Esistono due tipi
di persone nella vita. Le persone che
vedono il mondo come è e si chiedono perché. E le
persone che immaginano
il mondo come
dovrebbe essere
e si chiedono:
perché no?.
(G.B. Shaw, citato nel
Bilancio Sociale SABAF).
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Che lattenzione al sociale nella nostra società non
sia solo un fenomeno passeggero lo si sosteneva in questa sede in
altra occasione, soffermandosi sulla diffusione del bilancio sociale
nel mondo bancario; dove, vuoi per lassonanza di denominazione
(il termine bilancio), vuoi per una consolidata attività
di assecondamento di iniziative volte al sociale, questa attenzione
ha trovato e sta trovando un terreno particolarmente fertile.
Peraltro, non si può dimenticare che le prime tipologie di
bilancio sociale si sono manifestate nel mondo industriale, ove
si è stabilito il nesso bilancio sociale-bilancio ambientale
soprattutto per quelle imprese che, da un lato, potevano presentare
aspetti rilevanti sotto il profilo dellimpatto ambientale,
dallaltro si qualificavano proprio a causa di un marcato radicamento
sul territorio quali protagonisti delle economie locali.
In questo senso suonano di conforto e testimonianza, ad esempio,
le parole di Alessandro Malvaldi, direttore dello stabilimento Solvay
di Rosignano in provincia di Livorno che, nellaccompagnare
la presentazione del primo bilancio sociale e ambientale di quellimpresa,
sottolinea come «questo strumento innovativo possa contribuire
ad un rapporto sempre più fruttuoso e utile per convogliare
gli sforzi di tutti verso una crescita armonica dellintera
collettività, rispettosa dei valori e delle esigenze di tutte
le componenti sociali ed economiche presenti sul territorio».
E non a caso, aggiunge Roberto Marziantonio presidente dellIstituto
per il Bilancio Sociale Europeo, in questo modo «Solvay accredita
ufficialmente il suo percorso orientato a consolidare un rapporto
sempre più armonico con la collettività, nella consapevole
considerazione delle sue aspettative».
Un secondo recente esempio eccellente di attenzione al sociale
nel mondo industriale è rappresentato da Sabaf che, presentando
a Piazza Affari a Milano la seconda edizione del bilancio sociale,
attraverso le parole del suo amministratore delegato, Angelo Bettinzoli,
mette in evidenza come «i risultati raggiunti il primo anno
con il bilancio sociale sono incoraggianti
saranno gli indicatori
delle nostre prestazioni economiche sociali e ambientali che ci
confermeranno la validità del percorso intrapreso».
Ed è probabilmente non casuale che a fronte di questo impegno
Sabaf abbia ricevuto la nomination dalla Giuria dellOscar
di Bilancio e della Comunicazione Finanziaria 2002 per il Premio
Speciale Bilancio della Sostenibilità Grandi Organizzazioni.
Un terzo esempio (e ultimo per ragioni di spazio) in questa rapida
galleria delleccellenza riguarda TNT Express Italy, che con
il proprio documento fa un primo resoconto di un percorso di gestione
della responsabilità sociale con la specifica scelta strategica
di considerare la qualità del dialogo con i portatori dinteresse
come fattore cruciale di successo. Giuseppe Smeriglio, amministratore
delegato di TNT, esprime così la sua convinzione: «valore
e sostenibilità divengono binomio imprescindibile di fini
e princìpi che devono guidare le strategie e i comportamenti
di unazienda protagonista sul mercato; la sfida per il futuro
è contemperare armonicamente la grande diversità degli
interessi».
Ma il salto di qualità forse decisivo in questa attenzione
al sociale si sta verificando nellarea delle aziende pubbliche,
degli enti locali e delle organizzazioni no-profit. Qualche esempio
gioverà a meglio capire questa realtà in movimento.
Si prenda il caso dellACEA lazienda distributrice di
energia elettrica a Roma che ha fatto della recente presentazione
del proprio bilancio sociale loccasione per un momento di
forte riflessione e risposta agli interrogativi su quale modello
di governance adottare. Si parte così dalla definizione di
responsabilità sociale che per ACEA equivale ad acquisire
e mantenere un elevato livello di reputazione sociale. Affermazione
che si traduce, ad esempio, nel progressivo adeguamento della corporate
governance al Codice di Autodisciplina, nella migliore qualità
dei servizi offerti, nella garanzia di continuità della comunicazione,
nella sperimentazione di modelli di controllo di gestione che integrino
gli aspetti sociali e ambientali.
Rientra in questo percorso di consapevolezza listituzione
di un comitato etico che sovrintende la gestione e lapplicazione
della Carta dei Valori Aziendali, promuovendo altresì la
sensibilizzazione dei dirigenti e dei dipendenti sulle questioni
etiche.
Passando dalle aziende pubbliche agli enti locali, sovviene lesempio
dellEnte EUR SpA il cui nome connota un importante quartiere
di Roma, ossia una concreta espressione urbanistica con tutte le
problematiche connesse alla realtà delloperare quotidiano.
