909 barili di
piombo tetraetile in fondo al mare Adriatico, in acque territoriali
italiane, possono distruggere da un momento all'altro ogni forma di
vita, trasformando il Mediterraneo in un lago morto.

Il piombo tetraetile è un veleno potentissimo che attacca il
cervello umano e lo fa impazzire. E classificato, dunque, come "assolutamente
pericoloso": bastano piccolissime dosi per determinare nell'organismo
umano un irreversibile processo di degradazione patologica. Ebbene:
909 barili di piombo tetraetile (per complessive 250 tonnellate) sono
in fondo al mare di Otranto, a novantasei metri di profondità.
L'ossido sta divorando i contenitori. Nel momento in cui il piombo verrà
fuori, dal Basso Adriatico avrà inizio una catastrofe ecologica.
Era piombo inglese, destinato alla Jugoslavia, trasportato da un mercantile
jugoslavo, il "Cavtat", che affondò in acque territoriali
italiane. Quel mercantile è ora una sinistra lcmesa di fronte
alla costa salentina, il suo carico mortale è una nube subacquea
che da un momento all'altro può venire in superficie. E non si
tratta di semplici supposizioni. Almeno un barile si è sfasciato,
l'involucro è stato recuperato. Si sa che l'intero carico era
variamente diviso: parte nelle stive, parte in coperta. Si può
supporre, con una notevole approssimazione, che durante e dopo l'affondamento
della nave una parte dei barili sia stata sparsa in un certo raggio,
sia pure limitato: un'altra ipotesi di cui si deve tener conto è
quella degli spostamenti di barili operati dalle correnti marine di
profondità.
Novantasei metri sono parecchi, e nessuno mette in dubbio le difficoltà
che si frappongono al recupero del carico dei "Cavtat": ma
250 tonnellate sono una specie di bomba atomica ad orologeria, una tremenda
spada di Damocle che minaccia di scatenare una tragedia di incalcolabili
dimensioni. Allora, non c'è difficoltà che tenga. E' stata
calcolata la spesa approssimativa che comporterebbe un'operazione per
riportare in superficie i barili: si parla di una ventina di miliardi
di lire. Gli inglesi hanno declinato ogni responsabilità. Gli
jugoslavi non hanno mosso un dito. Il governo italiano si perde dietro
alle Commissioni di specialisti, esperti, tecnici. Intanto, il piombo
tetraetile resta lì, l'opera di erosione prosegue, il mare qui
è particolarmente ricco di correnti, studiosi del Consiglio Nazionale
delle Ricerche hanno affermato che "purtroppo non si sa ancora
nulla di 250 fusti mancanti", (sono stati dispersi dalle correnti
di fondo? si sono già sfasciati, tutti, o parte di essi?), e
va avanti il processo di bioaccumulazione. In che consiste questo processo?
Lo spiega un implacabile accusatore, Jacques Cousteau, che si sta interessando
di questo problema: "Su 909 barili che componevano il carico, 409
sono rimasti imprigionati sottocoperta, e lì sono ancora. Del
cinquecento che si trovavano sulla tolda, ne mancano metà. Qualcuno
si è sfasciato. Quando si romperanno anche gli altri, il piombo
sarà metabolizzato dalle alghe e dai pesci, che entreranno nella
catena alimentare, finiranno sulle nostre tavole: non solo sarà
distrutto il plancton adriatico e mediterraneo, ma incomincerà
così un'azione occulta contro l'uomo. Nessuno può, allo
stato attuale, prevedere la portata delle conseguenze, la vastità
del danno: certo, danno e conseguenze da disastro ecologico, o meglio
ancora, e senza mezzi termini, da delitto ecologico. Il piombo tetraetile
è stato messo al primo posto tra i composti chimici mortali da
due enti, sulla cui serietà non ci sono dubbi, l'Organizzazione
internazionale della navigazione marittima, e l'Accademia nazionale
delle scienze, degli Stati Uniti".
Distruzione del plancton di Otranto, abbiamo detto. Poi, fine del plancton
adriatico e mediterraneo; e ingresso nella catena alimentare: per chi
mangi pesce al piombo tetraetile, si tratterà di affrontare le
incognite dell'insonnia, dell'instabilità emotiva, delle allucinazioni,
della pazzia. "Un'intossicazione acuta", afferma il comandante
Cousteau porta alla morte. Coloro i quali, di fronte a tutto questo,
improntano i loro discorsi all'ottimismo, affermando che non c'è
pericolo, o per lo meno che il pericolo non è poi tanto grave,
sono degli incoscienti. Cousteau ha incontrato alcuni esperti per la
protezione dell'ambiente. Ebbene, costoro sono certi che i barili potranno
corrodersi in meno di dieci anni. "La bomba ha un detonatore ritardato",
afferma Cousteau, "ma lo scoppio è inevitabile".
In questi ultimi venti anni, la vitalità media del Mediterraneo
è diminuita di circa il 50 per cento. Basti pensare che la quantità
di pesce pescato diminuisce di anno in anno. Città come Genova,
Napoli, Marsiglia, hanno vissuto alle spalle, a spese e senza rispetto
del mare. Pesca indiscriminata, esperimenti militari, scarichi urbani,
dispersione di pesticidi, lavaggi di petroliere, stanno trasformando
il mare, fonte di vita, in uno spettro, in un'immagine dì morte.
Eppure, proprio il nostro paese è direttamente interessato alle
risorse marine. E proprio la penisola salentina può trarre dal
mare quel che le è stato negato dall'industria. Pesca, turismo
(che è industria pulita, senza ciminiere e senza necessità
di impianti di depurazione), e poi L'"agricoltura marina",
cioé la creazione di vaste riserve ittiche, nelle fattorie subacquee
costiere (le "sea-farms" già realizzate in Giappone
e negli Stati Uniti), possono essere dei precisi punti di riferimento
del nostro sviluppo socio-economico. In tutto questo può essere
un nostro futuro, visto che le illusioni dell'industrializzazione, (guidata,
forzata, coordinata, o come altro si vuole, tanto le rivoluzioni a parole
sono di casa, in casa nostra), sono finite ben presto. Ora, la difesa
dell'ambiente è un nostro diritto, perché è preliminare
ad ogni impresa, è alla base di ogni progetto, dì qualsiasi
politica di sviluppo. Il piombo sotto il mare di Otranto è emblematico
della volontà della Regione e dello Stato di risolvere le necessità
vitali dei salentini. Di risolverle subito, e a qualunque costo. Per
il resto, si tratta di parole, cioé di una truffa programmata.
E' contro questa truffa che continueremo a batterci, senza tregue.
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