A Mino Delle Site
non sono certo mancati i riconoscimenti nel corso della sua più
che cinquantennale carriera artistica, ma mai, forse, sono stati così
numerosi e significativi come in questi ultimi tempi. Essi stanno a
dimostrare indubbiamente un crescente interesse per la sua opera, che
coincide con quello, più generale, per il Futurismo, ai cui ideali
Delle Site si è costantemente ispirato. Non a caso sono stati
proprio alcuni dei più qualificati studiosi del movimento marinettiano
a occuparsi recentemente di lui. Enrico Crispolti, in particolare, in
occasione di una mostra personale dell'artista, nel 1984, alla Galleria
Fonte d'Abisso di Modena, ha compiuto una penetrante e documentata "rilettura"
della sua produzione aeropittorica degli anni Trenta, mettendone in
rilievo la "singolare qualità" e il tono lirico ed
evocativo. "Pittore dunque nuovo nei tempi nuovi, - scrive Crispolti
alla fine del suo saggio - ma coerente ad un suo ceppo di liricità
evocativa e sognante ...; fedele ad una qualità trascendentale
dell'immagine, sostanzialmente tramata di luce, nel suo cromatismo ricco
e prezioso. Ha portato a suo tempo nel Futurismo i segni di una cultura
tipicamente pugliese attenta ai valori espressivi della preziosa decoratività
pittorica, come continua dimensione inventiva della fantasia" (1).
Maurizio Calvesi, per trattare del "ritorno al Futurismo",
su "L'Espresso" del 10 novembre 1985, ha scelto, quasi emblematicamente,
proprio un dipinto di Delle Site del'38, AUTODROMO, il quale deve essere
messo in relazione alla famosa frase di Marinetti, del Manifesto di
Fondazione del 1909, secondo cui "un automobile da corsa ... è
più bello della Vittoria di Samotracia". Fortunato Bellonzi,
ancora, in 'una testimonianza per la coerenza dell'attività dal
1931 ad oggi dell'artista leccese, lo ha definito "un pittore vero,
con ogni buono ragione di condurre la sua ricerca a fianco di Prampolini,
Depero, Fillia, Diulgheroff, Dottori, Tullio d'Albisola, Oriani, Mino
Rosso, ...(2) vale a dire dei protagonisti creativi dell'aeropittura.
Questa rinnovata attenzione della critica si è tradotta nella
partecipazione di Delle Site a quasi tutte le più importanti
rassegne a carattere storico-documentario sul Futurismo, svoltesi in
Italia negli ultimi anni. Ne ricordiamo qualcuna: "Anni Trenta:
arte e cultura in Italia" (Milano, 1982). "X Biennale Arte
e Sport: Futurismo e Sport" (Firenze, 1982). "Aeropittura
Futurista Aeropittori" (Modena, Galleria Fonte d'Abisso 1985).
"Futurismo a Roma. Anni Dieci-Quaranta" (Roma, Galleria Editalia,
1985). "Futurismi Postali" (Rovereto-Grado, 1986). "La
Macchina mito Futurista" (Roma, Galleria Editalia, 1986). "Futurismo
e ancora Futurismo. Continuità di un movimento" (Milano,
Galleria Arte Centro, 1986). "Esiti Futuristi" (Milano, Galleria
Vismara, 1986). E' citato alla voce "aeropittura" nel catalogo
"Futurismo e Futurismi" (Venezia, Palazzo Grassi, 1986). Giornalisti
e critici lo hanno inoltre ricordato, sui più diffusi quotidiani,
tra i principali rappresentanti dell'aeropittura felicemente viventi
e tuttora operosi, in recensioni di mostre e in rivisitazioni del movimento
futurista. Ci riferiamo a Enrico Filippini ("la Repubblica"
del 30-31 marzo '86), a Rossana Bossaglia ("Corriere della Sera"
del 19 giugno '86), e ad Angelo Dragone, che su "La Stampa"
del 14 aprile '85 ha scritto, fra l'altro: "Delle Site ha inteso
rendere soprattutto delle sensazioni: sino a far sentire l'ebbrezza
della velocità e la visione aerea che si sommano in ben scandite
sintesi compositive, sostenute spesso da un colore di raffinate qualità".Quasi
a coronamento di questa felice stagione della sua carriera, la scorsa
estate è stato assegnato a Mino Delle Site il "Premio Puglia-Renoir"
di cultura, "quale esponente storico del Futurismo pugliese".
