Visto attraverso tanti scritti
giornalistici,
il primo Novecento vi apparirà un grande fascinoso periodo
di storia, pur con tutte
le sue angustie
e inquietudini.
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Ho trascorso le vacanze, tra Natale e lEpifania, con una
meravigliosa passeggiata nella storia del Novecento. Lo debbo ad
uno dei quattro volumi dei Meridiani di Mondadori dedicati
al giornalismo italiano, il secondo esattamente, chè
una mirabile antologia di 1.857 pagine curate da Franco Contorbia,
con notizie sugli autori e sulle testate giornalistiche. Una crestomazia
di quella chè stata laristocrazia del nostro
giornalismo dal 1901 al 1939. Quasi una Spoon River
di cronache, testimonianze, talune davvero straordinarie, saggi
e analisi, anche queste di eccezionale valore documentale, che permettono
di ripercorrere la nostra storia, anche dal punto di vista culturale,
meglio di qualunque testo accademico. Unantologia da raccomandare
innanzitutto ai giovani e che merita di entrare di diritto nel corredo
delle scuole medie.
La mia lettura dei testi, raccolti con intelligenza storica dal
Contorbia, è andata a ritroso, partendo da quel formidabile
pezzo di Montanelli del settembre 1939, che descrive
il movimento delle truppe tedesche, presente Hitler, sul fronte
orientale, che vide la romantica, fiera e ammirevole, sia pur vana,
resistenza polacca, alla quale i tedeschi dovettero per forza guardare
con rispetto nonostante la loro spavalda arroganza bellica. È
un pezzo, questo di Indro, di storia dEuropa,
che scuote e fa meditare le coscienze. Siamo appena allinizio
della tragedia che sconvolgerà il Vecchio Continente, e anche
il resto del mondo.
Sempre a ritroso, sfogliando la bellissima antologia, che in ogni
pagina impone di esser letta, si incontrano gli scritti, detti articoli
nel gergo professionale, di giornalisti come Virgilio Lilli, lo
scrittore che con la sua affascinante prosa cantilenante ha incantato
la mia adolescenza; Corrado Alvaro, lautore di Gente dAspromonte,
che su La Stampa dà conto della folla che in piazza San Pietro
è il marzo del 39 saluta il nuovo Papa,
Pio XII; Guido Gonella, lautore degli Acta diurna sullOsservatore
romano, che, a proposito dellalleanza italo-tedesca, cita
la stampa estera e non esita a indicare le gravi conseguenze dellAsse.
Nel 1938 Orio Vergani celebra la conquista della maglia gialla
da parte di Bartali al Tour de France; Bruno Cicognani, sul Corriere,
commenta la grande balordaggine dellabolizione del Lei;
Guido Piovene, sempre sul Corriere, narra i funerali di DAnnunzio
al Vittoriale; Emilio Cecchi, il grande critico letterario fondatore
della Ronda con Cardarelli, invia dagli Stati Uniti la cronaca di
un«emorragia di scioperi a New York». Nel 1937
Luigi Barzini jr. racconta la morte del collega Sandro Sandri, ferito
sulla cannoniera americana Panay, che naviga sul Fiume Azzurro verso
Shanghai; mentre Angelo Tasca, dallesilio parigino, celebra
sul Nuovo Avanti «lirreparabile perdita di Antonio Gramsci»,
morto in una clinica romana dopo anni di carcere.
Nel 1933 esce sul Resto del Carlino un pezzo di magistrale
bravura cronachistica di Taulero Zulberti, giornalista trentino
che io, giovanissimo, conobbi negli anni della sua senescenza al
Corriere, il quale fa un resoconto meticoloso dellinsediamento
del Cancelliere Hitler alla Wilhelmstrasse, con interviste allo
stesso Hitler e a Goering.
Paolo Monelli racconta il volo da Chicago a New York con la squadriglia
aerea di Balbo, e non manca di annotare un incontro di Balbo con
un gruppo di suore italiane nei sobborghi di Chicago. Scrive: le
suore «si raccolsero insieme e cantarono le parole di Giovinezza».
