Francamente,
se lEuropa deve stare sotto
legemonia
di qualcuno,
è preferibile quella americana
a quella
franco-germanica.
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Non si può né si deve parlare di fallimento della
presidenza italiana per il fatto che gli Stati non sono riusciti
a trovare un accordo sulla bozza di Trattato-Costituzione
in sede di Conferenza Intergovernativa. E non si può né
si deve parlare di fallimento della stessa Conferenza Intergovernativa,
che era non una Assemblea costituente, ma appunto una
conferenza di Stati ancora sovrani che avrebbero potuto soltanto
siglare il testo, con un accordo che poi sarebbe dovuto
essere soggetto alla ratifica dei singoli Stati, alcuni dei quali
già prevedono di integrare il procedimento di ratifica con
un referendum popolare.
Parola del Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga.
Il quale sostiene che si può e si deve parlare invece di
clamoroso fallimento della Convenzione di Laeken. Il testo prodotto
da essa era «macchinoso nella parte relativa allassetto
e al funzionamento delle preposte istituzioni, confuso nella individuazione
e nella ripartizione delle competenze, totalmente, anzi ridicolmente
carente nel cosiddetto preambolo: una macchina infernale che avrebbe
potuto funzionare solo con laccettazione o limposizione
dellegemonia franco-germanica che già si delineava».

Insomma, si dovrebbe avere il coraggio di ricominciare con una
nuova procedura: siano i Parlamenti nazionali a dire che cosa in
via generale vogliono: un semplice concerto di Stati, unalleanza
con organi propri come la Nato, una confederazione o una federazione
di Stati. Sia poi il Consiglio europeo o una Conferenza Intergovernativa
che indichi le linee portanti per la stesura di una nuova bozza
di Trattato ad una rinnovata Conferenza propositiva da riunire «in
un luogo più ameno di Laeken». Ai nuovi membri di essa
sarà bene far tenere da costituzionalisti insigni qualche
lezione propedeutica e gli stessi munire di qualche testo fondamentale
in materia: «Ad esempio, i Federalist Papers, gli Antifederalist
Papers, qualche saggio di Calheun, il teorico filo-sudista del carattere
pattizio degli Stati Uniti dAmerica, il volume di Laband sullImpero
germanico, quello di Treves sul Commonwealth britannico, e poi le
opere fondamentali di Wheare e di Friedrich, o meglio ancora un
semplificato e facile sunto di esse...».
Allora, secondo Cossiga, almeno per il momento si dovrebbe esser
grati alla Spagna, al Regno Unito, alla Germania e alla Polonia
di non essersi prestati «in nome di un non meditato euro-fanatismo»
a farci correre il pericolo «dellanche solo inizio di
unavventura politica» e di averci per il momento posto
al riparo dal «forse necessario ricorso», a trattato
di Laeken approvato, alla guida egemonica «da Laico Impero
della nazione Franco-Germanica». E bisogna esser grati anche
alla presidenza del Consiglio che, nonostante la presenza sul campo
di commissari in missione, non si è lasciata
suggestionare dalla vanità di un ingannevole successo né
si è lasciata travolgere dal pernicioso euro-fanatismo, e
pur non venendo meno ai suoi doveri presidenziali di turno, non
ha maldestramente forzato la mano e ha rispettato la dignità
di tutti i popoli e di tutti gli Stati.
Sostiene Cossiga: «Per me, europeo cristiano, è prezioso
il ricordo storico di Carlo Magno, di Carlo Martello, di Federico
detto il Barbarossa e anche, da sardo!, del mio imperatore,
Carlo V. Ma sinceramente non mi sembra proprio, con tutto il rispetto
pur ad essi dovuto, che allaltezza di quei Grandi esse siano».
Insomma, si può sognare, con il sentimento, se non con la
visione di uno Schlegel, di un Novalis o di un Soloviev, unEuropa
dei Popoli, delle Nazioni e degli Stati, senza legemonia di
nessuno. Forse anche per respingere le tentazioni egemoniche dei
neocons degli Stati Uniti, anche chi è amerikano
da una vita può esprimere spirito critico nei confronti della
più grande potenza mondiale.
Ma, francamente, se lEuropa deve stare sotto legemonia
di qualcuno, è preferibile quella americana a quella franco-germanica;
perché, come sostiene Cossiga, gli Stati Uniti sono lontani,
mentre la Francia e la Germania sono troppo vicine.

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