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La "questione meridionale" trent'anni dopo
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E il Sud isṣ tre bandiere gialle |
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Raimondo
Ruju
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Un'industria
episodica, le cattedrali della chimica e dell'acciaio coinvolte nella
profonda crisi delle case-madri, l'agricoltura a rotoli; i programmi di
riassetto del territorio rimasti in gran parte sulla carta: la montagna
del Mezzogiorno continua a smottare compatta a valle e verso il mare,
i fiumi distruggono in inverno quel che si è bonificato in estate; il turismo stenta a trasformarsi ovunque in una solida fonte di reddito; e la cultura meridionale e italiana resta legata ai vecchi schemi, non si fa portavoce dei problemi, antichi e irrisoIti, del "paese reale", restando uno specchio infedele della storia e della cronaca dell'"altra Italia". Il primo problema
è quello del "sentirsi" o "dirsi" meridionali,
cioè estranei alla realtà nazionale, italiana; e figuriamoci
poi se, proprio in base a questa " specificità ", chi
vanta la propria meridionalità può poi considerarsi proiettato
nel tempo, e considerarsi cittadino di una patria più vasta,
l'Europa. Giuseppe Galasso, il maggiore storico della società
meridionale, è stato il primo a deplorare che siano proprio i
meridionali a coltivare il fantasma della meridionalità, che
sa di evasione, e anche di alibi, ma non di rigore di analisi, "
di consapevolezza della propria condizione storica ". Galasso trova
anche che è comodo " disporre di uno schema che giustifichi
e, magari, nobiliti arretratezze, provincialismi, mediocrità
ed impotenze ", e che è ancora più comodo poter inquadrare
lo schema in un disegno di oppressioni da subire, di presunte energie
conculcate e di rivoluzionamenti da vagheggiare. E' comodo, dice Galasso,
ma non porta a nulla. Perché? Perché la meridionalità,
come la " napoletanità ", che ne è l'aspetto
più degradato, quando è intesa come " concezione
", può trasformarsi in un'ideologia " da assediati
" e dar frutti mostruosi, come accade ai gruppi etnici minoritari
ed emarginati delle grandi città americane. Gli italiani d'America,
per esempio, rappresentano un caso tipico di comunità assediata
'che si barrica a difesa dei propri " valori ", delle proprie
caratteristiche di razza e di cultura per reagire all'ostilità
dell'ambiente sociale. Con quale risultato? Che l'italo-americano non
è più un Italiano, ma neppure compiutamente un americano,
perché si comporta in modo tale da apparire un fenomeno sociologico
e culturale aberrante, una commistione confusa di sentimenti, di aspirazioni
e d'i convinzioni contrastanti. Il che, senza alcun dubbio, ritarda
la sua integrazione nella società americana e la sua definitiva
promozione al rango dei cittadini americani di origine nordeuropea.
L'italo-americano, dunque, non è un " bianco ": fa
parte della popolazione " grigia " degli Stati Uniti, che
corrisponde ad una condizione di " media inferiorità ",
a metà strada tra gli americani di colore e gli americani bianchi.
Noi siciliani siamo
stati avvezzi da una lunga, lunghissima egemonia di governanti che non
erano della nostra religione, che non parlavano la nostra lingua, a
spaccare i capelli in quattro. Se non si faceva così non si scampava
dagli esattori bizantini, dagli emiri berberi, dai viceré spagnoli.
Adesso la piega è presa, siamo fatti così ( ... ). In
Sicilia non importa far male o bene: il peccato che noi siciliani non
perdoniamo mai è semplicemente quello di " fare ".
Siamo vecchi..., vecchissimi. Sono venticinque secoli almeno che portiamo
sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte
venute da fuori, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui noi
abbiamo dato il " la ". Noi siamo dei bianchi quanto lo è
lei..., e quanto la regina d'Inghilterra; eppure da duemilacinquecento
anni siamo colonia. Non lo dico per lagnarmi: è colpa nostra.
