Gli obiettivi
fondamentali e i programmi dell'intervento pubblico riguardanti la forestazione,
le zone collinose e montuose, la zootecnia, l'ortoflorofrutticoltura,
la vitivinicoltura, l'olivicoltura, la mandorlicoltura sono qui ampiamente
esaminati: Ogni argomento ricorda e sottolinea la necessità di
una razionale irrigazione, fattore determinante per un effettivo sviluppo
dell'economia dell'intera Puglia.
L'irrigazione costituisce
in Puglia un fattore determinante per lo sviluppo dell'agricoltura e
dell'intera economia. Essa consente di correggere gli aspetti negativi
dell'aridità estiva e di ottimizzare gli aspetti positivi della
mitezza del clima e degli elevati indici di insolazione. Ciò
spiega il crescente interesse per i problemi dell'irrigazione che ha
stimolato l'intervento pubblico verso un'ampia e accelerata azione programmatica
ed operativa, non disgiunta dall'iniziativa privata per l'utilizzazione
delle acque superficiali e sotterranee. Le più recenti valutazioni
fanno ascendere a 206 mila ettari la superficie attualmente servita
o in corso di attrezzamento con impianti irrigui pubblici e privati,
mentre le valutazioni sulle opere future con acque autonome (Fortore,
Carapelle, invasi minori, acque sotterranee, acque reflue depurate)
e degli schemi di interesse interregionale (complesso Tara-Bradano-Agri-Sinni,
schema Ofanto, schema Capodacqua - Gravino Pentecchia e il complesso
Basento-Osento) fanno ascendere la superficie irrigabile in Puglia a
non meno di mezzo milione di ettari.
Gli ordinamenti produttivi che si vanno affermando con l'arrivo dell'acqua
risentono però di incertezze legate all'andamento del mercato
di alcune produzioni agricole, alle difficoltà di commercializzazione
e all'insufficiente organizzazione delle aziende. Scarsa diffusione
hanno avuto, inoltre, le colture foraggere per gli elevati costi di
produzione e per la complessità dell'attività zootecnica.
Pertanto, insieme con l'irrigazione, andranno previste adeguate misure
di assistenza tecnica e di organizzazione del mercato per orientare
le scelte dei produttori.
Nella fase attuale, è previsto l'avvio di due importanti opere
di cattura e utilizzazione di acque:
- la diga sul torrente Locone, per una capacità utile di 130
milioni di metri cubi, compresa la ricostruzione della viabilità
esistente, per una spesa di 60 miliardi di lire;
- la rete idropotabile civile, rurale e turistica delle Murge pugliesi,
per una spesa di 43 miliardi di lire.
In complesso, le opere irrigue finanziate riguardano una spesa globale
di 255 miliardi 200 milioni di lire. Un rilievo importante da fare al
programma dei progetti speciali è la totale assenza (nel 1978
e nel 1979) di opere destinate ad avvicinare l'acqua del complesso del
Sinni verso il Salento.
Forestazione
Obiettivo fondamentale
della politica forestale in Puglia è di aumentare nel medio e
lungo periodo la disponibilità di produzione legnosa, rivalutandone
il contributo alla formazione delle risorse del settore primario (contributo
che negli ultimi anni va perdendo di significato, tanto che attualmente
risulta solo dello 0,17 per cento, mentre la partecipazione del settore
all'utilizzazione del suoi o è del 4,75 per cento). A tale obiettivo
occorre affiancare quello relativo a una più efficace copertura
forestale ai fini della difesa idrogeologica.
Entrambi gli obiettivi sono perseguibili nel decennio attraverso:
- l'estensione della superficie forestale dagli attuali 92.000 ettari
a 110.000 ettari, con un incremento di 18.000 ettari, di cui 12.000
di forestazione produttiva e 6.000 a scopi di difesa idrogeologica e
di valorizzazione ambientale;
- l'attività di recupero di produttività dei boschi degradati
per 10.000 ettari e di miglioramento dei cedui per 15.000 ettari.
Queste ipotesi sono in linea con l'obiettivo nazionale di elevare l'indice
di forestazione dal 21 al 30 per cento, primo passo per portare la superficie
boscata regionale a 138.000 ettari.
