Ai politici il nuovo Governatore
continua a ripetere ancora oggi la
necessità del rigore budgetario, della stabilità dei
prezzi
e della moneta forte.
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Jean-Claude Trichet, figura poliedrica, saprà certamente
essere un degno successore di Wim Duisenberg al vertice della Banca
centrale europea. Il sessantenne banchiere francese unisce infatti
alle idee socialiste della sua giovinezza quelle liberiste della
maturità, e alla cultura scientifica di ingegnere e di enarca
quella letteraria, filosofica e sociologica. Gli si riconosce infatti,
tra laltro, una passione per le poesie di Saint-John Perse,
di Valéry e di Baudelaire, ma anche per le teorie malthusiane.
E grazie a questo patrimonio qualitativo e a una carriera
professionale maturata nellamministrazione transalpina che
Trichet è da 15 anni luomo-chiave della politica economico-monetaria
della Francia, oltre ad essere un convinto sostenitore delleuro
(nato grazie anche al suo fondamentale contributo) e dellEuropa.
Una carriera costellata di successi ma anche di difficoltà
e di rapporti ruvidi con i politici.
Trichet, l«ayatollah del franco forte», il sostenitore
del pensiero unico e della disinflazione competitiva,
è in realtà tuttaltro fuorché una persona
rigida e ortodossa. Anche se è un personaggio scomodo, incapace
di compromessi. Il Governatore accetta infatti di buon grado il
dialogo e il confronto, ma quando è convinto di una teoria
la porta fino in fondo e nulla può fermarlo: neanche un presidente
della Repubblica o un premier, sia di destra sia di sinistra, quando
lo supplicano di svalutare il franco o di ridurre i tassi per rilanciare
uneconomia pericolosamente vicina al collasso.
E attorno alla metà degli anni Novanta, dopo che la
Banca di Francia è diventata completamente autonoma (nel
1994), che il Governatore si fa conoscere per la fermezza delle
proprie teorie: nemico giurato dellinflazione, sostenitore
della moneta forte e dei tassi elevati, fautore dellequilibrio
dei conti pubblici quali strumenti per dare stabilità ai
prezzi e garantire una crescita robusta e duratura a un Paese. Scelte,
queste, fortemente criticate e osteggiate allinizio, ma che
hanno dato alla fine buoni frutti, tanto da permettere alla Francia
di passare senza traumi alleuro e di godere di una crescita
economica a cavallo del XXI secolo, una delle migliori tra quelle
dei partner europei.

Tra il 1994 e il 1995 Trichet che in precedenza era stato
direttore del Tesoro francese e capo di gabinetto di vari ministri,
tra i quali Edouard Balladur, e che aveva dunque pilotato
le ultime svalutazioni ufficiali del franco venne accusato
di essere allorigine della crisi economica del Paese e del
suo elevatissimo tasso di disoccupazione. Il Governatore, però,
tenne duro, non toccò la parità con il marco tedesco,
e soltanto a partire dal 1995 iniziò a ridurre gradualmente
i tassi. Una politica vincente, ma soprattutto una dura lezione
nei confronti dei politici, ai quali Trichet continua a ripetere
ancora oggi la necessità del rigore budgetario, della stabilità
dei prezzi e della moneta forte.
Banchiere di statura internazionale, è stato nel 1991 uno
dei principali artefici del Trattato di Maastricht, così
come è stato in quegli anni uno dei più strenui difensori
dellindipendenza delle Banche centrali e della tenuta
del franco francese, preso di mira dalla speculazione internazionale.
Durante la grave crisi monetaria del settembre 1992, i francesi
dissero di sì al Trattato, ma il franco era a pezzi e soltanto
la determinazione e labilità di negoziatore di Trichet
riuscirono ad evitare il peggio. E stato linizio dellaggancio
del franco al marco; di fatto, il suo vero e proprio salvataggio.
Questa onestà intellettuale e questa larghezza di vedute
hanno fatto sì che Chirac e la Francia abbiano sempre puntato
su di lui quale unico candidato alla Banca centrale europea, e questo
anche nei momenti più bui, legati allinchiesta giudiziaria
sul Crédit Lyonnais. Consensi unanimi sul Governatore sono
giunti anche a livello internazionale, a dimostrazione del fatto
che il personaggio è di statura e che Trichet potrebbe diventare
alla Banca centrale europea quello che Greenspan è alla Federal
Reserve americana. Potrebbe infatti imprimere alla massima istituzione
bancaria europea quella svolta in termini di immagine, ma soprattutto
di incisività sui mercati mondiali, che tutti attendono.
Aggiustando al meglio i necessari interventi di politica monetaria,
costruendo un ruolo di vero traino alleconomia e di leadership
per leuro, ma anche affermando ancor più lindipendenza
della Banca centrale europea.
Non ci saranno comunque stravolgimenti di fondo rispetto allattuale
politica perché, come si sa, è collegiale. Ma ci sarà
certamente un cambiamento di ritmo, fermo restando che «un
euro forte e stabile come ama ripetere allinfinito
Trichet è nellinteresse dellEuropa»,
così come il franco forte lo era per la Francia.
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