servizi;
essi sono inoltre corrispondenti alla fase di crescita generalizzata
registratasi in Puglia dal 1995 al 200123.
Ulteriore corrispondenza con i risultati raggiunti si ritrova con
riferimento alla specializzazione settoriale in cui, in Puglia,
sono sicuramente le imprese di software e dei servizi a determinare
landamento del settore.
Conclusioni
Le considerazioni svolte nelle pagine precedenti hanno preso le
mosse dalla convinzione che lattuale modello imprenditoriale
e di sviluppo delle PMI sia ormai inadatto a costituire garanzia
di concorrenzialità di queste imprese e che ladeguamento
alle condizioni mutevoli dellambiente circostante - supportato
da un modello di finanziamento che trovi le proprie condizioni di
equilibrio sia in un evoluto rapporto con il sistema finanziario
che nella ricerca di strumenti finanziari innovativi - sia potenzialmente
garanzia di crescita e di sviluppo continuo per le PMI.
Lattenzione a questa particolare tipologia di imprese è
derivata dalla constatazione che la struttura del nostro sistema
industriale è basata sulla loro presenza predominante. Esse
si trovano ad operare in un contesto profondamente mutato in cui
fenomeni di globalizzazione, internazionalizzazione, deregolamentazione
e dinnovazione tecnologica e finanziaria rappresentano la
spinta al cambiamento, ovvero al passaggio da un contesto prettamente
locale ad uno globale.
Si impone, pertanto, un nuovo modello di impresa che basi il proprio
successo sul rinnovamento continuo della propria business idea.
Sulla base di unindagine statistica fornita dallISTAT,
si è verificato che a guidare le fila delle imprese innovatrici
sono di gran lunga le imprese di più grandi dimensioni. Per
le imprese più piccole la difficoltà principale che
inibisce il processo di diffusione dellinnovazione è
quella di reperire finanziamenti, associata ai costi elevati e al
rischio economico eccessivo che una piccola dimensione, sebbene
caratterizzata da vantaggi di flessibilità produttiva e organizzativa,
non riesce ad ammortizzare.
La rischiosità dellinnovazione e la difficoltà
di definizione dellorizzonte temporale dellinnovazione
e della produzione dei suoi effetti sono gli elementi fondamentali
che incidono sulla reperibilità di risorse finanziarie per
le PMI.
Le problematiche inerenti il finanziamento delle PMI, che si sono
accentuate in questo particolare momento di turbolenza del sistema
economico, non sono da addebitare esclusivamente alle caratteristiche
del processo dinnovazione, ma sono storicamente dovute ad
un modello imprenditoriale le cui caratteristiche possono essere
sintetizzate in: ruolo chiave dellimprenditore, tipicamente
dotato di scarsa cultura finanziaria; coincidenza tra proprietà
e controllo, chiusura della proprietà agli apporti esterni
di capitale di rischio; scarsità di risorse manageriali,
concentrazione del processo decisionale nella persona dellimprenditore.
A ben vedere, quindi, un modello di sviluppo rigidamente collegato
con la chiusura mentale del soggetto economico di riferimento.
E sulla base di queste considerazioni che si ripropone laspetto
finanziario dello sviluppo delle PMI. In relazione allanalisi
del modello di finanziamento, i caratteri della struttura finanziaria
delle PMI italiane forniti dalla Banca dItalia, e da altri
autorevoli studiosi, hanno indicato la tendenza delle stesse a finanziare
il proprio modello di sviluppo facendo un elevato ricorso allindebitamento
bancario a breve termine.
Si è osservato come le PMI abbiano fatto prevalentemente
ricorso al canale bancario nonché ad un intenso utilizzo
del credito di fornitura, condizionate da una serie di vincoli esogeni
ed endogeni che non hanno consentito loro di ispirarsi a quei princìpi
generali individuati dalla dottrina e di comporre in maniera equilibrata
la propria struttura finanziaria.
Infine, considerata lattenzione particolare che si è
avuta per laspetto innovazione nellambito
dello sviluppo e del finanziamento delle PMI, nella parte finale
del lavoro ci si è focalizzati sulle tipicità della
struttura finanziaria delle PMI in Puglia che, diversamente da quanto
visto nel resto dello studio, operano in un settore che può
essere considerato particolarmente innovativo come quello dellInformation
& Communication Technology.
I risultati dellanalisi effettuata su tali imprese, confortati
da quelli ottenuti da altre indagini empiriche, hanno infatti dimostrato
come la struttura finanziaria delle imprese che operano in settori
innovativi dispone di maggiori potenzialità di crescita,
nonché della capacità di attirare investimenti nel
settore, assicurando una maggiore redditività e quindi remunerazione
del capitale investito.
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