Non credo ci siano ragioni per pensare che nellIslam
esistano ostacoli
insuperabili
allo sviluppo della democrazia,
ma questa
non si può imporre con la forza.
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Dobbiamo porci due domande. La prima: lIraq riuscirà
a diventare in tempi abbastanza brevi un Paese ragionevolmente stabile,
unificato e democratico? La seconda: finita la guerra, seguiranno
significativi progressi nella soluzione del problema israelo-palestinese?
Se queste due condizioni si verificheranno, le relazioni fra Stati
Uniti e mondo islamico miglioreranno rapidamente, altrimenti dovremo
attenderci un grosso scontro fra civiltà.
Conseguenze per il mondo occidentale: si approfondiranno le divisioni
al suo interno e si acuiranno le differenze nel modo di trattare
con il mondo islamico, in modo particolare con la sua componente
araba. Sono tre gli scenari dei quali dobbiamo tener conto: lOccidente
ha un grave problema con lIslam militante e con la sua rete
globale di terrorismo, che continua ad esistere; gli Stati
canaglia continuano a cercare di ottenere armi nucleari, col
rischio che queste cadano nelle mani di gruppi terroristici; fra
gruppi islamici e non islamici sono in atto scontri locali per il
controllo territoriale, dalla Palestina alla Cecenia, alle Filippine.

Ora, al di fuori dellOccidente si percepiscono con molta
chiarezza le divisioni allinterno del mondo occidentale. E
accanto a Paesi buoni si identifica un asse del
male, parallelo a quello delineato dagli Stati Uniti e formato
per lappunto dallAmerica e per lo meno dal Regno Unito.
Perciò è sempre più complicato comprendersi.
Ci sono fondamentali differenze nella percezione che il mondo occidentale
e il mondo non occidentale hanno luno dellaltro. Le
differenze culturali e di civiltà si stanno approfondendo
e non cè segno che le tensioni si stiano allentando.
Lo stesso Papa ha affermato che la guerra al terrorismo potrebbe
trasformarsi in guerra fra religioni. E un timore non peregrino,
è certamente possibile che ciò si verifichi. Lesperienza
ce lo insegna: in molte situazioni la guerra è cominciata
per ragioni pratiche, per motivi territoriali oppure politici, ma
poi la religione è diventata unimportante dimensione
del conflitto. E successo nella regione del Kashmir, ma la
stessa cosa vale naturalmente anche per il conflitto israelo-palestinese.
La leadership palestinese in passato era secolare, con un significativo
elemento cristiano, ma oggi gli estremisti religiosi sono diventati
importanti. Anche in Israele, del resto, hanno accresciuto parecchio
la loro influenza.
Intendo precisare una cosa. Non credo ci siano ragioni per pensare
che nellIslam esistano ostacoli insuperabili allo sviluppo
della democrazia. Ogni grande cultura ha differenti componenti al
suo interno. Non dimentichiamo che fino a mezzo secolo fa molti
scienziati della politica ritenevano inconciliabili democrazia e
Cattolicesimo, una previsione che si è rivelata assolutamente
sbagliata. Oggi tutti i Paesi cattolici sono democratici, con la
sola eccezione di Cuba. Ci sono anche nazioni musulmane democratiche,
e comunque non teocratiche, come ad esempio la Turchia, il Pakistan
in altra misura, e il Bangladesh. Perfino lIndonesia vuole
restare in questa direzione. Ma si tratta di Paesi non arabi: il
problema forse è introdurre la democrazia nei Paesi arabi.
Lunico Paese arabo democratico è il Libano, che però
è a maggioranza cristiana.
Va chiarito che non è possibile introdurre dallesterno
la democrazia, soprattutto con la forza. Il problema è lascesa
dellIslam militante e dei Paesi canaglia, nei
confronti dei quali è necessario agire con precauzioni militari.
In questo senso, la dottrina Bush dellazione preventiva contro
gli Stati che costituiscono vere e proprie minacce è giustificata.
Ma la guerra allIraq non era giustificata, perché Baghdad
non poneva una minaccia urgente e grave agli Stati Uniti e ai suoi
alleati.

Certo, lIslam ha coscienza di se stesso, ma ha anche scarsa
coesione. La prima conseguenza di ciò è che è
molto difficile trattare con lIslam. E vero: stiamo
assistendo a una poderosa rinascita dellidentità musulmana,
ma ricordiamo quel che diceva Kissinger quando era Segretario di
Stato americano: «Che numero di telefono devo fare, quando
voglio parlare con lEuropa?».
Lo stesso discorso vale oggi per lIslam. La seconda conseguenza
è ancora più preoccupante: le rivalità fra
Arabia Saudita e Iran hanno spinto i due Paesi a finanziare gruppi
musulmani in lotta contro lOccidente. E anche questo
un detonatore che sarà necessario disinnescare, con azioni
politico-diplomatiche coerenti.
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