Il nuovo corso
dellattività
bancaria scandito con tanta lucidità
e determinazione da Via Nazionale pone da subito
cruciali questioni in termini
di strutture
e di risorse umane.
|
|
Il richiamo era stato già forte e chiaro nelle Considerazioni
finali dello scorso maggio: «Nel nuovo assetto dimensionale
e organizzativo le banche in stretta complementarietà con
il mercato dei capitali devono ora volgersi con più decisione
a contribuire allammodernamento della nostra economia, mettere
il loro patrimonio informativo a disposizione delle imprese, assisterle
nei progetti di aggregazione e nella ricerca di forme di finanziamento
più evolute».
Benché ricompresa nellambito di una serie di messaggi,
la chiamata alla responsabilità di leadership verso le banche
pronunciata dal Governatore non era certo sfuggita agli osservatori
più attenti. Qualora però il messaggio non fosse stato
recepito nella pienezza delle sue molteplici valenze, qualche settimana
dopo, allinizio dellestate, in occasione dellassemblea
ordinaria dellAssociazione Bancaria Italiana (ABI), Antonio
Fazio lo ha ripetuto e ulteriormente dettagliato. Non si corre,
quindi, il rischio di enfatizzarlo troppo se, analizzandolo attentamente,
lo si definisce un manifesto dellattività bancaria.

Se ne possono scegliere tre brevi passi a conforto di altrettante
valenze a cui deve essere informata lattività bancaria
in Italia.
Il primo, di carattere generale e fondamentale per il dispiego di
questo tipo di attività, investe il nodo centrale del rapporto
fiduciario, recentemente messo alla prova da alcune vicende non
precisamente cristalline: «Le banche possono contribuire a
rafforzare il legame di fiducia con la clientela con unazione
continua di informazione, di consulenza nella ricerca di forme di
finanziamento più evolute, di sostegno nelle fasi più
delicate di sviluppo e crescita dimensionale delle aziende».
Una considerazione generale che ricolloca in una giusta dimensione
la posizione del sistema bancario, declinando compiti e responsabilità
in modo preciso e coerente con lattribuzione del ruolo cruciale
di leader dello sviluppo.
Il passaggio successivo è, se si vuole, una conseguenza di
tipo applicativo a cui si debbono uniformare i comportamenti professionali
delle banche nellesercizio delle proprie attività:
«I nuovi metodi di valutazione del rischio dovranno essere
volti a meglio indirizzare le risorse di risparmio verso il finanziamento
di imprese più efficienti nellutilizzo dei fattori
produttivi e in grado di promuovere innovazione di prodotto e di
processo. E necessario che la svalutazione del merito di credito
della clientela sia riferita non alla situazione attuale, ma anche
alle capacità progettuali degli imprenditori e alle prospettive
di reddito nel medio periodo; che sia estesa alla considerazione
di fattori macroeconomici e settoriali in grado di incidere sulla
situazione finanziaria dei debitori». Parole che fanno riflettere
e che danno sostanza allarte del banchiere, così come
dovrebbe essere interpretata nellattuale contesto economico.
In questottica di applicazione virtuosa della professione
bancaria merita un riferimento puntuale anche ciò che può
e deve fare il sistema creditizio a fronte di un problema specifico
del Paese, il Mezzogiorno: «Il sistema bancario rinnovato
e rafforzato nella sua capacità patrimoniale e operativa
deve fornire un contributo alla realizzazione delle potenzialità
di sviluppo del Mezzogiorno, anche al fine di ridurre le differenze
tra le condizioni economiche e sociali nelle diverse aree del Paese».

Non si tratta di una mera affermazione di principio, né
di un velleitarismo improduttivo, perché a conforto di questa
affermazione il Governatore ha ricordato nella stessa sede i significativi
passi in avanti compiuti nella struttura di offerta del credito
degli intermediari meridionali dopo la recessione del 1993, offrendo
puntuale riscontro in termini di indicatori di flussi di risorse
e dei relativi prezzi.
Come si può intuire da questi brevi passi appena ricordati,
il percorso dellattività creditizia italiana viene
delineato con chiarezza di intenti e obiettivi, stabilendone criteri
e valenze oltre che modalità applicative; che in parte riecheggiano
canoni tradizionali e soprattutto officiano il sistema bancario
di attribuzioni e delle relative responsabilità di assoluta
importanza e delicatezza.
Il nuovo corso dellattività bancaria scandito con
tanta lucidità e determinazione da Via Nazionale pone da
subito cruciali questioni in termini di strutture e di risorse umane;
in questa sede ci si soffermerà sulle seconde, che sono comunque
il fattore essenziale in qualsiasi contesto per raggiungere gli
obiettivi prefissati e conferire concretezza ed efficacia operativa
a qualsiasi programma.