Parlavo con i contadini, e ne guardavo i visi e le forme: piccoli, neri, con le teste rotonde, i grandi occhi e le labbra sottili, nel loro aspetto arcaico essi non avevano nulla dei romani, né dei greci, né degli etruschi, né dei normanni, né degli altri popoli conquistatori passati sulla loro terra, ma mi ricordavano le figure italiche antichissime. Pensavo che la loro vita, nelle identiche forme di oggi, si svolgeva uguale nei tempi più remoti, e che tutta la storia era passata su di loro senza toccarli. Delle due Italie che vivono insieme sulla stessa terra, questa dei contadini è certamente quella più antica, che non si sa donde sia venuta, che forse c'è stata sempre. Humilemque vidimus Italiam: questa era l'umile Italia, colme appariva ai conquistatori asiatici, quando sulle navi di Enea doppiavano il capo di Calabria.
Da due giorni, don Barisone era uscito di casa e non era più tornato. Questo, in Barbagia, è annunzio di morte... Al terzo giorno, fu trovato dai cani, morto, dietro una siepe, a Filistorro, a mezza strada tra Maracanda e Orgosolo. Ai latrati dei cani accorsero tre servi pastori, che stavano lì col gregge, videro il vecchio, pancia all'aria, le braccia aperte. Il cavallo era lì accanto, con le redini legate a una quercia. Dalla bocca di don Barisone uscivano, tanti biglietti da cento, come foglie di lattuga. Sangue, sul petto e sul ventre lacerati dalle coltellate...
Grattacielo. Come in America. Grattacielo. Colme raccontava papà. Allora anche Napoli è America, grazie a Nostro Signore. America, ricchezza, progresso, vita per tutti; e io, Madonna santa, che non lo sapevo; da anni sempre chiuso, lì, ai Tribunali; da anni e anni vicino a papà: e non ero anch'io un uomo? Un napoletano? E invece niente sapevo del mondo, niente di questa città mia; papà raccontava e diceva: New York; pareva una bugia, e invece era vero, è vero; e rialza il capo, per camminare pian piano cogli occhi lungo il corpo del grattacielo...
i primi segni dell'opera dell'uomo sono dati dai muri a secco o " muricce ", e dalle " specchie ", costruzioni unicellulari megalitiche che alcuni collegano ai " castellieri " dell'Istria e della Bosnia, a sottolinearne il raccordo illirico. La " masseria " è invece una già complessa costruzione agricola: esito di trasformazioni economiche avvenute in drammatiche congiunture nel rapporto con la terra. Dapprima la prevalenza del pascolo, poi la cerealicoltura estensiva, in ultimo la viticoltura. Le origini sono longobarde, il nome è celtico: " mas " ossia " campagna ", più " er " ossia abitazione. La simbiosi non si è granché alterata.
Solo in pochi passi la caffetteria era stata separata con un tramezzo provvisorio dal resto della casa: si trattava però di una pietosa finzione, poiché la mescolanza di affetti, di affari, di affanni, è la nostra vocazione, direi il vero genio che ci ispira nei momenti più tetri della nostra esistenza. Ecco perché nelle grandi calamità, quelle che provano le strutture morali di un popolo, noi ( ... ) riusciamo a dimostrare al mondo chi siamo, di che cosa siamo capaci. Dateci una guerra, dateci una rivoluzione, dateci un'eruzione, un colera, e vi si fa vedere se siamo o non siamo un popolo unito, che dico popolo, una famiglia, una ciurma ammutinata, che, stretta attorno all'albero di maestra, è decisa a salvar la pelle e la nave. Ma ci occorre un pericolo contro cui batterci.
Eravamo una cinquantina
di terroni, sul treno. Era detto nella richiesta di lavoro che a Chiasso
bisognava scendere per la visita medica. (...)Che sapevamo di mondo
e di viaggi ....? Avevo guardato dal finestrino durante tutto il viaggio,
per vedere come fosse il Nord. Da Roma in poi il cielo era grigio, da
Bologna in su il cielo era scuro. Anche le case erano scure e la gente
camminava raccolta in se stessa per il freddo ( ... ). Ci affrettammo
a mettere giù dai bagagliai le nostre scatole di cartone, legate
con cordicelle, i nostri sacchi zeppi di pane e di altro, e ci trovammo
al freddo crudo, da fare cascare gli uccelli secchi a terra ( ... ).
Non riuscivo a connettere per il freddo.