L'importanza della ricerca nasce dalla constatazione che è necessario
anzitutto disporre di un'appropriata indagine sull'entità, sulla
dislocazione e sulla disponibilità delle risorse attuali e potenziali,
e sul loro corretto impiego al fine di valutare l'efficacia economica
e sociale degli interventi. A questo scopo, in collaborazione con l'Istituto
di Selvicoltura di Bari, la Regione ha già messo a punto un programma
di ricerche tendenti a valutare, in termini di fattibilità le
iniziative di carattere produttivo relative alla valorizzazione dei
soprassuoli esistenti o che verranno costituiti con specie a rapida
crescita e alla realizzazione dell'attività di trasformazione
della materia prima. Contemporaneaniente a tale programma di ricerche
sarà necessario acquisire gli elementi indispensabili per definire
le azioni di difesa contro le avversità parassitarie che minacciano
spesso il modesto patrimonio forestale regionale, determinando una perdita
ricorrentemente totale dei patrimoni legnosi. Queste ultime iniziative
di ricerca saranno affidate ad Istituti dell'Università di Bari.
Questi interventi, oltre ad avere un indubbio valore dal punto di vista
dell'occupazione, se bene attuati costituiscono anche la premessa per
il miglioramento della produttività dei soprassuoli forestali
e per la ricomposizione del dissidio artificioso tra attività
forestale e attività zootecnica. li miglioramento delle superfici
boschive esistenti dovrà essere attuato come momento operativo
di un più vasto discorso di assetto del territorio. Ogni operazione
dovrà essere svolta in rigorosa aderenza a precisi presupposti
di mercato e di investimento. E' evidente, quindi, la necessità
di ricorrere sempre a valutazioni di ordine tecnico-scientifico per
migliorare la qualità degli interventi. Gli interventi di miglioramento
dei boschi esistenti dovranno essere curati dai Comuni associati in
Comunità Montane. Una stima prudenziale della superficie su cui
si può intervenire è dell'ordine di 250 - 300 mila ettari.
Terreni di collina
e di montagna
I programmi di intervento
relativi ai terreni montani e collinari sono riservati a tre aree regionali
con caratteristiche ben definite e distinte:
- zona del Gargano
- zona del Sub-Appennino Dauno
- zona delle Murge baresi, tarantine e brindisine.
In una orografia tipicamente collinare, vi è predominanza delle
colture estensive, in particolare dei pascoli naturali, che individuano
una chiara vocazione silvo-pastorale-zootecnica. La struttura fondiaria
è fortemente frazionata, con forte incidenza della popolazione
dedita all'agricoltura, la quale trova possibilità di occupazione
saltuaria. Sussiste una notevole carenza di adeguate infrastrutture
di interesse agricolo e generale, che è causa primaria dell'isolamento
dei territori e della persistenza di condizioni di vita arretrate, cui
si accompagna una progressiva degradazione dell'ambiente naturale che
ne impedisce la valorizzazione del suolo e una migliore ricettività
per le iniziative turistiche e del tempo libero. Le azioni da attuare
mireranno ad organizzare le potenzialità locali, agricole e non
agricole, e ad integrare le zone più povere con quelle circostanti
più favorite. Fra le altre opere, da prevedere:
- interventi per il ripristino della rete viaria rurale esistente, al
servizio degli insediamenti sparsi;
- interventi per l'elettrificazione rurale, favorendogli allacciamenti
degli insediamenti ad indirizzo pastorale-zootecnico;
- incentivi per il riattamento di centri raccolte acque e di tutte le
risorse idriche ad uso diversificato;
- contributi alle aziende per l'ammodernamento delle strutture e per
lo sviluppo delle produzioni zootecniche, nonché per favorire
gli insediamenti in campagna, ivi compresi i servizi civili; - spese
e contributi per indagini e studi di carattere socio-economico, tendenti
ad acquisire elementi conoscitivi in ordine all'individuazione delle
risorse offerte dal territorio e alla loro utilizzazione.