Tutti questi riconoscimenti, che abbiamo sommariamente elencato, hanno
inteso premiare anche, in un certo senso, la "lunga fedeltà"
al Futurismo di Delle Site, il quale, a differenza di altri, non ha
mai rinnegato quella lezione, ma l'ha sempre considerata perennemente
valida. "Il Futurismo - dichiarò qualche tempo fa nel corso
di un'intervista - è uno dei principi essenziali dei quali si
compone la vita, un'idea che si rinnova quotidianamente, come il sorgere
del sole in ogni latitudine" (3).
L'innegabile coerenza, pur nella costante evoluzione della ricerca,
è, d'altra parte, il dato che caratterizza tutta l'opera dell'artista.
E per rendersi conto di ciò, è sufficiente ripercorrere
rapidamente le principali tappe della sua carriera. Delle Site, nato
a Lecce nel 1914, iniziò giovanissimo l'attività artistica,
come pittore nella Scuola Statale d'Arte, sotto l'abile guida di Geremia
Re. Nel 1930 si trasferì a Roma per frequentare l'Accademia di
Belle Arti e Liceo Artistico e qui entrò in contatto con il Movimento
Futurista, in occasione della Prima mostra di aeropittura, svoltasi
alla Camerata degli Artisti in Piazza di Spagna, nel febbraio del 1931
in onore dei Trasvolatori Atlantici. Fu, questo, un incontro destinato
a incidere profondamente sugli sviluppi della sua carriera, oltre che
sui suoi più radicati convincimenti artistici e ideologici. D'altra
parte, quel "passaggio", come ha confessato lui stesso in
una recente intervista ad Aldo Bello, fu del tutto "automatico,
naturale, senza sofferenze o traumi, perché quel mondo era speculare
a ciò che evidentemente avevo in me e che ho realizzato vivendo
in pieno, fin da giovane, il movimento futurista" (4).

Dell'aeropittura, la principale esperienza futurista degli anni Trenta,
Delle Site diventò ben presto, nonostante la giovane età,
uno dei protagonisti, offrendo un suo originale contributo che, come
ha scritto Marcello Venturoli, "non segue pedissequamente il rituale
vitalistico e meccanicistico, ma entra, soprattutto a contatto della
lezione di Prampolini, nell'area astratta e spazialista allargando la
visione e i modi dentro e oltre l'aeropittura" (5). Nel '32 espose
a Roma, nella Galleria "Bragaglia fuori commercio" alla Rampa
Mignanelli, e Prampolini, nella presentazione parlò di lui come
di "uno dei più giovani e fantasiosi aeropittori dell'avanguardia
artistica italiana". L'anno successivo tenne la sua prima mostra
personale a Lecce, dove venne presentato dall'"aeropoeta"
Vittorio Bodini, il quale mise in rilievo l'assoluta novità rappresentata
da quella esposizione in un ambiente fermo ancora ai canoni della pittura
naturalistica di fine Ottocento. "Delle Site - scriveva Bodini
- non presenta mazzi mazzi mazzi di fiori né cocomeri carote
pernici pesci o raccontini a colori, ma presenta brani della sua anima
profondamente mistica che si manifesta in sinceri quadri sacri ... ;
in immagini che ritraggono le sintesi fisionomiche ma soprattutto le
sagome spirituali; in paesaggi dolcissimi in cui lo spirito vorrebbe
eternamente villeggiare; finalmente in aeropitture in cui l'anima delle
stratosfere, felicemente intuita, si compenetra con quella dei velivoli
ebbri di velocità, di conquista dello spazio orizzontale-verticale,
di lotta aerea, etc." (6). Questa mostra, che costituì il
momento culminante della breve avventura futurista a Lecce, suscitò,
com'era prevedibile, grande scalpore e innumerevoli discussioni sulla
stampa locale 7. Per tutti gli anni Trenta Delle Site partecipò
alle più importanti manifestazioni, nazionali ed europee, del
movimento futurista, estendendo la sua attività anche ad altri
settori di ricerca, quali la plastica murale, l'arte sacra, il paroliberismo.