Sulla strada di casa, Michele avvertiva, in accordo con lo sguardo che ripassava particolari già quasi dimenticati, il dialetto piano, semplice, dei sensi a colloquio coi luoghi da cui per tanto tempo era rimasto lontano. Si ritrovò nella scorza rugosa e scura dell'olmo, quando le sue braccia di ragazzo non ne circondavano per intero il tronco, nelle cacce ai nidi tra le fronde: e fu come l'inizio di una lunga storia tra lui e gli orti, che erano tanti capitoli di geometria piana... Poi, oltrepassata la curva a gomito, alzò gli occhi e vide il vecchio attraversare l'aia, la schiena curva piantata sul tronco... C'era anche una donna, seduta all'ombra della casa che dava sull'aia... Michele gridò: "Pa'". Ma il richiamo, formulato a quel modo, suonò falso, forestiero, come quello di un clacson per una strada di campagna. E si corresse: " Padre! Padre! ".
Diletti come la delinquenza, la violenza, la tracotanza provocatoria, la vendetta, il punto d'onore, l'omertà, il delitto per commissione, la lupara da malia o da camorra, l'andar sempre armati come in pattuglia di guerra: tutti questi difetti sono frutti di società patriarcali fortemente accentrate sull'unità familiare, appaiono relitti storici delle dominazioni stabilite con le armi, del sicariato baronale, della segregazione della donna in casa e della sua soggezione al padre, al fratello, al marito, della rissosità tra le varie fazioni in lotta per il predominio comunale. Sono diletti destinati a estinguersi con la circolazione delle idee, con la diffusione della cultura...
Aveva diviso il terreno fra le sue tre figlie sposate; ed ugualmente il vecchio Carrà era rimasto come se fosse il padrone. Andava sempre nelle belle giornate, sia d'estate sta d'inverno, a guardarlo dall'alto di esso, dove c'era una capanna, e ora faceva una cosa ora un'altra, secondo le forze che lo accompagnavano. Si sentiva come a casa Sua nel fondo, e quando faceva caldo si metteva in mutande e camicia ed usciva dalla capanna, dove restava anche la notte, per girare lungo, i sentieri che avevano dall'altra parte la gente che lo vedeva, senza preoccuparsi di nulla; perché era un uomo antico e quel suo costume non faceva tanta impressione
Era splendido, così lontana nello spazio, e mia madre disse ch'era una terribile estate. Questo significava non più un filo d'acqua in tutti i torrenti per cento chilometri da ogni parte e dinanzi agli occhi nient'altro che stoppie da dove il sole spuntava sino a dove tramontava. Non c'erano case per venti, trenta chilometri da ogni parte, eccetto, lungo la linea, le case cantoniere schiacciate a terra dalla solitudine; e ch'era una terribile estate significava non una ombra per tutti quei chilometri, le cicale scoppiate al sole, le chiocciole vuotate dal sole, ogni cosa al mondo diventata sole.
Vedevo stranamente le cose: potevo essere a seicento metri sul livello del mare, digradanti erano le terre fino, al fiume, e dal fiume si alzavano altre terre di fronte e il bosco nerastro di Cognato; e le Dolomiti sterili in fondo da dove veniva il fiume, e dietro il nostro bosco, nascosto allo sguardo. Dove il Basento pareva uno specchio, era per la sua vena allargata in un grande pozzo. Tutto questo, i boschi, le terre, il fiume mi pareva che riempisse il cielo, il cielo col suo colore solito era lontano e alto come una tela.
Convinti che anche a Vallea impareranno presto a praticare il sequestro di persona, i professionisti pretendono almeno il doppio degli onorari abituali e i possidenti dimezzano il compenso agli operai, per costituire un fondo di riserva da destinare al pagamento, della taglia. E cioè, per difendere dai banditi il patrimonio sinora meritatamente accumulato, hanno bisogno di un altro patrimonio da raccogliere e crescere col sacrificio dei clienti e dei dipendenti, affinché, al momento del riscatto, il prezzo della salvezza ricada e pesi tutto sulla comunità che non è capace di proteggerli.
- Guardate - mi dice un contadino con un gesto d'ira, mostrandomi i rami d'olivo caduti a terra, o rimasti sospesi agli alberi. - In una notte la neve ha causato più danni, che il vento durante tutto l'inverno. Contro il vento l'olivo si difende meglio che contro la neve; perché investita di fianco, ciascuna pianta si ripara dietro l'altre - Riconosciuto il male, il contadino pensa ai rimedi; ma qui non è altrettanto felice e perspicace: i suoi rimedi sono, fantastici, assurdi, o addirittura miracolosi. Quando nevica, non si dovrebbe dormire; dovremmo stare tutti sotto gli olivi pronti a scuotere la neve... - Alla fine sorride. - Se tutto accadesse secondo i nostri desideri, saremmo felici, - dice. Ma la felicità, si vede, non è per noi...