In attesa dell'inserimento nel bilancio pluriennale della Regione di
eventuali specifici progetti, la somma di L. 3.327.000.000 prevista
dalla legge 984 sarà ripartita fra le Comunità Montane
sulla base di precisi parametri.
Zootecnia
E' un comparto nel
quale, da qualche anno, si denotano alcuni segni di ripresa. Tuttavia,
si rendono necessari ulteriori interventi, che permettano una maggiore
economicità dell'impresa e sviluppi su grande scala.
La strategia di tale intervento dovrà interessare tutte quelle
aziende dai cui piani di miglioramento traspaia la possibilità
di attuare un concreto riassetto economico attraverso una maggiore e
più aggiornata dotazione di mezzi di produzione e di servizi
intesi a modificare gli ordinamenti colturali e ad utilizzare i sottoprodotti
agricoli e industriali. Considerato che, attualmente, le scorte foraggere
assicurano al bestiame
un'autonomia alimentare di circa il 55 per cento, la foraggicoltura
assume una notevole importanza in quanto concorre a ridurre il ricorso
al mercato. E' prevedibile, pertanto, che con il ricorso a diverse fonti
di finanziamento si possa raggiungere nel prossimo quinquennio il livello
del 75 per cento delle esigenze totali degli allevamenti pugliesi. L'incremento
delle scorte potrà essere ottenuto allargando l'ordinamento colturale
delle foraggere, costituite in particolare da cereali da sfalciare allo
stato ceroso. Appare dunque attuabile, fino al 1982, l'incremento delle
superfici per circa 22 mila ettari, di cui 18 mila a cielo autunno-vernino
(zone a regime seccagno) e 4 mila a ciclo intercalare estivo (zone irrigue).
Un ruolo importante potrà essere sostenuto dai sottoprodotti,
e in particolare dalla paglia, che potrà essere resa più
nutritiva con opportuni trattamenti chimici. L'apporto è valutabile,
nelle zone cerealicole di Foggia e di Bari, in circa 85.000.000 di Unità
Foraggere. Anche i pascoli, migliorati con concimazione e trasemina,
potranno aumentare la loro resa in foraggio. PE prevedibile che l'attuale
produzione di circa 60.000.000 di U.F. venga integrata entro il 1982
di altre 26.000.000 di U.F. Un valido contributo, inoltre, verrà
dato alla zootecnia dall'olivicoltura, con l'inerbimento degli oliveti
marginali. In complesso, quindi, la previsione è di far salire
le attuali disponibilità di U.F. a 750.000.000, in considerazione
anche delle maggiori rese unitarie degli erbai esistenti, sottoposti
a più appropriate cure colturali.
E' prevedibile che con una maggiore disponibilità foraggera il
patrimonio zootecnico regionale possa incrementarsi del 20 per cento
per la specie bovina, e del 12 per cento per quella ovina. La specie
caprina e quella equina manterranno l'attuale posizione, ma con sensibili
miglioramenti qualitativi. La suinicoltura, già in fase di notevole
espansione, potrà avvantaggiarsi dello sviluppo della maiscoltura.
I bovini continueranno ad essere utilizzati nella loro duplice attitudine
di latte e carne grazie, appunto, alla duplicità di comportamento
della B.Alpina e della Frisona. Saranno però sviluppate le razze
autoctone, migliorate con l'impiego di razze incrocianti specifiche,
per esaltare ciascuna delle due produzioni: latte o carne.

Per quel che riguarda gli equini, fatta salva la difesa delle ottime
razze tipiche pugliesi, si opererà per una forte spinta per il
cavallo da carne. Per quanto concerne il comparto suino, il rilancio
sarà fortemente sostenuto nell'intero Mezzogiorno nell'ambito
del "Progetto speciale carne" della Cassa per il Mezzogiorno.
Infine, per le specie minori, particolare attenzione verrà riservata
all'alternativa delle scelte da parte del consumatore (allevamento del
coniglio e del tacchino).