Ecco allora che seguendo le parole di Raffaele Ranucci, presidente
di EUR SpA, la metodologia del bilancio sociale «propone e
costringe a rendicontare quel che si è fatto per progredire,
per crescere e per condividere».

Due esempi sufficienti ad illuminare limportanza e la complessità
del bilancio sociale sul versante degli enti pubblici. Su questo
tema, al di là delle migliori intenzioni, la realtà
dei fatti può essere colta, come è stato recentemente
ben scritto da Marco Bertocchi e Luca Bisio attraverso quattro orientamenti
di significato crescente nella scala dei valori:
a) lorientamento alla mera rendicontazione, con lo scopo
di valorizzare prevalentemente limmagine esterna e, quindi,
offrire un documento con finalità elettorali;
b) lorientamento alla valutazione interna centrando lattenzione
sul processo di valutazione dei risultati, non identificando, peraltro,
chiaramente gli stakeholders, né prevedendo momenti strutturati
di confronto e di feed-back con loro;
c) lorientamento alla comunicazione, dove alla focalizzazione
sulle relazioni di scambio e di comunicazione con i diversi stakeholders
fa da contraltare la carenza di investimenti adeguati nellintegrazione
con i normali strumenti di pianificazione e controllo;
d) lorientamento alla valutazione partecipata che, colmando
la lacuna metodologica prima ricordata, realizza un documento chiaro
e comprensibile, facilmente alimentabile, traendo le informazioni
dagli strumenti di pianificazione e controllo, nonché attendibile
e autorevole, perché scaturisce da documenti approvati in
modo ufficiale.
E apriamo il capitolo delle organizzazioni no-profit. Qui limpostazione
generale del bilancio sociale, seguendo il modello IBS/GBS, che
si muove attorno ai tre cardini dellidentità, del valore
aggiunto e della relazione sociale, dovrebbe nelle valutazioni degli
addetti ai lavori risultare facilmente applicabile. Anche se, come
viene osservato nellultimo numero della rivista Social Dialogue,
occorrono alcuni adattamenti. Innanzitutto, in tema di organizzazioni
no-profit va ricordato che la responsabilità sociale coincide
totalmente con la responsabilità gestionale; ne consegue
che il bilancio sociale abbraccia la totalità delle relazioni
con gli stakeholder e costituisce il normale modo di
approccio da parte dellente nel gestire il rapporto con i
propri interlocutori.
In secondo luogo, lesigenza di offrire agli interlocutori
uninformazione «più comprensibile ed estesa rispetto
ai rendiconti finanziari» porta a far sì che il bilancio
sociale sia più adeguato rispetto al bilancio contabile tradizionale
nel fornire «una rappresentazione puntuale del raggiungimento
dello scopo sociale istituzionale».
Un terzo punto che merita di essere sottolineato riguarda poi lattivazione
di un processo virtuoso di coinvolgimento partecipativo degli stakeholders
nella gestione strategica e operativa dellente con conseguenze
positive in termini di consenso raccolto e di accessibilità
alle agevolazioni finanziarie previste.
Oltre a questi tre aspetti non possono essere sottaciuti quelli
che mettono in evidenza come attraverso ladozione del bilancio
sociale lente no-profit sia facilitato nella gestione e nellindividuazione
della responsabilità amministrativa, nonché sia agevolato
nellintroduzione di elementi di contabilità ambientale,
ponendo, in definitiva, in risalto gli obiettivi legati alla sostenibilità
ambientale.
Anche in questo caso, come si vede, bene si percepisce lo sforzo
ad uscire dalle fasi emozionali dellattenzione al sociale
per imboccare con decisione la strada della sistematicità.
Ed è proprio nel continuare il nostro viaggio lungo questa
direzione che si è confortati dalle conclusioni di una recente
indagine condotta per conto di una banca, lUnicredito, dove
testualmente si afferma che «la Corporate Social Responsibility
(CSR) non sia ancora compresa appieno in termini di importanza di
potenzialità», ma che comunque «il fenomeno appare
destinato a crescere e a influire sulle performance finanziarie».
Parole da meditare, alle quali fa eco Roberto Marziantonio, che,
partendo dalla presentazione del modello PROGRESS, processo di gestione
responsabile per lo sviluppo sostenibile, lo qualifica come attuale
punto di arrivo dellaffinamento del modello del bilancio sociale,
portando quindi acqua al mulino della cultura dimpresa, la
cui ricchezza e la cui complessità non possono che risultare
accresciute dallintroduzione in essa dei valori del sociale
e delle responsabilità connesse.
E qui il cerchio del nostro percorso almeno per ora si chiude, saldando
i versanti tradizionali dellimpresa propriamente detta con
quelli ancora in parte da esplorare e da approfondire di enti pubblici,
enti locali, organizzazioni no-profit nel segno di un cammino in
parte comune, ma comunque orientato verso un obiettivo condiviso
di progresso consapevole e sostenibile.
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