Noi del Pallonetto
siamo,, da epoca immemorabile, gente così: malata fino alle ossa
di " petizioni ", di " esposti ", di ardenti invocazioni
scritte. Quale nostro dominatore greco, romano, svevo, normanno, angioino,
spagnuolo, francese eccetera, non abbiamo linciato coi fervidi appelli?
Alla Stizza i ragazzi dormivano di traverso, nel letto grande dove dormiva pure Antonio, e se ne stavano sotto la coperta vecchia che si sdruciva, coi sogni di lupi e di briganti per la persona. Antonio e il suocero consumavano in silenzio le loro ulive, cotte fra il carbone, e del pane, dura che bisognava umettare prima di masticare... Era andato via nel tardo pomeriggio, perché il sole era forte e luceva sinanco sulle pietre della trazzera, e tutti si erano raccolti sul ciglio del monte delle dise a salutarlo, ché di là si vedevano persino i pendii aridi di Casagrande... A tutti piangeva il cuore nel vedere massaro Michele allontanarsi sotto i carrubi della vallata di Mirabella, e il vecchio si era voltato una sola volta per salutare con una mano e poi ( ... ) non si era voltato più e camminava presto perché si sentiva un peso sul cuore, come ci avesse avuto sopra la grande pietra liscia ch'era avanti la casa di don Francesco.
Bisogna poi aggiungere che la storia più importante di Catania non è quella dei costumi, del commercio, degli edifici e delle rivolte, ma la storia degli sguardi. La vita della città è piena di avvenimenti, amicizie, risse, amori, insulti, solo negli sguardi che corrono fra uomini e donne; nel resto, è povera e noiosa... Le donne ricevono gli sguardi, per lunghe ore, sulle palpebre abbassate, illuminandosi a poco a poco dell'albore sottile che formano, attorno a un viso, centinaia di occhi che vi mandino le loro scintille. Raramente li ricambiano. Ma quando levano la testa dall'attitudine reclinata, e gettano un lampo, tutta la vita di un uomo ha cambiato corso e natura. Se lei non guarda, le cose vanno come devono andare ... : uguali, comuni, insipide, tristi: insomma, com'è la vita umana. Ma se lei guarda, sia pure con mezza pupilla, oh, ma allora...
- Io - proseguì
poi don Mariano - ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo
l'umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie:
gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando)
pigliainculo e i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini
pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini...
E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che
sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse
mosse dei grandi... E ancora più in giù: i pigliainculo,
che vanno diventando un esercito... E infine i quaquaraquà: che
dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere, ché la loro
vita non ha più senso e più espressione di quella delle
anatre... Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un
Cristo, lei è un uomo...
Il primo di tutti,
dopo la guerra, alla punta della piazza, si chiamava Cianciana: forse
fu per scopi politici. Quello che suo padre stava a Belvedere: ragione
di sopprimerlo perché era impiegato e avendo paura che questo
poteva dire, l'hanno fatto scomparire.
Ai piedi della montagna
muta e pericolosa, è disteso Partinico sulla feconda pianura.
Case uguali, strade uguali, alla apparenza come uno di quei padiglioni
di fabbriche a vari reparti col profilo triangolare dei tetti dei vari
padiglioni...
Non occorre dirti che c'è anche una Puglia non letteraria, non retorica, del tutto ignorata, desolata, tetra, respingente, disperata, da tutti per calcolo e per viltà trascurata, quella della Murgia di Nord-ovest e dei suoi anche più rozzi contadini. Bisogna che tu impari ad amarla, anche perché non sanno o non possono amarla gli altri ( ... ). Il paesaggio, nella sua desolata sconfinatezza, nella sua assenza di linee forti, suggestiona ed invita l'occhio a frugare con uno struggimento di morte. Nessuna traccia di alberi, tranne intorno ai paesi per due o tre chilometri; sotto l'oceano di luce eguale, perspicua, sotto le grandi nuvole accavallate, anche l'altopiano nudo è un succedersi di ondate di grigio e ferrugigno lievemente mosse, all'infinito, con solo lo stacco dei terreni più scuri arati e dei verdoni matti dei prati... |
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