In merito al potenziamento degli impianti cooperativi, gli stanziamenti
saranno destinati a migliorare la funzionalità delle strutture
esistenti per la produzione lattiero-casearia tipica pugliese. Le attività
di ricerca, sperimentazione e divulgazione saranno orientate al perseguimento
di sperimentazione in campo per la ricerca di idonee essenze foraggere
e di opportuni miscugli adatti all'ambiente pugliese, in collaborazione
con la Facoltà di Agraria dell'Università di Bari e con
l'Istituto Sperimentale Agronomico. Altri programmi saranno affidati
all'Istituto Sperimentale Zootecnico di Foggia.
Il notevole sviluppo costiero della Puglia, e in particolare la presenza,
soprattutto nella Penisola Salentina, di specchi d'acqua salmastra,
fanno intravedere interessanti prospettive nel settore dell'acquacoltura.
Ortoflorofrutticoltura
Il comparto assume
una notevolissima importanza economico-produttiva per le favorevoli
condizioni ambientali. L'aspetto caratterizzante è la realizzazione
della produzione in aziende coltivatrici di ridotta entità, soprattutto
per gli ortaggi e la floricoltura. Altro aspetto rilevante dal punto
di vista sociale agli effetti dell'occupazione è l'elevato grado
di attività del settore, che assicura lavoro e reddito a vaste
zone con elevata densità di popolazione. Inoltre, è opportuno
evidenziare che il consolidamento e l'eventuale sviluppo del settore
sono essenzialmente legati alla efficienza delle strutture di mercato,
sia sotto l'aspetto della riduzione del costo della distruzione, sia
nei riguardi dell'organizzazione dell'offerta. Con questo si intende
affermare che ogni incentivazione indirizzata al conseguimento di alti
livelli quali-quantitativi, grazie all'impiego dei più moderni
e razionali mezzi tecnici, risulterebbe vanificata se l'ultimo anello
della catena, che, con la commercializzazione, concretizza in termini
di reddito lo sforzo produttivo degli operatori agricoli, non fosse
saldamente legato alla fase produttiva.
Per conseguire l'obiettivo di un miglioramento quali-quantitativo della
produzione settoriale dovranno essere perseguite queste azioni:
- avvio di un programma di ricerca scientifica applicata per l'individuazione
di tipi di ortaggi e frutteti adatti all'ambiente pugliese, con particolare
riferimento ai prodotti destinati alla surgelazione e alla trasformazione
industriale, nonché al razionale uso dei fitofarmaci;
- istituzione di campi dimostrativi per la razionale coltivazione delle
specie, anche attraverso l'impiego di tutte le forme di progresso tecnico;
- ammodernamento delle strutture aziendali, sviluppo dell'irrigazione,
sistemazione dei terreni, acquisto di attrezzature, allargamento delle
colture protette, realizzazione di serre per la coltivazione dei fiori,
piante ornamentali e piantine da trapianto;
- incentivazione all'acquisto di macchine operatrici per le diverse
attività colturali;
- incentivi all'acquisto di semi selezionati incapsulati e di nastri
per semine di precisione, per la moltiplicazione controllata delle patate
da seme e di bulbi da seme;
- incentivi per lo sviluppo della frutticoltura e per la riconversione
varietale;
- incentivi perla realizzazione di strutture efficienti di lavorazione,
trasformazione e commercializzazione dei prodotti in forma associata;
- attuazione di un programma di propaganda e pubblicità dei prodotti
ortoflorofrutticoli;
- dotazione a favore delle associazioni dei produttori di strutture
rotabili e di altre attrezzature destinate a migliorare la distribuzione
dei prodotti;
- incentivi per iniziative tendenti a realizzare un'efficiente servizio
d'informazione degli operatori agricoli, anche mediante convenzioni
con organismi specializzati in studi e indagini di mercato e con le
Banche Popolari e Agricole.
Vitivinicoltura
E' fuori di dubbio
la spiccata vocazione viticola pugliese. Infatti, la diffusione della
coltura su tutto il territorio, la qualificazione degli addetti, le
strutture di trasformazione, la rinomanza nazionale e internazionale
dei prodotti viticoli ed enologici, l'ambiente sociale, climatico e
pedologico rafforzano il concetto che la viticoltura trova in questa
Regione uno degli ambienti più favorevoli. Peraltro, tale vocazione
trova riscontro nella difficoltà di sostituire, sui terreni costituenti
il vigneto pugliese, la coltura della vite con altre colture di sufficiente
reddito. Ciò permette alla Regione una condizione di primato.
