Lobiettivo
è spingere i Paesi dellUnione europea a prendere misure
contro il ritiro
anticipato,
come pure
aumentare il tasso
di occupazione.
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Non sarà soltanto una stagione di manovre finanziarie per
i governi dei Quindici. Già alle prese con una crescita piuttosto
bassa, con disavanzi pubblici che sforano i parametri prefissati,
con impopolari riforme del welfare e con uninflazione che
in molte Capitali ha ripreso a salire piuttosto pericolosamente,
i leader dellUnione europea vedono ora spuntare un altro problema
di fondamentale importanza: come creare nuovi posti di lavoro con
la congiuntura sfavorevole.
Sul fronte della disoccupazione, lEuropa mostra in realtà
risultati migliori del recente passato. Dal 2000 sono stati creati
cinque milioni di nuovi posti (molti dei quali nel settore high-tech)
e oggi lesercito dei senza lavoro è, in media, all8
per cento. Per fare un confronto, negli Stati Uniti la percentuale
dei disoccupati è stabile al 6 per cento, però negli
ultimi 21 mesi sono stati persi un milione e 200 mila posti. Secondo
i dati dellILO, lOrganizzazione internazionale del lavoro,
un lavoratore americano è più produttivo di uno europeo,
sia grazie al maggior numero di ore lavorate sia grazie alla tecnologia
informatica e nei servizi.
Il panorama del Vecchio Continente, invece, presenta non poche zone
dombra. Intanto, se il motto scelto dallUnione europea
è more and better jobs, più lavoro e migliore,
fino a questo momento i Quindici sembrano aver fatto le riforme
puntando più alla quantità dei posti che alla qualità.
Inoltre, lingresso di nuovi partner dallEst rischia
di modificare abbastanza i dati statistici. Infatti, alcuni dei
Paesi di prossima entrata nellUe hanno livelli di disoccupazione
altissimi, comè il caso della Polonia e della Slovacchia.

Infine, il capitolo occupazione rappresenta laltra faccia
del rovente tema dei sistemi pensionistici. Secondo le stime di
Bruxelles, in Europa oggi ci sono quattro lavoratori per ogni pensionato
oltre i 65 anni: fra meno di cinquantanni ce ne saranno soltanto
due. Lobiettivo è spingere i Paesi dellUnione
europea a prendere misure contro il ritiro anticipato, come pure
aumentare il tasso di occupazione. Il vertice di Lisbona, tre anni
fa, lo fissò ad almeno il 70 per cento: tradotto in numeri,
oltre quindici milioni di nuovi posti entro il 2010. Un divario
non piccolo da colmare, almeno per alcuni Paesi: in Italia, che
pure può vantare un calo della disoccupazione media all8,3
per cento, è occupato appena il 55 per cento della forza
lavoro totale, con i fortissimi sbilanciamenti che sono noti: maggiore
occupazione maschile rispetto a quella femminile, maggiore occupazione
nelle regioni settentrionali rispetto a quelle meridionali e insulari.
Come agire? Bruxelles ha già individuato le priorità,
elaborando una sorta di decalogo che comprende norme di comportamento
comuni. I dieci comandamenti prevedono, ad esempio, un piano personalizzato
di ricerca del lavoro per chi è disoccupato da almeno quattro
mesi e unesperienza di lavoro o di formazione per gli inattivi
da almeno un anno. E poi lobbligo di dimezzare il tasso di
abbandono scolastico e di innalzare listruzione secondaria
all80 per cento della popolazione tra i 25 e i 64 anni.
Il compito di individuare meglio le aree di sofferenza del mercato
del lavoro europeo e di studiare le soluzioni è stato affidato
a un gruppo di otto esperti, guidati dallex premier olandese
Wim Kok. Le conclusioni dei lavori, che sono iniziati lo scorso
mese di aprile, sono state recentemente presentate, con un quadro
di fondo già tracciato: «Cè una preoccupazione
comune per la congiuntura economica attuale. I governi europei devono
trovare immediatamente maggiori risorse per creare occupazione».
Come, del resto, sta accadendo negli Stati Uniti.
Proposte concrete messe sul tappeto? Il primo cambiamento utile
è legare gli orientamenti per loccupazione alla politica
economica. I Paesi dovrebbero consegnare nelle mani di Bruxelles
due pacchetti insieme: ciò che propongono di fare per la
crescita economica, e la strategia per loccupazione. In questo
modo, produttività, competitività e nuovi posti di
lavoro andranno di pari passo.
Un secondo problema è che, per ottenere più posti,
i Paesi hanno cercato di aumentare la flessibilità. Passo
corretto, se non fosse che questo a volte ha comportato precarietà.
Ben lo sanno i più giovani, che entrano ed escono con discontinuità
dal mondo del lavoro, e i disoccupati di lunga durata, che stentano
a ricollocarsi sul mercato per mancanza di qualificazione. Qui,
la soluzione deve essere listruzione. Ogni lavoratore deve
avere la sua lifelong learning, una formazione continua
per lintero corso della sua vita professionale. Soltanto mantenendo
sempre aggiornate le proprie competenze, insomma, un lavoratore
può sperare di restare a lungo in unazienda produttiva.
Cè, poi, il punto delle differenze salariali. E qui
è molto difficile intervenire, perché imporre di eliminare
le diseguaglianze delle buste paga può essere una trappola:
porta allaumento del lavoro nero.
Da ultimo, restano gli specifici problemi nazionali. Le situazioni
sono molto diverse. I Paesi del Nord, come la Svezia, la Danimarca,
i Paesi Bassi e lIrlanda, hanno buoni livelli occupazionali
e buoni redditi. In Gran Bretagna, invece, il reddito pro capite
non è sempre adeguato, perché cè maggiore
flessibilità. La Spagna ha una buona dinamica occupazionale,
ma anche un eccessivo livello di lavoro a termine. In Francia, il
problema sono i lavoratori anziani.
E lItalia? Purtroppo, i nodi rimangono sempre gli stessi:
le differenze territoriali tra Nord e Sud e tra le stesse regioni
del Mezzogiorno, e il sommerso, diffuso indiscriminatamente sia
nelle regioni del Nord che in quelle del Sud, con alti indici di
lavoratori clandestini.
Quanto alle donne, Bruxelles chiede ai governi di dimezzare il divario
degli stipendi percepiti (rispetto a quelli più alti dei
colleghi maschi) e aumentare i posti negli asili-nido, fino ad accogliere
il 90 per cento dei bambini fra i tre anni e letà scolare.
Con qualche suggerimento pratico: se unimprenditrice belga
deve prendere un congedo di maternità, può contare
sulle imprenditrici volanti, che la rimpiazzano durante
lassenza.
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