Così era quel tempo.
Nel 1931 lo scrittore catanese Vitaliano Brancati, lautore
di Don Giovanni in Sicilia e de Il bellAntonio, ricevuto da
Mussolini a Palazzo Venezia, ne dà conto su la Critica fascista
di Bottai con uno scritto dai toni tuttaltro che lirici. Scrive:
«Io non so bene chi egli sia e non lo giudico storicamente,
anche perché la sua opera non è compiuta». Nel
29 Giuseppe Antonio Borgese scopre il valore letterario del
romanzo Gli Indifferenti che Moravia pubblicò a sue spese;
nel 28 linviato Cesco Tomaselli racconta il dramma di
Nobile con il dirigibile Italia al Polo Nord.
Nel 1926 Leo Longanesi, con un articolo sullItaliano intitolato
La porporina imperiale, ironizza e staffila quanti esagerano
inneggiando al mussolinismo come epoca doro. Scrive:
«Il guaio è che se Mussolini creerà un impero
italiano, queste cornacchie dellarte e del pensiero lo accoppieranno
con le loro cacate». Doti di preveggenza. Umberto Fracchia
su La Fiera letteraria dà conto degli attacchi di giornali
come il Tevere e La Tribuna a Giovanni Gentile, che ha portato a
collaborare allEnciclopedia un centinaio di antifascisti.
Grandezza di Gentile, meschinità dei detrattori. Nel 25
appare sul Corriere il commiato dei fratelli Albertini, Luigi e
Alberto, sfrattati dal regime e dai fratelli Crespi.
E fermiamoci pure qui. Mi limiterò a brevi citazioni di
articoli di Giovanni Amendola, Antonio Gramsci, Alfredo Frassati,
Piero Gobetti, Giovanni Ansaldo, Pietro Nenni (una lettera aperta
al suo ex compagno di lotte e di carcere, Benito), Filippo Sacchi
(Esegesi di una dittatura, quella spagnola di Primo de Rivera, chè
uno scritto di grandissima sensibilità liberale), Ugo Ojetti,
Marco Praga (due grandi critici e analisti), Luigi Einaudi (esemplare
lo scritto Licenziare i padreterni), Mario Missiroli, Massimo Campigli
(che prima di scoprirsi grande pittore fu inviato speciale in Russia
allepoca della rivoluzione bolscevica), DAnnunzio (che
racconta da par suo la beffa di Buccari con i mas di
Costanzo Ciano e Rizzo), Mario Maffi (che a sua volta racconta il
siluramento della Viribus Unitis), Rino Alessi (che entrò
con i bersaglieri a Trieste nel 1918), Marinetti, Papini, Soffici,
Mussolini ovviamente (la sua uscita dal Psi e la fondazione del
Popolo dItalia), Virginio Gayda (che racconta la tragedia
di Sarajevo), Croce, Cardarelli, Salvemini, Tommaso Monicelli, Renato
Simoni (il principe dei critici drammatici), Federico De Roberto
(lautore de I viceré), Antonio Fogazzaro (autore di
Piccolo mondo antico), Gaetano Mosca, Rastignac (pseudonimo di Vincenzo
Morello), Cesare Lombroso (che analizza la personalità del
brigante calabrese Musolino), il barnabita padre Giovanni Semeria
(che nel 1903 viaggiò in Russia e incontrò a Jassnaja-Poliana
Tolstoi).
Un augurio di buona lettura, cari amici lettori, se vorrete imitarmi.
Ne uscirete tonificati: visto attraverso tanti scritti giornalistici,
il primo Novecento vi apparirà un grande fascinoso periodo
di storia, pur con tutte le sue angustie e inquietudini. Prepariamoci
a risalire lOttocento con il primo dei Meridiani
sul giornalismo, per poi ridiscendere il secondo Novecento fino
al Duemila con i prossimi due Meridiani. Non se ne potrà
fare a meno, credetemi.
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