Si ritiene dunque necessario indirizzare gli interventi verso i seguenti
obiettivi di ristrutturazione:
- incentivi a favore della viticoltura delle antiche zone tipiche, le
quali ormai in quasi tutto il territorio regionale sono protette da
disciplinari di produzione, nonché adeguate azioni per l'inserimento
delle zone meritevoli non ancora comprese in quelle DOC: ciò,
nella prospettiva di valorizzare sempre meglio i nostri antichi vitigni;
- particolare sostegno degli impianti viticoli nelle zone collinari,
specie a indirizzo produttivo di vini bianchi;
- sviluppo dell'alta fertilità e delle risorse irrigue;
- incentivi per lo sviluppo quali-quantitativo dei rossi e dei rosati
e dei "vini da taglio", destinati anche all'esportazione oltre
Regione e oltre frontiera.
Nella realtà viticola pugliese un posto di rilievo occupa l'attività
vivaistica per la produzione di barbatelle, per la quale occorre assicurare
la disponibilità di materiale di pregio dal punto di vista genetico
e sanitario. In questo settore speciale, ad alto reddito economico,
occorre sviluppare queste azioni:
- destinare adeguati mezzi per il potenziamento della ricerca e della
sperimentazione, utilizzando anche il Centro di Minervino di Lecce,
per assicurare un robusto supporto genetico e sanitario alla vivaistica,
da sviluppare anche in forma associata;
- incentivare la produzione di piantemadri per la produzione di materiale
della categoria "certificato";
- incentivare la realizzazione di strutture necessarie per la produzione
di barbatelle innestate e per l'acquisto di apparecchiature richieste
per tale finalità, soprattutto in presenza di gestioni associate.
Nel settore della difesa fitosanitaria si deve valorizzare e potenziare
l'azione degli organismi associati mediante particolari incentivi per
lo sviluppo degli interventi di terapia vegetale, anche con l'impiego
di mezzi aerei. E' inoltre indispensabile l'allargamento a tutto il
territorio regionale della rete di stazioni meteorologiche, già
operanti nelle tre province del Salento, al fine di disporre dei dati
necessari per programmare interventi razionali.
I risultati fin qui conseguiti nel campo enologico attraverso le forme
associative, ma anche ad opera di aziende private, dimostrano con chiarezza
le possibilità che ha l'enologia pugliese di affermarsi ancora
di più con i vini in bottiglia. Per l'ulteriore potenziamento
di questo indirizzo è necessario perseguire:
- l'ammodernamento delle strutture destinate alla trasformazione del
prodotto, per produzioni più qualificate;
- il recupero degli stabilimenti esistenti suscettibili di ammodernamento,
per evitare dispersioni di risorse, in alternativa con nuove costruzioni;
- la realizzazione di strutture destinate allo stoccaggio e all'invecchiamento
dei vini;
- la realizzazione di iniziative promozionali nella fase di commercializzazione.

Inoltre, è necessario prevedere particolari interventi per la
nascita di impianti depurativi delle acque reflue delle distillerie
cooperative. Occorrerà infine sviluppare azioni tendenti:
- alla specializzazione del personale tecnico;
- al sostegno di iniziative a carattere intercomunale nelle zone a DOC
per l'istituzione di condotte enotecniche;
- a sostenere le aziende diretto-coltivatrici di modeste dimensioni
nelle operazioni di rinnovo e di riconversione degli impianti.
In via immediata, infine, è necessario sviluppare le seguenti
azioni:
- incentivi per l'ammodernamento e l'ampliamento della viticoltura da
vino nelle zone a prevalente vocazione viticola, con priorità
al rinnovo degli impianti vetusti e alle aziende diretto-coltivatrici.