Il punto di partenza di questa ricognizione è, a mio avviso,
la lucida visione dei fabbisogni professionali per poter operare
un raccordo funzionale e fruttuoso con il nuovo indirizzo dellattività
creditizia. Soccorre in questa operazione di raccordo una pregevole
ricerca patrocinata dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,
nonché da Enbicredito Ente Bilaterale per il settore
del credito dal titolo eloquente I fabbisogni professionali e formativi
nel settore del credito.
La ricerca, coordinata dal prof. Marcello Messori e articolata in
gruppi di lavoro dedicati, diretti da qualificati studiosi della
materia, ha lo scopo di offrire una completa e documentata ricostruzione
degli avvenimenti essenziali che hanno condotto ai mutamenti più
significativi degli anni 90; da un lato, delineando un quadro
articolato e dettagliato dei processi di innovazione e distribuzione
dei servizi finanziari e delle conseguenti nuove professionalità
ricercate, dallaltro traducendo questi input in altrettanti
fabbisogni formativi.
Lampio respiro di questa ricerca si può evincere anche
dallobiettivo sicuramente ambizioso enunciato nella presentazione,
in cui Gianfranco Verzaro e Gianfranco Steffani (rispettivamente
presidente e vice presidente di Enbicredito) testualmente affermano
che [la ricerca] «consentirà di inserire il settore
del credito nel sistema a rete di osservazione permanente di fabbisogni
professionali in via di definizione da parte del Ministero del Lavoro».
In tal modo, in prospettiva, si crea un sistema informativo che
costituirà un punto di riferimento per lintera legislazione
in tema di formazione e di mercato del lavoro, nonché per
la programmazione degli interventi del Fondo Sociale Europeo nellarco
del settennio 2000-2006.
Ma rimaniamo alloggi, cercando di ricordare almeno alcuni
degli esiti più importanti ai quali è approdata la
ricerca e dei quali si dà conto nel saggio conclusivo di
Messori.
Una prima osservazione forse scontata, ma comunque opportuna da
ricordare, è che le modificazioni esterne e interne alle
banche hanno agito nel senso di sollecitare profondi cambiamenti
nella domanda e nella gestione delle risorse umane: da qui la necessità
di effettuare adeguamenti nei modelli e nei processi formativi finora
sperimentati nel sistema bancario. Questa evoluzione interesserà
o già sta interessando tutti e tre i livelli dimensionali
in cui si articola il mondo del credito italiano: gruppi bancari
nazionali, gruppi regionali e banche locali.
Una seconda considerazione riguarda lemersione di nuove figure
professionali, un fenomeno strettamente legato allestensione
dellattività creditizia verso funzioni non tradizionalmente
bancarie (come non ricordare i casi più eclatanti della distribuzione
di prodotti assicurativi e/o della gestione di valori mobiliari?).
Larricchimento dei profili professionali e la rivisitazione
dei ruoli più tradizionali costituiscono a loro volta i passaggi
logici utili a comprendere linserimento della formazione nella
visione strategica della singola banca, così come la reingegnerizzazione
in atto dei processi formativi ne costituisce il puntuale riferimento
in chiave tattica.
Un terzo aspetto concerne, poi, il dove reperire le competenze necessarie
per fronteggiare la richiesta di ruoli professionali con la consueta
alternativa mercato/risorse interne allazienda; ove, però,
la seconda opzione lancia un fascio di luce ancor più intenso
sulla necessità di conferire alla formazione interna un ruolo
propulsivo e particolarmente innovatore.
Una quarta osservazione, infine, ci riporta sul terreno delle competenze
attraverso unindagine qualitativa di quelle ritenute necessarie
ad interpretare in modo coerente i ruoli professionali vecchi e
nuovi: schiudendo un orizzonte dove si mescolano le competenze tecnico-specialistiche
con quelle immateriali di tipo relazionale, senza naturalmente dimenticare
quelle più squisitamente tecnologiche. Anche sotto questaspetto
la formazione assume una valenza centrale sia di ordine tattico,
in quanto anima vitale come appena detto dei processi
di reingegnerizzazione; sia di natura strategica, in quanto fattore
cruciale del piano industriale e della sua realizzazione.
Non a caso Messori, avviandosi alla propria conclusione, sottolinea
come «il sistema bancario italiano ha cominciato a cogliere
limportanza della formazione e sta muovendo i primi passi
verso un utilizzo più appropriato delle sue potenzialità,
ma non ha percorso (ancora) la parte più importante del cammino
intrapreso».
Occorre, dunque, incentivare e spingere senza alcun indugio la stessa
pratica formativa verso linee guida ottimali: solo così,
probabilmente, il sistema bancario italiano potrà reggere
il confronto con quelle sfide appassionanti e meritarsi quelle attribuzioni
di responsabilità autorevolmente ricordate dal Governatore
Fazio.
|