Nel 1937 realizzò un'opera imponente, andata purtroppo perduta:
circa duecento metri quadri di decorazione sulle pareti della Casa dello
Studente nella nuova Città Universitaria romana, in particolare
nella Palestra, nella Sala di lettura e nella Sala da pranzo. Gerardo
Dottori, in una preziosa testimonianza apparsa su "Artecrazia"
di quell'anno, scrisse che si trattava di un'opera "di mole"
nella quale l'artista aveva dimostrato "padronanza di mezzi tecnici,
ricca fantasia e insieme senso di armonia della composizione e del colore".
Specialmente nei quadri della Sala di lettura, a giudizio di Dottori,
Delle Site aveva dato "la misura della sua abilità e delle
possibilità a creare opere di largo respiro'". Negli ultimi
tempi Delle Site ha dimostrato con personalissime soluzioni tematiche
futuriste confermando l'attualità di quel linguaggio così
rinnovatore. Ecco allora la serie dei Visioritmi - variazioni e timbri,
la quale si riallaccia direttamente alle sue ricerche degli anni Trenta
sul rapporto tra suono -forma - colore, o la rivisitazione del tema
aeropittorico per eccellenza, l'"aerovisione", ormai talmente
purificato ed essenzializzato da ridursi a puro rapporto emotivo. Sempre
assai intensa è stata la sua attività espositiva, con
numerose personali e collettive, in Italia e all'estero, tra le quali
ricordiamo, oltre a quelle già citate, una mostra antologica
nella Galleria Rizzoli a New York nel 1965 e una personale di "Aeropittura"
a Marco Island in Florida nel 1976.

NOTE
1) E. CRISPOLTI,
Mino Delle Site aeropittore futurista anni Trenta, Modena, Galleria
Fonte d'Abisso Edizioni, 1984, p. 12.
2) E. BELLONZI, Testimonianza, in Mino Delle Site: cinquant'anni di
pittura, Lecce, Milella, 1982, p. 17.
3) A. L. GIANNONE, Da una scatola di colori all'esperienza futurista,
in "Quotidiano", Lecce, 11 settembre 1980.
4) A. BELLO, Amare Contee. Un viaggio in Puglia, Rimini, Maggioli, 1985,
p. 156.
5) M. VENTUROLI, Mino Delle Site, Pitture dal 1947 ad oggi, catalogo
della mostra, Roma, Galleria Astrolabio 1973.
6) V. BODINI, Il pittore M. Delle Site, in "La Voce del Salento",
Lecce, 19 febbraio 1933.
7) Su questo argomento ci sia consentito il rinvio alla nostra Breve
storia del Futurismo nel Salento, in "Sallentum", nn. 1-2,
1979, pp. 65-106, poi in Appendice a A.L. GIANNONE, Tradizione e innovazione
nella poesia italiana del Novecento, Lecce, Milella, 1983, pp. 197-255.
L'IMPERO
19 Gennaio 1932
X Pag 3
F.T. MARINETTI
POETA E UOMO D'AZIONE
"Sono una bomba.
Una bomba che ha otto anime: Eroismo spensierato.
Allegria seduttrice.