La misura dell'incentivo deve essere così differenziata:
a)vigneti in zone DOC e in zone di collina, con esclusione delle forme
di allevamento a tendone: 60% della spesa;
b) vigneti in zone di antica tradizione viticola ubicati sulla costiera
adriatica, sulla fascia pedemurgiana e nel Salento, con esclusione dei
tendoni e con l'impiego di vitigni "raccomandati": 50% della
spesa;
c) impianti nelle zone precedenti, con tendone o altre forme espanse
e con l'impiego di vitigni "raccomandati": 30% della spesa;
d) incentivi per lo sviluppo del vivaismo con piante-madri e barbatelle
"certificate": fino al 30% della spesa ammessa;
- programma di ricerca e sperimentazione, in collaborazione con gli
Istituti specializzati, compreso quello di Minervino di Lecce, finalizzato
alla ricerca di nuove varietà, alla selezione e al miglioramento
delle qualità esistenti, all'applicazione delle più moderne
tecniche di coltivazione;
- incentivi per la dotazione di moderne attrezzature per la lotta fitosanitaria
alle malattie della vite: fino al 50% delle spese effettivamente sostenute
e documentate;
- attuazione di un programma di allargamento sul territorio regionale
della rete di segnalazione antiperonosporica;
- incentivi per l'ammodernamento e l'ampliamento delle strutture di
trasformazione e conservazione del prodotto: fino al 50% della spesa
ammessa per gestioni associative e private;
- incentivi per campagne promozionali.
COLTURE MEDITERRANEE
Olivicoltura
La Puglia, con una
produzione media di oltre due milioni di quintali di olio, occupa un
posto di assoluta preminenza nell'economia olivicola nazionale, rappresentando
oltre un terzo dell'intera produzione italiana. La produzione pugliese
si realizza incirca 217.000 aziende, delle quali ben l'84% comprese
nelle classi di ampiezza non superiori a cinque ettari. La coltura è
localizzata in massima parte su terreni costituiti da terre rosse di
limitato spessore, giacenti su calcare fessurato: terreni, dunque, che
in linea di massima offrono scarse alternative produttive.
Attualmente la coltura
è in stato di difficoltà essenzialmente a causa degli
elevati costi di produzione e del conseguente ristagno di consumi dovuto
alla vivace concorrenza di altri olii e grassi alimentari. Emerge perciò
la necessità di idonee misure che consentano una produzione di
olio d'oliva di ottima qualità e a costi più contenuti,
una migliore commercializzazione del prodotto, lo sviluppo dell'olivicoltura
da mensa, la specializzazione della vivaistica, la sostituzione di vecchi
e irrazionali impianti con impianti più moderni, l'uso dell'irrigazione,
l'intervento fito-sanitario a livello regionale, lo sviluppo della cooperazione.
Mandorlicoltura
In Puglia, questa
produzione accusa da tempo uno stato di grave crisi denunciato dalla
drastica riduzione delle superfici a mandorleti specializzati. Lo stato
di decadimento della coltura è da addebitarsi soprattutto alla
vetustà dei mandorleti esistenti, ma anche ad altre cause, quali
le infestazioni parassitarie non sufficientemente curate, le numerose
e difformi "cultivars" presenti (anche non pregiate), le ricorrenti
avversità atmosferiche. Tenuto conto che il mercato interno è
caratterizzato da una domanda in espansione, il rilancio della coltura
va attuato con queste azioni:
- adozione di varietà di buona produttività e a fioritura
scalare;
- sperimentazione di nuovi portainnesti, sia per la rispondenza ai diversi
tipi di terreno, sia per l'idoneità alla pratica irrigua;
- impiego di piante sane ed esenti da virosi, di razionali tecniche
colturali, di attrezzature idonee.

Per quanto riguarda la commercializzazione del prodotto, potrebbe risultare
di gran vantaggio l'uso degli organismi esistenti (cantine e oleifici
cooperativi) opportunamente potenziati. Si prevedono queste attività:
- incentivi in conto capitale fino al 60% della spesa ammessa per l'ammodernamento
strutturale dei mandorleti esistenti e per nuovi impianti razionali,
comprese le opere irrigue e le attrezzature per la lotta fito-sanitaria
e per la raccolta;
- prosecuzione dei programmi di ricerca e sperimentazione già
in atto per la creazione di nuove varietà e per la lotta contro
le malattie.
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