Potenza artistica.
Italianità-duttile-brutale, intransigente, guerriera, sfottente.
Lussuria.
Nostalgia sentimentale. Genio-rivoluzione.
Purezza.
Mescolate insieme formano l'esplosivo della bomba ... ".
Non conosco autobiografia più intensa e più densa di questa,
nella suo laconicità lapidaria: l'artista fosforescente nella
suo essenza dinamogena, chiusa tra le pareti solidissime di una immagine
sintetica che esprime a meraviglia la molteplice potenzialità
espansiva di un animo geniale, puro, ardentemente dionisiaco, inquadrato
in una sana e robusta architettura classica: io sono una bomba.
Il lirico iper-sensibile, l'innovatore che infrange i tradizionali schemi
ed oppone inconsuete finalità al teatro e al romanzo, che inventa
complicate e tumultuose avventure spirituali ed eccezionali tempre di
eroi, è sopra tutto un creatore e propugnatore di nuovi dogmi
etici; indubbiamente egli è il precursore del rinnovamento spirituale,
intellettuale italiano, ed il più tenace assertore - da 20 anni
a questa parte - del nostro primato artistico e politico.
Un "maestro di vita" direbbe il passatista; noi amiamo paragonarlo
invece alla miscela esplosiva che dissemina il seme ferrigno del suo
involucro sulla inerzia della moltitudine. E la buona sementa ha portato
i suoi frutti. L'atmosfera energetica che oggi respiriamo e lo stesso
ritmo celere della nostra vitalità, certi atteggiamenti spirituali
delle masse, dei cenacoli letterari, degli uomini grandi e piccoli,
certi criteri di valutazione morale, sono affiorati oggi alla superficie;
ma il rude lavoro annovera 20 anni di battaglie ingaggiate e combattute
da Marinetti in nome del futurismo - con una schiera di spiriti fraterni,
da prima esigua poi sempre più numerosa - nelle forme più
geniali e più inconsuete: dal manifesto alla conferenza, dall'esposizione
all'audizione musicale, dalla lettura di versi alla pubblicazione di
poemi e di romanzi, alla rappresentazione di piéces teatrali,
dalla conversazione al contraddittorio al pugilato al duello. La nascita
del FUTURISMO impersono la 7° anima di Marinetti, l'anima tipica,
personalissima: Genio-rivoluzione. Chi non ricorda il gesto sovvertitore
di Marinetti che nel 19 10, dalle colonne di uno dei più noti
giornali della Francia - il FIGARO di Parigi - lanciava il manifesto
di fondazione del Futurismo? Il tono profetico e spigliatissimo ad un
tempo, il fascino di quel lirismo aggressivo, la semplicità e
la originalità delle idee professate con la violenza d'una sferzata,
facevano di quel manifesto il primo capitolo del nostro rinnovamento.
Ed ecco che le proclamazioni teoriche si moltiplicano, la propaganda
- sotto tutte le forme - dilaga rapidamente: in Inghilterra, in Francia,
nella Spagna nell'Olanda nel Belgio, nella Germania, nella Russia, in
America e fin nel Giappone.
I manifesti si susseguono: il loro dominio si estende dal campo letterario
al campo plastico, a quello musicale, a quello politico. Ben presto
il FUTURISMO si afferma "come un sistema totale, politico, letterario".
Ma l'inesausto dinamismo personale di Marinetti richiamo le nostre considerazioni
sulla I anima e sulla III, particolarmente leve potentissime delle altrui
forze. Prima: eroismo spensierato. Ha due volti di purezza e di durezza
marmorea che si partono dallo stesso tronco saldo e poderoso: l'eroismo
morale del condottiere spirituale e l'eroismo fisico del guerriero.
Le battaglie del FUTURISMO sono troppo note perché debbasi illustrare
il coraggio marinettiano nell'affrontare le responsabilità di
una rivoluzione artistica e di coscienze, di sapersi opporre alla refrattarietà
adamantina dei negatori e alla bestialità degli ostili per partito
preso. In guerra, poi, da eroico combattente due volte ferito, le sue
divise "Italia" e "Amore del pericolo" sono state
consacrate da due medaglie al valore. E questo è il miglior commento
a quell'eroismo spensierato che diviene materia artistica e vivente
nel suo libro di guerra "L'alcova di acciaio". Terzo: Potenza
artistica.
Paul Claudel, il poeta rappresentativo della Francia di oggi, non ha
esitato a proclamare Marinetti "uno dei due o tre maggiori poeti
contemporanei". Prescindendo dalla sua eccezionale attività
letteraria - che lo pone tra gli scrittori, tra coloro che sanno l'arte
possedendone gli strumenti e la tecnica, da buoni operai e non da mestieranti
- prescindendo dalla bontà qualitativa, di pensiero e di forma,
della sua produzione - Marinetti come artista è un inventore
genialissimo. La sua teoria - violentemente anticattedratica - è
una densa e spietata rassegna dei vecchi valori letterari ed una pronto
ed originale creazione di nuovi valori.
Dalla lirica pura, al poema, al romanzo, al lavoro teatrale, il suo
sforzo estetico tende particolarmente alla affermazione di questi due
concetti: la ricerca della simultaneità, della compenetrazione
lirica - e quindi del sinteismo - e la formazione "di un'arte cerebrale,
funambolica, al di fuori di ogni limite estetico e di ogni meta di commozione",
come ha notato acutamente Emilio Settimelli. Abbiamo affermato che Marinetti
è, ed è stato, un precursore politico: lo testimonia la
sua attività di ieri e di oggi ed i suoi atti (chi non ricorda
le sue battaglie contro le schiere rosse?), ed ecco che la sua opera
di letterato si corona di questi volumi di carattere politico: "Democrazia
Futurista", "AI di là del Comunismo", "Futurismo
e Fascismo" che pongono il creatore del Futurismo fra i preparatori
e preannunziatori della Rivoluzione fascista.
VITTORIO ORAZI (pseud.,
fratello di Enrico Prampolini)
L'IMPERO
19 Gennaio 1932
X Pag. 3
IL TEATRO AEREO
RADIOTELEVISIVO
Manifesto futurista
a Italo Balbo
Furono prevalentemente
teatrali le sensazioni da me provate sul seggiolino dello snello Caproni
da turismo che Mario De Bernardi muoveva acrobaticamente nel cielo di
Roma, a guisa di ruota, barile, trivello, cravatta, getto d'acqua colpo
di fioretto e pugnalato alla terra.
Fu teatrale la sensazione di decollare in 60 metri e, subito, come all'alzarsi
di un sipario, apparire sospeso in un bagno d'aria pieno di silenziose
molle, incerte quanto quelle delle poltrone di un pubblico severo. La
necessità di perfezione meccanizza gli attori come questa volitiva
velocità meccanizza lo spazio irrigidito e il mio corpo di carne
metallo e legnocompensato. Teatrale la sensazione di affacciarsi sovranamente
a picco sui prati avviliti e su tanti alberi fogliuti di invidia che
le rodici inferociscono. La critica è rappresentato da un piccolo
fiume tortuoso dai cangianti colori d'indifferenza bile e prosopopea.
Lentissimo. Sazio di curve diplomatiche e precauzioni striscianti. Di
colpo ridivenni pupo in strane fasce metalliche, lieto di rivoltarmi
nelle braccia affettuose di una balia abbondante sano diafano, e di
bere a questa o quella mammella latte d'ignoto e fresco pericolo.
NEL CIRCO DELLO
SPAZIO
Teatrale mi sentivo
nella mia convesso vetrina di mica, santo della terra offerto alle nuvole,
questi volubili spettatori eternamente scontenti.
Poi, con un tipico crescendo drammatico, la velocità minima del
motore annunciò alla platea infinità che una forza invincibile
mi sollevava le gambe su, su, sui Sorrisi con solidarietà artistica
nel pensare che il protagonista, per farmi fare una bella capriola,
doveva necessariamente farla anche lui, dietro di me. Massima attenzione
sospesa.
La soluzione del problema o dramma è imprevedibile: ho il ventre
rivolto all'alto; i miei piedi quelli di De Bernardi e le piccole ruote
dell'apparecchio cercano ansiosamente le erbe dello Zenit. Nel teatralissimo
circo dello spazio, come un ginnasta sulla sbarro fisso, ho i piedi
in alto la testa in giù, celeste pescatore di perle; benché
ossessionato dallo stile del mio ruolo artistico, ne scorgo una in fondo,
laggiù, fra gli spettatori o birilli o baraccamenti o giocattoli
di un'infanzia ormai abolito.
Allora, giunti alla massima tensione degli sguardi del pubblico sottostante,
e al sommo della scena capitale o cerchio della morte bruscamente De
Bernardi la spezza colla maestria d'un grande attore tragico e mi fa
piombare, a gambe larghe, tuffando il mio piede destro nella critica
biliosa del piccolo fiume e il sinistro nei tondi palchi di pini a ombrello,
dove, certo, già rumoreggiano tutti gli uccelli esautorati della
compagno romana.
Per riaccendere la curiosità e l'anima trepidante degli spettatori,
il motore acutizza una suo rombante ripresa di 200 Km. in bilico sull'ala
sinistra. De Sernardi che ora impugno la mia schiena fusa con la leva
di comando mi gira, lento rapido grimaldello, nell'immensa toppa elastica
del cielo, tentando di fare scattare la serratura della morte, sugli
spasimi del pubblico che implora implora in alto la battuta finale.
E questa viene con la fresca pioggia degli applausi sul nostro atterraggio.
Nell'uscire dalla carlinga mi svestii come un pittore, mi tolsi i fili
come un fantoccio meccanico; ero anche un poetasvuotato del suo lirismo
e della suo teatralità.
UNA NUOVA FORMA
ARTISTICA
La prima concezione
elementare d'un Teatro aereo è dovuta al multiforme ingegno di
Fedele Azari, aviatore pilota pittore e poeta futurista morto due anni
fa dopo aver creato la prima aeropittura e con me il primo Dizionario
Aereo. Nel 1918 egli eseguiva infatti i primi voli espressivi e saggi
di teatro aereo elementare sul campo di Busto Arsizio. Contemporaneamente
egli scriveva: "Noi aviatori futuristi creiamo una nuova forma
artistica, colla espressione dei più complessi stati d'animo
mediante il volo. è una forma artistica simile alla danza, ma
ad esso superiore per lo sfondo grandioso, per il suo dinamismo e per
le possibilità a cui dà luogo, compiendosi le evoluzioni
secondo le tre dimensioni dello spazio.
Ho constatato come sia facile per gli spettatori seguire le sfumature
di stati d'animo dell'aviatore, data la identificazione tra il pilota
e il suo apparecchio. Vi è molta differenza tra aviatore ed aviatore
nel modo di volare. Lo stesso aviatore non vola sempre allo stesso modo.
il volo è dunque sempre l'espressione dello stato d'animo del
pilota. Infatti il giro della morte rivela allegrezza, la botte rivela
impazienza o irritazione, mentre i passaggi d'ala alternati a destra
e a sinistra ripetutamente indicono spensieratezza, e le lunghe discese
a foglia morta dànno un senso di nostalgia e di stanchezza. Gli
arresti subitanei seguiti da avvitamenti più o meno prolungati,
le impennate, le picchiate, i rovesciamenti dànno l'immediata
comprensione di quanto sente l'aviatore. Se poi tali rappresentazioni
sono fatte con più apparecchi si possono svolgere in cielo dialoghi
e azioni drammatiche. Chi ha assistito a combattimenti aerei ha potuto
rilevare i vari atteggiamenti degli apparecchi combattenti e vagliarne
il valore dei balzi dalle mosse avvolgenti dai divincolamenti, dalla
tattica felina o aggressiva, impulsiva o guardinga.
TEATRO POPOLARE
Nei nostri voli
dialogati, nelle nostre parole in libertà aeree, anche il sesso
dei personaggi sarò reso evidente dal tipo dell'apparecchio,
dalla voce del motore e dalla linea di volo. in collaborazione col pittore
futurista Luigi Russolo, musicista rumosista fisico e chimico, abbiamo
realizzato un nuovo tipo di scappamento che regola la sonorità
del motore senza modificarne la potenzialità. Ogni aeroplano
sarò dipinto e firmato da un pittore futurista. Una parte importantissimo
avrò il lancio espressivo di polveri colorate e profumate, coriandoli,
rozzi, paracadute, fantocci, palloni variopinti, ecc. Sugli spettatori
sdraiati, reciteranno gli aeroplani (di giorno) in ambienti colorati
aerei formati coi fumi diffusi, e di notte comporranno mobili costellazioni
artificiali fra le potenti luci dei proiettori. Il Teatro aereo futurista
avendo per essenza l'eroismo sarò uno scuola di coraggio. Sarà
un teatro popolare poiché (salvo le tribune a pagamento) sarò
offerto a milioni di spettatori. Anche il poverissimo avrà il
suo teatro. Il Teatro aereo, coll'ampiezza dei suoi spettacoli, il concorso
delle folle e la emulazione dei suoi attori stimolerò anche l'aviazione
commerciale e l'industria aviatoria".
TRAGICITA' CONTINUA
L'aeropittore futurista
Mino Somenzi, nella Prima Giornata Aero-sportiva organizzata do lui
a Roma nel novembre scorso, intuì uno utilizzazione drammatica
della Radio da aggiungere olia concezione di Azari. Io, personalmente,
credo utile perfezionare il Teatro Aereo mediante:
1 - Speciali altoparlanti montati su automobili camuffati originalmente
e trasformabili dal tragico al comico. Questi altoparlanti discuteranno
e risseranno parteggiando per i diversi aeroplani volanti che reciteranno
in cielo. Essi lanceranno do un capo all'altro dell'immenso teatro le
puntate di denaro che il loro cerchio di folla giuocatrice forò
sulle vicende probabili del dramma aereo.
2 - Smisurati pannelli di aero-poesia e schermi per televisione che,
sospesi o speciali aeroplani, si sposteranno per offrire o tutti gli
spettatori quello porte di rappresentazione aerea molto alta e quindi
poco visibile.
3 - Una scenodinamica aerea totale di spostamenti d'apparecchi, rapidi
o lenti do quota a quoto o da nuvola a nuvola.
4 - Una scenodinamica aerea particolare di apparecchio che porto intorno
intorno a sé il suo mutevole e personale prodigio di fumi colorati.
Così perfezionato il Radioteatro Aereo Televisivo ha per caratteri
tipici:
a) La straordinario potenza suggestiva di azioni drammatiche che si
svolgono sopra sotto, sotto sopra, e in tutte le direzioni.
b) Una tragicità continua mantenuto dal costante pericolo di
ogni gesto artistico o acrobazia degli apparecchi. Ne teatro aereo ogni
bacio è mortale!
c) La massimo sorpresa dato che nessun altro teatro può offrire
delle entrate o uscite di attori o 200 o 300 chilometri all'ora. Avremo
gare di velocità tra i sentimenti le idee e gli istinti. Avremo
emozionanti campionari di pesi leggerezze elasticità e slanci.
Sarò il primo vero Teatro all'aria aperta tota litario leggero
e decisamente divertente.
F.T. MARINETTI
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